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Organizzazioni culturali e sostenibilità, l’analisi nel Position paper ASviS
Italia tra i Paesi Ue con più bassi livelli di consumo culturale. Aumentare la partecipazione e tutelare il patrimonio dai cambiamenti climatici tra le urgenze individuate dal Gruppo di lavoro “Cultura per lo sviluppo sostenibile”. 27/2/24
L’Agenda 2030 non fa esplicito riferimento al ruolo della cultura nella realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs nell’acronimo in inglese), ma l’Agenda globale costituisce la cornice di riferimento ideale per l’azione culturale. Le attività delle organizzazioni culturali, infatti, orientando i cittadini nelle loro scelte future hanno carattere intrinsecamente sostenibile. Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, inoltre, possono essere declinati in relazione agli specifici settori culturali. Per raccogliere le buone pratiche, esaminare le narrazioni distorsive e individuare le urgenze per il settore culturale il Gruppo di lavoro trasversale “Cultura per lo sviluppo sostenibile” dell’Allenza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) ha realizzato il Position paper “Organizzazioni culturali e sviluppo sostenibile: le urgenze da affrontare”.
Buone pratiche per l’Agenda 2030
Grazie alla loro azione le organizzazioni culturali contribuiscono alla tutela del patrimonio, come indicato nel Target 11.4 del Goal 11 “Città e comunità sostenibili”: “Rafforzare gli impegni per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo”. Sono fortemente impegnate per l’ambiente: secondo i dati dell’Osservatorio Innovazione digitale nei beni e attività culturali della School of management del Politecnico di Milano, l’83% delle istituzioni museali italiane e l’84% dei teatri ha intrapreso interventi per la sostenibilità ambientale, in particolare per l’efficientamento energetico (messo in atto dal 53% delle istituzioni), per il riuso e il riciclo dei materiali (49%) e per attività di sensibilizzazione del personale su comportamenti virtuosi (45%). Ma le attività culturali possono essere destinate anche a contrastare la povertà educativa (Goal 4 “Istruzione di qualità”), a ridurre il tasso di giovani disoccupati che non studiano né si formano (Goal 8 “Lavoro dignitoso e crescita economica”) o a costruire uno spazio digitale pubblico per la cittadinanza (Goal 16 “Pace, giustizia e istituzioni solide”).
Narrazioni distorsive
Partendo da alcuni slogan legati alla cultura italiana, il Position Paper riflette su come queste narrazioni comuni possano diventare un punto di partenza per lo sviluppo del settore. Se è vero, ad esempio, che “la cultura è il petrolio dell’Italia, allora è necessario che i settori culturali siano riconosciuti come una parte centrale del made in Italy” si legge nel documento, garantendo crescita professionale e remunerazione adeguata alle persone impiegate nel settore. O ancora si dice “l’Italia dei borghi” per riferirsi alle migliaia di centri abitati di piccole dimensioni, spesso immaginati come pittoreschi, sparsi su tutto il territorio nazionale: è una definizione che dovrebbe far riflettere sulla crescente polarizzazione fra aree abbandonate (e prive di servizi) e territorio sovrasfruttati.
Le urgenze
Con l’aumento della consapevolezza sull’importanza e sui costi della realizzazione dell’Agenda 2030, diventa fondamentale definire le azioni prioritarie per le organizzazioni culturali. Tra le priorità a carattere sociale, il Position paper individua l’aumento della partecipazione a iniziative culturali. L’Italia è infatti tra i Paesi in Europa con i più bassi livelli di consumo culturale: meno del 50% delle persone con età uguale o superiore a 16 anni ha partecipato ad almeno un’attività culturale negli ultimi 12 mesi. La pratica culturale diminuisce con l’aumentare dell’età, un aspetto fondamentale da tenere in considerazione in un Paese in cui la popolazione sempre più anziana rischia di rimanere esclusa dalle attività culturali. L’Italia è in fondo alla classifica anche per la spesa culturale in relazione al Prodotto interno lordo, con solo lo 0,3% del Pil.
L’urgenza a carattere ambientale riguarda la necessità di conservare e tutelare il patrimonio antico e contemporaneo (compresi gli edifici, le statue, gli archivi e le collezioni) dalle conseguenze del cambiamento climatico, garantendo una gestione congiunta del paesaggio culturale e naturale.
In ambito economico, il Position paper sottolinea come “le filiere culturali hanno sempre contato su sostegni economici pubblici marginali”, riconoscendo che “il trend attuale è quello di depotenziare gli stanziamenti di risorse a disposizione del ministero della Cultura”.