Cronache della Cop 27 - Venerdì 18, la Conferenza sul clima non finisce qui
Continua a circolare la bozza del documento finale. La società civile: “non c'è attuazione senza l'eliminazione graduale dei combustibili fossili”. L’Ue accetta la creazione di un fondo per il finanziamento di perdite e danni.
Succede l'incredibile! Svitlana Romanko, ucraina, che aveva protestato mercoledì a un evento del governo russo alla Cop 27, gridando: "Siete criminali di guerra...", si è trovata sospeso il pass per la sede della Conferenza e ha dovuto lasciare l'Egitto, dicendo che temeva per la sicurezza personale, data la risposta brutale alle critiche da parte della Russia. Anche i ragazzi critici di Biden erano stati espulsi. Cop 27 è dunque una galera? Una Agenzia per il gas e i fossili?
La Cop 27 rigurgita di affaristi del fossile. Può sembrare un controsenso che centinaia di persone che hanno l’obiettivo di ostacolare i lavori della Conferenza possano avervi accesso e i dissidenti vengano espulsi, ma è proprio così. Vane del tutto le richieste di escluderli.
Bozze del Documento finale continuano a circolare. Nel testo di venerdì, le fonti fossili sono citate una sola volta. Nei giorni scorsi l’India aveva lanciato la proposta di ridurle tutte, e non solo il carbone, come concordato l'anno scorso in Scozia. A supporto, Unione europea, Regno Unito, piccole isole, Colombia e da ultimi gli Stati Uniti. I gruppi della società civile dicono: “Non possiamo considerare questa una conferenza sull'attuazione, come dice la presidenza egiziana, perché non c'è attuazione senza l'eliminazione graduale dei combustibili fossili". È inaccettabile, dicono, scrivere che sussidi inefficienti ai combustibili fossili dovrebbero essere "razionalizzati". Il patto di Glasgow dell'anno scorso ha affermato che dovrebbero essere gradualmente eliminati.
Della bozza vengono mesi in luce altri deficit:
- la soppressione dei riferimenti al diritto umano a un ambiente pulito;
- nessun riferimento alla graduale eliminazione dell'oil e gas;
- riferimenti a "sistemi energetici a basse emissioni" e "generazione di energia pulita" che aprono la porta alla continuazione della promozione dei combustibili fossili invece del passaggio alle energie rinnovabili;
- nessun riferimento alla cruciale Cop 15 sulla biodiversità in arrivo il prossimo mese;
- indefinita la questione metano. Il punto è l'atteggiamento cinese che non aderisce all’accordo di Glasgow ma dice di voler fare per conto suo.
Sull'altro fronte caldo, quello finanziario, la buona notizia che sia stato finalmente pubblicato il testo finale per il Santiago Network che fornisce assistenza tecnica, non finanziaria, a coloro che devono affrontare perdite e danni. Un importante passo avanti è arrivato dall'Unione europea che ha accettato la creazione di un fondo per il finanziamento di perdite e danni. In cambio, i Paesi si impegnerebbero a raggiungere il picco delle emissioni globali prima del 2025 e a ridurre gradualmente tutti i combustibili fossili, non solo il carbone. La Cina e gli Stati del Golfo si sono opposti, mentre gli Stati Uniti hanno taciuto. I grandi inquinatori Cina e India, da parte loro, sostengono che non dovrebbero contribuire perché sono Paesi in via di sviluppo ai sensi dalla Convenzione di Rio. Gli Stati Uniti stanno resistendo a qualsiasi posizione che parli di compensazione, o di riparazioni, per decenni di emissioni di gas serra da parte delle nazioni industrializzate, così inchiodandole alle loro responsabilità storiche.
Critiche arrivano dalla società civile perché la spinta ad allargare la base dei donatori è un'abdicazione di responsabilità da parte dei Paesi sviluppati. Sarebbe molto più credibile se gli Stati Uniti e l'Ue rispettassero effettivamente i loro obblighi di finanziamento del clima. Quest'anno, le perdite e i danni totali causati dalle inondazioni sono stimati a 30 miliardi di dollari americani in Pakistan. Finora le Nazioni Unite hanno aiutato per solo il 20%, rispondendo ai bisogni urgenti ma non alla ricostruzione a lungo termine. Secondo calcoli assicurativi, le condizioni meteorologiche estreme nel 2022 hanno causato danni economici nel mondo per oltre 220 miliardi di dollari entro ottobre. Ad oggi, risultano impegnati in fondi per perdite e danni solo 300 milioni di dollari. Alcuni Paesi hanno promesso finanziamenti bilaterali, ma si tratta di importi piccoli e simbolici.
L'idea di tassare i combustibili fossili, i voli e le spedizioni per ricavare fondi per il clima si è un po’ più concretizzata con la proposta dell'Unione Europea. Vi si afferma: "Dovremmo lavorare con il Segretario generale delle Nazioni Unite per trovare soluzioni per fonti di finanziamento innovative, comprese le imposte su aviazione, navigazione e combustibili fossili". Del resto proprio lui, António Guterres, aveva dichiarato a settembre: “Chi inquina deve pagare. Chiedo a tutte le economie sviluppate di tassare gli extra-profitti delle compagnie di combustibili fossili”. L'industria globale del petrolio e del gas ha incassato un trilione di dollari all'anno di puro profitto negli ultimi 50 anni, e probabilmente sarà il doppio nel 2022 con l'aumento dei prezzi dovuto alla guerra della Russia in Ucraina.
Aggiornamenti quotidiani a cura di Toni Federico, coordinatore del Gruppo di lavoro "Energia e Clima" (Goal 7-13) dell’ASviS e del Comitato tecnico-scientifico della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Leggi gli approfondimenti sul sito del Comitato.