Solo 1 cittadino su 5 legge le etichette: serve più informazione e trasparenza
Presentata a Roma l’indagine 2025 di Cittadinanzattiva e Università Cattolica: cittadini interessati ma poco competenti in alimentazione sostenibile. Preoccupazione alta per gli sprechi, fiducia bassa nelle etichette e nella pubblicità. 16/6/25
Il 54% dei cittadini italiani intervistati in un’indagine afferma di seguire un’alimentazione sostenibile e l’84% dice di essere molto interessato alla propria salute, eppure la conoscenza della composizione di una dieta equilibrata è scarsa, con il 79% che non conosce la ripartizione calorica corretta.
Sono i dati del sondaggio Nutrizione sostenibile e lotta agli sprechi. Il punto di vista dei cittadini, presentata a Roma il 29 maggio 2025, che rientra nel progetto nazionale Nutrizione sostenibile e lotta agli sprechi, promosso da Cittadinanzattiva con la collaborazione scientifica dell’EngageMinds Hub dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e il contributo non condizionante dell’Unione italiana olio di palma sostenibile.
Obiettivo della ricerca è stimolare un cambiamento nei modelli di produzione e consumo, a partire dalle scelte individuali fino alla mobilitazione collettiva. Un percorso già testato a livello locale e ora rilanciato su scala nazionale, con un’indagine basata su 3.978 questionari online: oltre 2.900 raccolti tramite i canali di Cittadinanzattiva, più di 1.000 rappresentativi della popolazione italiana generale.
Alimentazione sostenibile: più partecipazione, più comportamenti virtuosi
La percentuale di persone che dichiara di essere aderente a uno stile alimentare sostenibile varia in base al livello di coinvolgimento civico: 68% tra i cittadini attivi, 49% tra i disingaggiati. La consapevolezza cresce con la partecipazione: chi è coinvolto nelle attività civiche ha maggiore responsabilità e attitudine a comportamenti virtuosi. Se da un lato crescono l’interesse e la voglia di incidere, dall’altro manca ancora una solida base motivazionale: il 10% degli intervistati dichiara apertamente di non voler cambiare abitudini alimentari, anche se dannose. Quanto al contributo che ognuno può dare, evitare di acquistare prodotti alimentari non sostenibili è, tra le opzioni sottoposte, il miglior modo per rendere il settore agroalimentare più sostenibile (68% alta efficacia).
Spreco alimentare: attenzione quotidiana, ma poche soluzioni innovative
Il 50% degli intervistati dichiara di agire attivamente per ridurre gli sprechi (56% tra i cittadini più coinvolti), con un focus su due comportamenti principali: controllo delle scadenze (63%) e acquisti calibrati (49%). L’adozione di soluzioni più innovative – come l’uso di prodotti upcycled, ovvero ricavati da scarti recuperati e riutilizzati – è comunque ancora limitata: gli alimenti upcycled sono noti solo al 18% del campione e al 30% tra gli attivi. Un segnale che denota una scarsa conoscenza del potenziale delle filiere circolari.
Comunicazione e pubblicità: serve più fiducia
Il 40% degli italiani – e il 61% tra i cittadini attivi – ha dubbi sulla veridicità delle informazioni pubblicitarie riguardanti salute e sostenibilità. Il fenomeno del greenwashing è noto solo al 45% del campione (56% tra gli attivi) e molti cittadini non sanno a chi affidarsi per ottenere informazioni sicure. Cosa che dimostra l’urgenza di strategie comunicative più chiare e verificabili, orientate all’empowerment.
Etichette poco lette e poco comprensibili
Solo il 20% dei cittadini legge frequentemente le etichette alimentari, che invece dovrebbero rappresentare uno strumento chiave di informazione. Tra gli ostacoli: caratteri troppo piccoli, informazioni complesse o poco visibili. Tra i cittadini attivi la percentuale sale leggermente (27%), ma resta comunque bassa. Le etichette, così come la pubblicità, necessitano di una semplificazione e maggiore trasparenza per essere davvero utili.
Il ruolo strategico della distribuzione nella lotta agli sprechi
I cittadini ritengono che i distributori possano avere un impatto importante nella lotta allo spreco alimentare. Il 35% chiede programmi di donazione, il 32% vuole più informazione, punti di raccolta per i rifiuti alimentari e promozione di prodotti a impatto zero. I cittadini attivi, in particolare, sottolineano l’importanza di ricevere dati sull’impatto ambientale degli acquisti e sulla raccolta di rifiuti specifici, come gli oli esausti.
Il potenziale dei cittadini: da destinatari a protagonisti
“I cittadini più attivamente coinvolti hanno maggiore consapevolezza, responsabilità personale e disponibilità ad agire. Se vogliamo un cambiamento sistemico, le istituzioni devono creare le condizioni perché il cittadino diventi vero attore del cambiamento”, ha affermato Tiziana Toto, Cittadinanzattiva. Il 47% dei cittadini si sente ancora passivo rispetto all’offerta del mercato, ma oltre il 70% degli intervistati è convinto che le scelte dei consumatori possano influenzare concretamente l’impatto ambientale del cibo e contribuire alla riduzione degli sprechi.
Un dato chiave che ribadisce la necessità di rafforzare ulteriormente il senso di efficacia personale attraverso campagne informative e di coinvolgimento attivo. Partecipare non è solo un diritto, ma una leva strategica per un sistema alimentare più equo e resiliente, in linea con l’Agenda 2030.
di Monica Sozzi
Copertina: 123rf