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Presentati i risultati del progetto Systema: “un diverso modo di pensare”
Conclusa con successo l’iniziativa che ha coinvolto l’ASviS insieme a diverse realtà europee per la diffusione di un approccio sistemico ai temi dello sviluppo sostenibile e alla trasformazione digitale. 31/5/23
Con la conferenza finale del 30 maggio al Cnel, nella sede di villa Lubin a Roma, sono stati presentati ufficialmente i risultati del progetto Systema, realizzato con il partenariato dell’ASviS e di altre prestigiose realtà europee e supportato dall’Ue nell’ambito del programma Erasmus + KA2. Il progetto si è concluso ad agosto 2022 dopo due anni di attività e la diffusione di corsi di formazione sui temi dello sviluppo sostenibile e della trasformazione digitale. L'idea è stata quella di insegnare ai responsabili politici, agli educatori e alle giovani generazioni come abbandonare una prospettiva di “pensiero lineare” e adottare un “pensiero sistemico” (System thinking) quando devono affrontare un problema o prendere decisioni. E le persone che hanno partecipato ai corsi hanno oggi, a detta loro, maggior conoscenza e consapevolezza critica su queste tematiche.
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I saluti di Stefano Armenia, presidente del Sydic, System dynamics Italian chapter, e coordinatore del progetto, hanno dato il via ai lavori.
Luigi Di Marco, del segretariato generale dell’ASviS, ha osservato che “il pensiero sistemico non è solo un principio, è molto di più. Ricordo che l’idea era già chiara negli anni ‘80. Barry Commoner, un antesignano dell'economia circolare, nel 1971 aveva scritto The closing circle, in cui enunciava la prima legge dell’ecologia con queste parole: ogni cosa è connessa con qualsiasi altra. Questa frase l’ho conservata nei decenni. Un'altra frase che ricordo spesso la troviamo nell'enciclica Laudato si’ e parla di ecologia integrale: ‘Le conoscenze frammentarie e isolate possono diventare una forma di ignoranza se fanno resistenza a integrarsi a una visione più ampia della realtà’. È quello che ci capita tutti i giorni quando ci scontriamo con persone che chiudono il discorso dicendo che quello che sosteniamo è ideologico. Il cambiamento invece è necessario se vogliamo aggiustare il sistema o ripensarlo daccapo, e questo può avvenire uscendo prima di tutto dalle informazioni limitate che possediamo”. Per Di Marco è fondamentale considerare che “ci sono elementi comuni tra tutti i sistemi che sarebbe molto utile conoscere e apprendere”, con la possibilità di “entrare nei meccanismi per aggiustarli o meglio ancora ripensarli”.
A intervenire sono stati poi Chiara Scalabrino, esperta di educazione ambientale e consumo e produzione sostenibili, Gerald Midgley, professore di System thinking all’Università di Hull, Erik Pruyt del Center for policy exploration analysis and simulation (Peas).
Alessandro Musumeci, capo della segreteria tecnica del sottosegretario con delega alla transizione digitale, ha ricordato che l’Italia si è dotata di una sua strategia in questo campo: si chiama Italia digitale 2026, ed è un piano in linea con la Bussola digitale 2030 europea. Sviluppato grazie ai finanziamenti del Pnrr, il piano prevede tra l’altro di garantire entro il 2026 connettività a banda ultralarga a tutto il Paese; accelerare la digitalizzazione della Pa e la diffusione di servizi digitali e piattaforme pubbliche; accelerare la digitalizzazione della sanità pubblica anche attraverso il Fascicolo sanitario elettronico; stimolare gli investimenti delle imprese in tecnologie e competenze digitali. L’ambizione, ha detto Musumeci, è quella di essere tra i primi cinque Stati membri dell’Ue sul fronte digitale già nel 2026. Sullo sfondo, però, c’è il nodo delle competenze: “Solo il 46% della popolazione italiana ha competenze digitali. il mondo dell’università, della scuola e della formazione devono fare uno sforzo per aiutare le persone a utilizzare meglio questi strumenti. Se non lavoriamo sulla cultura tecnologica, gli sforzi saranno assolutamente inutili”. E al contempo, ha aggiunto, occorre ragionare in termini industriali: “Il Pnrr è un’occasione irripetibile per innovare il nostro Paese, ma le risorse finanziarie non serviranno a nulla se non si lavora sulla cultura dell’innovazione”.
La trasformazione digitale è stata al centro anche dell’intervento di Tommaso Ederoclite, responsabile della comunicazione dell’Agid, Agenzia per l’Italia digitale, che ha parlato degli obiettivi e della strategia della struttura tecnica della presidenza del Consiglio, soffermandosi in particolare sulle iniziative di open innovation procurement e appalti innovativi.
Ugo Bardi, già docente di Chimica fisica Università di Firenze e membro Club di Roma, ha moderato la successiva tavola rotonda.
Vi hanno preso parte Maria Chiara Pettenati, dirigente di ricerca Indire e co-coordinatrice del Gruppo di lavoro sul Goal 4 “Istruzione di qualità” dell’ASviS, Mariana Mirabile, policy analyst dell’Ocse, Michela Gallo, Università di Genova e Rete delle università per lo sviluppo sostenibile, Francesca Iandolo, Sapienza Università di Roma.
Dalle relatrici riflessioni e proposte per aumentare il coinvolgimento delle organizzazioni multilaterali e del mondo dell’educazione e della cultura nella formazione del pensiero sistemico.
Nella seconda parte dei lavori hanno illustrato le proprie attività i partner che, insieme all’ASviS, hanno dato vita al progetto Systema: Georgio Tsaples, Università della Macedonia, Iliana Evgeniou, Center for social innovation (Csi), Diarmuid Ó Muirgheasa, The Academy of Code, Gianmarco Nicita, Intellegere, Mustafa Tahir, Kompass. In particolare, Tsaples ha sottolineato che le attività di Systema non si fermano: la piattaforma, infatti, continuerà ad essere disponibile e il corso sarà promosso nelle università e online.
di Andrea De Tommasi