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Cultura e creatività valgono 112,6 mld di euro: cresce il ruolo nell’economia italiana
Il rapporto “Io sono Cultura 2025” di Fondazione Symbola evidenzia un settore in crescita per valore e occupazione, con un impatto totale di 302,9 miliardi. Aumentano imprese e giovani, mentre cresce la richiesta di competenze ibride. 15/12/25
Nel 2024 il sistema produttivo culturale e creativo ha generato 112,6 miliardi di euro di valore aggiunto (+2,1% sul 2023) e 1,53 milioni di occupati (+1,6%). Considerando gli effetti diretti e indiretti, la cultura attiva 302,9 miliardi di euro, pari al 15,5% della ricchezza nazionale. Ciò corrisponde a un moltiplicatore economico pari a 1,7: per ogni euro prodotto dal settore culturale e creativo, l’economia ne attiva complessivamente 1,7, grazie ai legami con turismo, servizi, manifattura e innovazione.
Accanto alla crescita complessiva emergono dinamiche territoriali significative: il Mezzogiorno registra variazioni superiori alla media nazionale (+4,2% per il valore aggiunto; +2,9% per l’occupazione), con Calabria e Sardegna in testa (entrambe +7,5%). Milano si conferma la provincia con il maggior contributo in termini di valore e occupazione, seguita da Roma, Torino, Firenze e Monza-Brianza.

Come ricorda Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, “la cultura non rappresenta un lusso superfluo, ma un autentico asset competitivo”, evidenziando il ruolo strategico del settore nel rafforzare la competitività e la capacità di futuro del Paese.
Io sono Cultura 2025 è il rapporto annuale realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi Tagliacarne e Deloitte, con il patrocinio del ministero della Cultura. Il documento misura il peso economico e occupazionale del settore culturale e creativo italiano, analizza le sue trasformazioni e fotografa filiere, specializzazioni territoriali, competenze e trend emergenti. L’edizione 2025 dedica un’attenzione particolare alle tecnologie digitali, alla sostenibilità e al ruolo crescente del capitale umano.
Un settore in espansione: imprese, professioni e nuovi consumi culturali
Nel 2024 le imprese culturali e creative risultano 288.786, in aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente. Accanto al core cultura — 63,1 miliardi di valore aggiunto e 905,7mila occupati (+1,6%) — cresce la componente degli embedded creatives, i professionisti culturali che lavorano in altri settori produttivi: 49,4 miliardi di euro generati e 623,1mila occupati, pari al 41% dell’intero sistema. Dato che conferma come creatività, design, storytelling e innovazione di processo stiano diventando leve trasversali per manifattura, servizi, costruzioni e tecnologie.
Le dinamiche settoriali mostrano performance differenziate. Il comparto software e videogiochi è il primo per ricchezza prodotta, con una crescita dell’8%. Seguono comunicazione (+4,4%), performing arts (+2,2%) e patrimonio storico-artistico (+1,5%). In rallentamento architettura e design (-6,3%) e editoria (-1,5%). Il non profit culturale, con 27.696 organizzazioni (7,6% del totale), svolge un ruolo di presidio territoriale, con una forte presenza nelle arti visive e performative.

Competenze, giovani e trasformazioni del lavoro
Il settore culturale conferma un’elevata presenza giovanile: il 26% degli occupati e delle occupate ha meno di 35 anni, mentre il 53,7% è laureato/a, più del doppio rispetto alla media nazionale. Cresce la domanda di competenze digitali: il 59,3% dei profili richiede capacità di integrazione tecnologica, in particolare legate all’intelligenza artificiale, contro il 22,1% del resto dell’economia. Rimane elevata anche l’importanza delle competenze green e delle power skills (problem solving, lavoro di gruppo).
Il Rapporto segnala un mismatch significativo tra domanda e offerta: molte imprese faticano a reperire figure con competenze ibride, digitali e creative, evidenziando la necessità di rafforzare formazione, orientamento e politiche attive.

Un contributo decisivo alla sostenibilità economica e sociale
La cultura continua a essere un fattore di attivazione economica e di qualità territoriale. Nel turismo, i consumi culturali valgono 56,6 miliardi di euro, pari al 52% della spesa complessiva, con 373 milioni di presenze motivate dall’offerta culturale (+82% sul 2023). Le macro-tendenze identificate nel Rapporto - sostenibilità ambientale, nuovi modelli di fruizione, ruolo sociale della cultura, ibridazione tra creatività e tecnologia - confermano una trasformazione in corso che incide su coesione, innovazione e benessere.
L’edizione 2025 ribadisce inoltre l’importanza della cultura per affrontare le transizioni ambientali e digitali, come ricordato dai promotori del Rapporto, sottolineando un’economia “a misura d’uomo” capace di coniugare competitività, innovazione e qualità dello sviluppo nei territori.
