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Da Milano il richiamo della società civile unita contro green e social washing
Comunicazione responsabile, acquisti consapevoli, dati attendibili: da qui si riparte per una transizione ecologica giusta, secondo l’evento Goal 7, 12 e 13 del Festival. Governi chiamati a coinvolgere maggiormente i cittadini. 19/5/23
“Sembra che tutto sia meraviglioso, poi vai a grattare sotto e vedi che non è così”. Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, ha commentato con queste parole il tema al centro dell’evento ASviS “Greenwashing e social washing, un ostacolo alla giusta transizione ecologica”, organizzato dai Gruppi di lavoro ASviS sui Goal 7-13 (Energia pulita e accessibile e Lotta contro il cambiamento climatico) e 12 (Consumo e produzione responsabili), patrocinato dal comune di Milano e con il supporto dei tutor della tappa milanese – Confimprese e Fondazione Cariplo – e del tutor per i Goal 7 e 13 - Amazon -, svoltosi nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2023.
Il direttore scientifico ha fatto una panoramica delle imprese “che stanno prendendo seriamente questo tema” e di quelle che invece “stanno cavalcando l’onda”, specificando quanto nelle pubblicità sia più semplice parlare del tema ecologico che di quello sociale. “È facile dire che si tagliano le emissioni, più difficile affermare che si rispettano i diritti dei lavoratori, si pagano adeguatamente le persone, si promuove l’uguaglianza di genere”. Giovannini ha poi concluso il suo intervento con un focus sui governi, anche loro responsabili di greenwashing quando annunciano politiche che non vengono realizzate. Il direttore scientifico si è infine augurato che l’Italia, nel summit speciale sul clima che si terrà a settembre alle Nazioni Unite, arrivi con una “Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile attuata”.
E proprio di Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile ha parlato Silvia Grandi, direttrice generale economia circolare del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. “In Italia la Strategia nazionale è la declinazione dell’Agenda 2030”, ha detto Grandi. “Questa Strategia è stata preparata e ha fatto tutti i passaggi salvo l’ultimo, e il nostro ministro si è preso l’impegno di convocare con urgenza il Comitato interministeriale per la transizione ecologica”. Lo sviluppo sostenibile però, ci tiene a precisare Grandi, non deve riguardare solo il “nostro ministero”, ma “è di tutti”. Grandi ha poi spaziato su altri argomenti, dai criteri ambientali minimi all’ecodesign, dalle riflessioni sulla transizione sociale alla finanza sostenibile.
L’intervento di Susan Battles, responsabile dell’ufficio per l’analisi del Benessere equo e sostenibile (Bes) al ministero dell'Economia e delle finanze, ha aperto il primo panel di dibattito, moderato dalla giornalista Paola Nania del giornale Radio Rai. Battles ha approfondito la natura dei 12 indicatori del Bes necessari a valutare il documento di Economia e finanza del Ministero. Ha poi proseguito sull’utilità di dati disaggregati “macro” che permettono, ad esempio, di intervenire su questioni rilevanti come le disparità territoriali, e dati “micro” focalizzati su famiglie e benessere individuale. “L’utilizzo del Bes nel ministero è un importante esercizio innovativo”, ha concluso Battles.
Sempre di dati ha parlato Stefano Laporta, presidente dell’Ispra. Laporta ha specificato che, laddove vengano applicate pratiche ingannevoli, è fondamentale fornire informazioni corrette, per contrastare e invertire il trend. “Questo è il nostro ruolo principale, assemblare dati ambientali ed essere uno strumento di consultazione”. Per Laporta l’Ispra non si rivolge però solo a cittadini e governi, ma anche a mercati e investitori, che “hanno bisogno di informazioni chiare e solide”.
In foto, da sinistra: Mariagrazia Midulla, Paola Nania, Marco Frey, Susan Battles.
“Tutto quello che promette e non fa è greenwashing”, ha rimarcato Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia, sottolineando che quando si parla di comunicazione ingannevole “le prime vittime sono le imprese che non fanno greenwashing”. Chi compie questo genere di azioni, ha proseguito Midulla, “commette un crimine contro la civilizzazione umana”. In vista dell’approvazione del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), la responsabile Wwf Italia ha lamentato una “mancanza di partecipazione” e di coinvolgimento da parte del governo nei confronti della società civile.
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Di altro taglio l’intervento di Marco Frey, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, che si è concentrato sul ruolo che le aziende giocano nella transizione verde: “quando il concetto di sostenibilità si lega a quello di qualità fa un passo avanti fondamentale”. Per Frey le imprese “hanno capito che la sostenibilità è un’opportunità competitiva”; ora, però, serve “un cambiamento culturale dall’interno”, che riguardi non solo le aziende ai livelli più alti ma anche i dipendenti stessi.
Ad aprire il secondo panel di discussione l’intervento di Manuela Baudana, responsabile sustainability development di A2A: “Per noi la transizione non è esclusivamente ecologica, ma deve essere anche equa”. Baudana ha parlato dell’importanza, per la sua azienda, di porsi “obiettivi di sviluppo e sostenibilità nei territori”, compilando bilanci utili a capire le performance aziendali a livello locale. “È il momento del dialogo diretto con il territorio”, ha concluso Baudana, veicolato da una comunicazione più efficace e diretta.
In foto, da sinistra: Paola Nania e Manuela Baudana.
“Il modo migliore di evitare il greenwashing è essere onesti e trasparenti”, ha aggiunto Vittorio D’Amore, corporate sustainability & Esg di Tecnocap. “Siamo costantemente ingaggiati dai nostri partner e sempre in cerca di innovazioni” ha detto D’Amore. L’obiettivo di Tecnocap è “non fare le cose sempre allo stesso modo: la discontinuità mi sembra un concetto che si lega molto bene alla sostenibilità”.
Giordano Fatali, fondatore CeOforLife, ha raccontato il ruolo della community dei Ceo di nuova generazione, in grado in particolare di creare connessioni e sinergie.
Per Martina Fondi di Treedom anche l’azione di incrementare la quantità di vegetazione sul suolo terrestre è solo metà del lavoro. “Piantiamo gli alberi ma non ci chiediamo mai chi ci abita intorno, chi li annaffia, chi se ne prende cura”. Non si tratta solamente di fare, ha detto Fondi, ma anche di coinvolgere le persone, creare comunità e indurre comportamenti virtuosi per generare “un sistema che si autoalimenta”.
Di comunicazione responsabile e certificata ha parlato Giuseppe Patat, presidente e fondatore di EthicsGo, primo organismo indipendente a essere riconosciuto da Accredia, l'Ente italiano di accreditamento, come organismo di validazione e verifica della comunicazione etica e sostenibile. “La pubblicità green” ha spiegato Patat, “vale in termine di prodotti 12,5 miliardi”. Un business di grande entità, sempre a rischio greenwashing.
“Il consumatore è solo di fronte allo scaffale e gli strumenti di cui dispone sono veramente pochi”. Anna Rea, presidente di Adoc nazionale, ha evidenziato il ruolo che i singoli cittadini possono giocare attraverso il “voto con il portafoglio”, ovvero l’acquisto informato e consapevole. “Noi vogliamo educare verso un consumo responsabile”, perché “le persone non acquistano solo il prodotto, ma anche il servizio”.
“Se qualcuno di voi vuole effettivamente far qualcosa può decidere di acquistare prodotti sostenibili”, ha commentato a seguire Gaga Pignatelli, coordinatrice di Equo garantito, rivolgendosi al pubblico in sala. “Se volete cambiare il mondo iniziate da un caffè”. Pignatelli ha poi sottolineato che “il commercio equo e solidale non ha l’impatto che meriterebbe di avere”, un limite da colmare il prima possibile.
A chiudere il convengo Simona Fabiani, area politiche di sviluppo della Cgil. “Non si può parlare di sostenibilità se non ne vengono rispettati tutti gli aspetti: affinché ci sia sostenibilità ambientale ci deve essere quella sociale”, e viceversa. Cosa fare, dunque? “Non è facile dare una risposta”. Per Fabiani la discussione, il confronto e il dialogo sono punti di partenza fondamentali. “La partecipazione è il punto debole del nostro Paese”, e per questa ragione, secondo Fabiani, il Governo si deve prendere l’impegno di confrontarsi con tutti i soggetti della società civile. “Un cambiamento radicale non può essere attuato senza il coinvolgimento di tutti gli attori”.
di Flavio Natale