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Come rendere le città a prova di cambiamento climatico? Ce lo dice il Wwf
Ondate di calore, siccità e alluvioni minacciano le città italiane, tra le più esposte d’Europa. La resilienza urbana passa da soluzioni basate sulla natura, giustizia sociale e governance integrata per comunità sostenibili. 6/10/25
Le città sono oggi l’epicentro della crisi climatica: luoghi in cui si concentra la maggior parte della popolazione e delle attività economiche, ma anche spazi vulnerabili, attraversati da crescenti disuguaglianze sociali. Il nuovo rapporto del Wwf “Adattamento alla crisi climatica in ambito urbano: ripensare le città come sistemi viventi di natura e persone” lancia un allarme chiaro: i centri urbani non possono più limitarsi a gestire emergenze sempre più frequenti, ma devono trasformarsi.

Italia, tra le più esposte in Europa. Secondo i dati del report, diffuso a inizio ottobre in occasione del Festival Urban Nature, tra il 1980 e il 2022 l’Italia è il terzo Paese europeo per danni economici e perdite di vite umane causati da eventi meteo-climatici estremi. Ondate di calore, alluvioni improvvise, siccità e innalzamento del livello del mare mettono a rischio soprattutto le aree urbane, dove vive oltre il 70% della cittadinanza. Le città italiane, già densamente popolate e con limitata disponibilità di spazi verdi, risultano particolarmente vulnerabili sia sul piano sanitario che su quello economico.
Le città al centro della transizione: strategie e visioni per un futuro sostenibile
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Uno sguardo all’Europa
A livello europeo non mancano esempi da cui trarre ispirazione. Città come Rotterdam hanno sviluppato sistemi integrati di gestione delle acque con piazze che si trasformano in bacini durante le piogge intense. Copenaghen ha adottato una strategia climatica che punta a diventare carbon neutral entro il 2025, combinando infrastrutture verdi e blu con piani sociali di inclusione. Parigi ha lanciato un programma per la forestazione urbana con l’obiettivo di piantare centinaia di migliaia di alberi, mentre Barcellona sta sperimentando le superillas, quartieri a mobilità ridotta dove lo spazio pubblico è riconquistato da pedoni e comunità. Queste esperienze dimostrano che le città europee possono essere laboratori di innovazione sociale e ambientale. L’Italia, con la sua esposizione particolare al rischio climatico, ha l’opportunità di imparare da queste buone pratiche e adattarle al proprio contesto, facendo della resilienza urbana una leva di giustizia sociale e di sviluppo sostenibile.
La dimensione sociale
La crisi climatica nelle città non colpisce tutti allo stesso modo. I quartieri più poveri, con minori infrastrutture sociali e minore accesso ai servizi, sono i più esposti a fenomeni come le isole di calore urbano. Il Wwf evidenzia come le ondate di calore colpiscano con maggiore intensità anziani, bambini e persone fragili, generando un ulteriore aggravamento delle disuguaglianze. Rendere le città più resilienti significa quindi anche renderle più giuste e inclusive.

Le soluzioni basate sulla natura
Il Rapporto sottolinea che gli interventi per l’adattamento devono partire dalla natura: tetti e facciate verdi, giardini della pioggia, aree permeabili e piazze d’acqua sono strumenti efficaci per ridurre le temperature, assorbire le acque meteoriche e migliorare la qualità dell’aria. Queste soluzioni, oltre a mitigare gli impatti climatici, contribuiscono al benessere psicologico e sociale degli abitanti, rafforzando il senso di comunità. In questa direzione si colloca la visione delle “città parco”, un modello che immagina gli insediamenti urbani come ecosistemi integrati, in cui gli spazi verdi non sono elementi residuali, ma l’ossatura stessa del tessuto urbano. Alberi, parchi, corridoi ecologici e infrastrutture verdi diventano infrastrutture vitali al pari delle strade o delle reti idriche, capaci di regolare il microclima, assorbire CO₂ e migliorare la qualità della vita. Il Wwf propone questo paradigma come alternativa alle città iper-cementificate: luoghi in cui la natura non è confinata ai margini, ma permea i quartieri, le piazze e perfino gli edifici, rendendo le comunità più sane e resilienti.
Le barriere da superare
Nonostante alcune esperienze pionieristiche, come i Piani nazionali e locali per la prevenzione degli effetti del caldo e vari progetti di adattamento urbano, il Wwf evidenzia barriere significative: mancanza di dati aggiornati, fragilità amministrativa, scarsa integrazione tra livelli istituzionali e risorse economiche ancora insufficienti. Il Rapporto propone dunque un percorso chiaro. Serve integrare gli scenari climatici nei regolamenti edilizi e urbanistici, rafforzare i sistemi di allerta precoce nelle città, sviluppare infrastrutture verdi e blu accessibili a tutti, garantire equità negli interventi e promuovere la formazione di nuove competenze all’interno delle amministrazioni locali. Fondamentale è anche rafforzare la governance multilivello: solo un coordinamento tra Stato, Regioni e Comuni può assicurare la coerenza e l’efficacia delle strategie urbane.
Copertina: Unsplash
