Donato Speroni risponde a Renzo Serra
Buongiorno.
Ho letto l’editoriale in oggetto e ho riscontrato con dispiacere diverse lacune fondamentali.
Premetto di avere svolto attività di audit, consulenza e formazione per la Qualità e la Responsabilità sociale per 20 anni, in quanto profondamente convinto della convergenza di interessi tra il business e l’etica. Di conseguenza seguo con grande interesse le attività di ASviS fin dalla nascita e le diffondo nelle sedi formative.
Elenco le lacune che riscontro nell’editoriale.
- Non si evidenzia che gli USA sono recentemente usciti dalla Commissione per i diritti umani, a seguito della posizione critica della stessa nei confronti di Israele. Più in generale non si parla del rispetto dei diritti umani in Occidente. In Italia l’anno scorso la Ue ha comminato 95 sanzioni per violazioni in merito. Negli USA si sono visti cittadini inermi strangolati per strada o assassinati dalla polizia, per non parlare delle note discriminazioni.
- Non si evidenzia che la Cina ha un programma per risolvere le 280 osservazioni della Commissione. Per il problema degli Uiguri non si cita il rispetto della Cina delle disposizioni ONU sulle attività anti terrorismo e anti radicalizzazione, verificate da 70 ispezioni internazionali e da più di 1.000 giornalisti stranieri. L’obiettivo è portare quella minoranza alla conoscenza della lingua e degli ordinamenti nazionali, all’abbandono di ideologie fondamentaliste e terroristiche, alla formazione e all’avviamento professionale, alla integrazione nel programma nazionale di ricerca della felicità.
- Non si evidenziano la cultura e le tecnologie che in Cina hanno limitato drasticamente gli effetti dell’epidemia Covid-19, come descritto nel mio articolo su “Dirigenti Industria”; risultati che hanno sicuramente influito sulla felicità dei Cinesi e rappresentano un forte impegno nella difesa del diritto alla vita, tragicamente sottoposto in Occidente al diritto alla privacy.
Quanto alla felicità dei Cinesi, in un giro turistico non guidato nel 2018 ho potuto constatare in varie città gruppi di persone di età omogenee che di sera ballavano e cantavano nelle strade. Ritengo che la consapevolezza di avere una classe dirigente e una classe politica competente e dedita al bene comune sia la base della serenità della popolazione, evidente nelle espressioni di gran parte delle persone, pur nelle grandi difficoltà originate da un secolo di colonizzazione occidentale e giapponese. Le capacità di questa dirigenza sono state riconosciute dall’ONU nell’affermazione che in Cina si sta realizzando la più grande opera di sviluppo nella storia dell’umanità.
In Cina i diritti umani sono interpretati come disponibilità di cibo, vestiario, abitazione, assistenza sanitaria, formazione efficace per l’occupazione, assenza di droga, armi e pornografia; per gli stessi diritti non si riscontra altrettanto impegno in Occidente, in quanto il valore della “libertà” è stato assolutamente anteposto a quello della “responsabilità”, scelta che considero perdente. Quanto alla libertà politica il sistema partitocratico occidentale limita drasticamente la possibilità di intervento diretto dei cittadini, sottoponendolo al finanziamento dei partiti, mentre in Cina i cittadini partecipano facilmente all’attività politica sia candidandosi alle elezioni politiche locali a suffragio universale, sia iscrivendosi al Partito comunista o agli altri 8 partiti minori dove si svolge reale attività di progettazione politica.
Il sistema istituzionale cinese, descritto dalla Costituzione disponibile in internet in italiano e nel libro di Daniel A. Bell “Il modello Cina. La meritocrazia politica e i limiti della democrazia”, può essere interpretato come una forma sofisticata di democrazia meritocratica, attestata dai risultati a favore del popolo nella crescita economica e nell’azzeramento della povertà assoluta, mentre nei paesi presunti “democratici” cresce la diseguaglianza sociale, con benefici per l’élite che governa.
In conclusione ritengo l’editoriale frutto di una visione incompleta della realtà, mentre ricordo che la migliore definizione della parola “cultura” è “la capacità di comprendere e interpretare la realtà”.
Cordiali saluti.
La ringrazio della sua lettera, che contiene affermazioni condivisibili (per esempio il grande progresso della Cina che ha tolto molti milioni di persone dalla povertà estrema), con altre che non mi sembrano accettabili. Quando lei dice che "in Cina i diritti umani sono interpretati come disponibilità di cibo, vestiario, abitazione, assistenza sanitaria, formazione efficace per l’occupazione, assenza di droga, armi e pornografia” propone una interpretazione molto limitativa dei diritti umani, che si estendono anche alla libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero, di votare democraticamente e di vivere secondo le proprie tradizioni. Non credo che tutte le proteste che si sono levate dagli Uiguri, dai giovani di Hong Kong, dai tanti dissidenti, siano fantasticherie. L’Occidente ha tante magagne, ma la Cina francamente non è il modello politico al quale vogliamo assomigliare.
Donato Speroni