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Per rendere le città italiane a zero emissioni è necessario l’aiuto del governo
L’appello dei Comuni durante il Festival: da soli non riusciremo a rendere sostenibile il trasporto pubblico. Le città sono fuori dalla discussione dei fondi RePowerEu, comunità energetiche tema chiave. La protesta dei Fridays. 13/5/23
Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino. Sono le nove città italiane selezionate nella “Missione 100 climate neutral and smart cities by 2030”, il programma dell’Unione europea che punta a rendere climaticamente neutre le emissioni provenienti dalle realtà urbane. Queste città sono chiamate a elaborare dei piani generali di decarbonizzazione che devono illustrare gli investimenti e i progetti in grado di abbattere le emissioni climalteranti in diversi settori, tra cui energia, edifici, rifiuti e trasporti.
Il tema è stato al centro del dibattito durante l’evento ASviS sul Goal 11 (Città e comunità sostenibili) “La neutralità climatica al 2030, una sfida possibile. Le nove città italiane della Missione europea si raccontano” di Bologna del 12 maggio, organizzato all’interno della cornice del Festival dello sviluppo sostenibile grazie anche alla presenza del Tutor dell’incontro, Sogin, e dei Tutor della tappa bolognese, Bcc Emilbanca, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e gruppo Hera. Per l’occasione, è stato diffuso il documento “Le buone pratiche dei territori”.
I lavori di giornata sono stati aperti da Pierluigi Stefanini. Il presidente dell’ASviS ha ricordato il ruolo chiave che le città giocano nel processo di transizione, basti pensare che dal suolo urbano proviene il 70% dell’emissioni globali di CO2. “O riusciamo a connettere i diversi piani oppure il rischio di produrre una diagnosi approssimativa è alta. Voglio sottolineare che occorre creare condizioni di partecipazione dei cittadini nel processo di trasformazione. Lo sviluppo sostenibile implica quattro dimensioni collegate: ambientale, economica, sociale e istituzionale. Tutte devono procedere nella stessa direzione. Ma abbiamo il Piano per la transizione ecologica italiano che non è allineato con gli obiettivi europei, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici su cui il governo deve mettere ancora le risorse, e il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima non aggiornato”, ha dichiarato Stefanini.
Le nove città possono fare da apripista, per sperimentare soluzioni da diffondere a tutti gli altri centri urbani del Paese, a patto che non siano lasciate sole. Tutti i livelli istituzionali devono essere coinvolti per concentrare gli investimenti necessari da destinare a tre linee di intervento prioritarie: edilizia sostenibile, mobilità sostenibile, forestazione urbana e periurbana anche per contrastare il dissesto idrogeologico.
Su questi temi è intervenuto Matteo Lepore, il sindaco di Bologna, con un video-messaggio: “Bologna, insieme alle altre otto città che fanno parte della missione europea per raggiungere la neutralità climatica entro il 2030, ha davanti a sé una grande sfida. Quella di mettere in campo un’accelerazione nelle scelte fondamentali che riguardano non solo la lotta al cambiamento climatico, ma più in generale il miglioramento della qualità della vita delle nostre comunità. Significa fare più veloce degli atri, per aiutare anche gli altri e fare delle nostre città dei laboratori di innovazione. Perché non abbiamo più tempo. Le piogge alluvionali di questi giorni o le ondate di calore sono gli esempi tangibili degli effetti che il cambiamento climatico sta già causando sulle nostre vite. Abbiamo, quindi, il dovere di lavorare su questi temi e di farlo in fretta. Per le future generazioni, ma anche per il nostro presente”.
Proprio le “future generazioni” sono state protagoniste di un fuori programma. Il gruppo dei Fridays for Future di Bologna, a seguito delle parole del sindaco, ha inscenato una protesta in sala per dire all’amministrazione comunale di Bologna “che fine ha fatto la valutazione d'impatto sanitario del Passante? – si tratta di un progetto che prevede il potenziamento del nodo autostradale e tangenziale di Bologna – Questa nostra richiesta viene ignorata da più di un anno, non abbiamo mai ricevuto risposta. Vorremo capire in che modo il progetto si inserisce all’interno della prospettiva della neutralità climatica, dato che la realizzazione immetterà in atmosfera 1850 tonnellate di CO2, che causerà il passaggio di 25mila veicoli in più al giorno sulle nostre strade, e che avrà un impatto negativo sulla salute dei cittadini che vivono nelle aree interessate dall’opera. Verrà mai fatta questa valutazione?”. In sostanza i Fridays chiedono lo stop alla cementificazione e lo spostamento dei fondi destinati al Passante al trasporto pubblico.
L’impegno delle nove città per la neutralità climatica è stato raccontato in un panel moderato da Andrea Zanchi, capocronaca de Il Resto del Carlino.
“La missione Ue è un’opportunità per lavorare in modo sistemico – ha detto Anna Lisa Boni, assessora ai fondi europei, Pnrr e transizione ecologica di Bologna -. La missione mette a sistema politiche e progetti di tanti settori, come quello della mobilità, siamo di fronte a un'impresa ardua. Ma siamo in emergenza e dobbiamo fare delle scelte. Tutte le burocrazie, a ogni livello, hanno difficoltà a lavorare in modo sistemico. Noi dobbiamo parlare con le persone, far capire che tutte e tutti devono sentirsi parte di questo sforzo. Possiamo farcela solo avendo il loro supporto”.
Stefano Zenoni, assessore Ambiente e mobilità di Bergamo, ha invece elencato gli sforzi che il comune sta mettendo in campo. Tra i progetti virtuosi vengono annoverati quelli relativi all’efficientamento energetico, in particolare per gli edifici pubblici, e la promozione delle comunità energetiche. “Stiamo poi realizzando una seconda linea tranviaria e un servizio di autobus elettrici. Nonostante le difficoltà con il Pnrr si registra un’iniezione di risorse, resta però da capire come si evolverà la situazione nella sfera privata”.
Milano ha ideato il suo Piano “Area-clima”, che incentiva il capoluogo lombardo a tagliare le proprie emissioni del 45% entro il 2030 rispetto al 2005. Elena Grandi, assessora all'Ambiente e verde di Milano, ha sottolineato: “L’obiettivo di essere climate neutral entro metà secolo non sarà semplice da raggiungere. Non tutte le scelte delle amministrazioni legate alla transizione sono comprese dalla cittadinanza. Per questo abbiamo coinvolto i cittadini in maniera attiva con una assemblea permanente. Serve però anche il supporto del governo su alcuni temi, come quelli delle comunità energetiche e sugli interventi per l’efficientamento energetico e, soprattutto, abbiamo bisogno di incentivi sul trasporto pubblico locale. Altrimenti da soli non riusciremo a elettrificare il parco degli autobus pubblici e a espandere le nostre linee metro”. Nel Piano Milano ha previsto anche un progetto di riforestazione urbana, mentre Padova continua a ragionare su come rendere più vivibile la città. Per Andrea Ragona, assessore all’Ambiente di Padova, il Pnrr sta dando una grossa mano, “stiamo per esempio potenziando la nostra linea tranviaria”. Il rischio che si corre, però, è quello di avere fra qualche anno tanti tram nuovi e filobus elettrici “ma mancheranno i soldi del servizio dato che i fondi pubblici, in sostanza, sono degli ultimi 10 anni”.
Per Gianluca Borghi, assessore Sostenibilità ambientale, energetica e mobilità di Parma, “siamo probabilmente di fronte a una delle sfide più straordinarie mai assegnate a una dimensione locale. In base alle specificità di Parma, terza città per estensione dell’Emilia-Romagna, abbiamo definito nuove modalità di governance per rendere coerenti tutti gli interventi. Vogliamo raggiungere l‘obiettivo del consumo di suolo zero e dalla scorsa settimana abbiamo lanciato la zona 30 (chilometri orari) in città. Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti siamo sotto i 100 chilogrammi annui di produzione non riciclabile per ogni cittadino, un dato significativo”.
Tra le nove città è poi presente Prato. La cittadina ha un’anima manifatturiera, dato che conta al suo interno il più grande distretto del fast fashion – un grosso problema per la sostenibilità - europeo. Per essere carbon neutral, ha affermato Valerio Barberis, assessore all'Urbanistica, ambiente ed economia circolare di Prato, la città ha pianificato una serie di azioni ispirate dalla sostenibilità ambientale: “Il nostro programma d’azione individua dei cluster d’intervento: da una parte la governance, e dall’altra l’acquisizione dei dati: obiettivo è monitorare gli impatti di quello che stiamo facendo. Ci sono poi le azioni da compiere: lo stoccaggio della CO2, qui per esempio abbiamo previsto un programma di riforestazione; la riduzione delle emissioni, dove puntiamo sull’efficientamento degli edifici e sull’elettrificazione; e il tema della mobilità, dove serve una visione complessiva per favorire l’uso dei mezzi pubblici”.
Tra le città più complesse da rendere a impatto zero c’è di sicuro Roma, forte di un’estensione territoriale e di una popolazione che non ha eguali nel Paese. Di questa enorme sfida ne ha parlato Edoardo Zanchini, direttore dell’Ufficio clima di Roma: “La nostra grande responsabilità è dimostrare che l’obiettivo della neutralità climatica è possibile e che esistono buone pratiche replicabili. Roma nel 2021 si è prefissata l’obiettivo di ridurre le emissioni del 51,6% rispetto ai livelli del 2003, ma vogliamo portarlo ad almeno il 66%, che poi è lo sforzo che la città dovrebbe fare per essere coerente con l’Accordo di Parigi. Ma guardiamo al futuro, il tema ora è quello di capire come andare oltre all’orizzonte del 2026 del Pnrr. Abbiamo una ‘finestra infernale’ di cantieri che dobbiamo chiudere e nel frattempo si è aperta una discussione parlamentare sulle risorse del RePowerEu. Discussione in cui le città purtroppo non sono coinvolte”. Zanchini ha poi evidenziato quanto sia importante far comprendere ai cittadini il processo di transizione, “un processo già iniziato, tocca ora capire come accelerare su alcuni elementi chiave, come le comunità energetiche”.
Da sinistra: Andrea Zanchi, Anna Lisa Boni, Elena Grandi, Edoardo Zanchini, Gianluca Borghi, Valerio Barberis, Andrea Ragona
Gaetano Noè, direttore Dipartimento ambiente di Torino, ha poi chiuso il panel sui Comuni descrivendo la sfida a cui è chiamata la città di Torino: “Dobbiamo abbattere due milioni di tonnellate di CO2. Il 36,5% è da imputare al settore residenziale, il 33,1% ai trasporti. Vogliamo tagliare del 68% le emissioni entro il 2030, ma per farlo fondamentale sarà il ruolo della governance interna e il tipo di relazioni che sapremo instaurare con l’esterno. Per quanto riguarda le nostre misure strategiche, puntiamo sul retrofit energetico edilizio, sull’abbattimento dei consumi, sulla decarbonizzazione dei trasporti e sulla produzione di energia rinnovabile”.
Finito questo panel sono intervenuti Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, ed Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS.
Cirio ha ribadito che il processo di decarbonizzazione implica un lavoro “di grande impegno e competenza, le nostre scelte devono essere accompagnate dalla scienza. Non dimenticando che l’obiettivo di neutralità climatica passa per la transizione, un termine in cui io credo e che ci fa capire che tutto va fatto attraverso un percorso. La regione Piemonte ha una vocazione naturale verso le energie rinnovabili, soprattutto verso quella idroelettrica. Negli ultimi mesi abbiamo affrontato il problema della siccità, per fortuna ora è arrivata un poco di pioggia, ma non possiamo non considerare alcuni campanelli di allarme. In Italia riusciamo a recuperare solo l’11% dell’acqua che scende dal cielo, dobbiamo catturarne di più per destinarla all’idroelettrico e al settore agricolo. Noi crediamo molto nell’idrogeno verde e stiamo lavorando con il Politecnico sul tema”.
“Abbiamo dedicato l’evento di apertura del Festival, a Napoli, a ricordare che con il Pnrr si gioca il primo tempo della partita, ma poi c’è un secondo tempo fatto dai nuovi fondi europei regionali e dai fondi nazionali – ha detto Giovannini -. Parliamo di circa 130 miliardi di euro che vengono programmati ora e su cui l’opinione pubblica non sta accendendo un faro. Come ASviS stiamo aiutando alcune regioni a orientare le strategie regionali verso l’Agenda 2030. In generale, ci sono ancora forti resistenze che rallentano la transizione”.
All’evento, inoltre, hanno preso parte, raccontando le proprie esperienza in tema di sostenibilità, Giuseppe Maresca, vicecommissario di Sogin, che ha descritto le difficoltà incontrate nell’attività di “decommissioning” nucleare. La società si occupa infatti dello smantellamento e della messa in sicurezza delle quattro ex centrali e dei cinque impianti nucleari presenti per l’Italia. “Quando si parla di rifiuti nucleari parliamo anche di quelli che creiamo ogni giorno. Pensiamo per esempio a quelli prodotti in ambito sanitario, che vengono raccolti e gestiti da Sogin”. Vittima anche della sindrome “nimby” l’Italia è però ancora priva di un deposito unico nazionale.
Gian Luca Galletti, vicepresidente di Emilbanca, ha sottolineato l’importanza di “coniugare i concetti di sostenibilità con quello di competitività. La sfida è grande, e per essere vinta va cambiato anche il paradigma culturale, per leggere l’economia attraverso una lente diversa.
Simone Gamberini, presidente di Coopfond, ha spiegato che “le cooperative, per loro costituzione, sono da sempre orientate alla sostenibilità. Quando i territori hanno iniziato a costruire i loro piani verso l’Agenda 2030 abbiamo cercato di orientare anche la nostra pianificazione strategica per dare un contributo nella stessa direzione”.
Di seguito Giuseppina Gualtieri, presidente e amministratore delegato di Tper, ha sottolineato l’impegno dell’azienda che “investirà nei prossimi anni 200 milioni di euro per decarbonizzare la propria flotta e portarla a emissioni zero entro il 2030”.
“Innovare e ammodernare le nostre infrastrutture per renderle resilienti alla crisi climatica” è poi il proposito spiegato da Orazio Iacono, amministratore delegato del gruppo Hera: “Il fine ultimo è quello di creare valore condiviso, che genera valore economico per l’azienda e un impatto positivo sull’ambiente e sulla società”.
Stefano Pareglio, presidente Deloitte climate & sustainability, professore ordinario di economia, università Cattolica, ha invece evidenziato che “il progresso tecnologico è fondamentale per accelerare il processo di transizione. Sta crescendo l’attenzione verso i servizi legati alla sostenibilità. Tra questi, tengo molto a quelli ‘science based’, i servizi che hanno un profondo aggancio a ciò che la ricerca ci mette a disposizione. Oggi non si può pensare che ci siano dei consigli di amministrazione che non conoscono i contenuti dei rapporti dell’Ipcc”.
“Abbiamo definito una strategia climatica molto sfidante, basti pensare che puntiamo a essere climaticamente neutri entro il 2024. Per farlo, abbiamo per esempio puntato su efficienza energetica e su un’elettricità prodotta al 100% da fonti rinnovabili”, ha poi affermato Michelangelo Suigo, direttore external relations, communication & sustainability di Inwit.
Alberto Anfossi, segretario generale della fondazione compagnia di San Paolo, ha espresso la volontà di “essere vicini ai territori, per aiutare i Comuni a raggiungere gli obiettivi posti dalla Missione europea. Possiamo giocare un ruolo importante, soprattutto in termini di coesione sociale”.
Giovanni Cardamone, strategy consultant, Oliver Wyman, ha illustrato una indagine condotta sull’e-commerce in merito agli “impatti del settore sull’Italia”. È emerso che “per quanto riguarda la valutazione ambientale, in media, recarsi in un negozio fisico emette 1,5 volte in più rispetto all’acquisto online. Il prodotto ‘peggiore’ in termini ambientali è quello dell’abbigliamento, dato che spesso viene restituito”.
Per Marco Marcatili, responsabile sviluppo Nomisma, va capito “quanto noi vogliamo essere contributori di un obiettivo che al 2030 determinerà quali saranno i territori più attrattivi. Produrre tanta energia ma non condividerla non serve a nulla in termini di obiettivi sociali, per questo stiamo spingendo sulla realizzazione di impianti che tengono insieme ambiente e comunità”.
Infine Lorenzo Radice, responsabile sostenibilità gruppo Fs, ha spiegato che “il gruppo ha un ruolo importante per ridurre le emissioni del settore dei trasporti, unico settore in Italia che dal 1990 non ha ridotto le emissioni ma le ha incrementate. Vogliamo fare in modo che sempre più persone e merci viaggino su ferro”; e Nicola Tagliafierro, responsabile sostenibilità Enel X global retail, ha descritto la mission dell’azienda: “vogliamo supportare famiglie, aziende e pubbliche amministrazioni nel processo di decarbonizzazione. C’è un cambio in atto fortissimo sull’energia, che da costo ora diventa un’opportunità. Oggi ci sono tanti strumenti, come la carbon footprint, per far capire alle imprese dove agire per diminuire la propria impronta di carbonio”.
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Scarica il documento “Le buone pratiche dei territori”
di Ivan Manzo