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Stress idrico: con grande disponibilità e gravi sprechi, Italia tra gli ultimi posti in Europa
A questo ritmo l'Italia raggiungerà la neutralità climatica dopo il 2220: il Rapporto della fondazione per lo sviluppo sostenibile evidenzia serie criticità e presenta dieci proposte. 16/8/23
Negli ultimi decenni, il problema della gestione dell'acqua si è intensificato, con molte Regioni che affrontano sfide legate all'abbondanza o alla scarsità di acqua.
Evidenziando gli effetti negativi e le conseguenze che entrambe le situazioni possono comportare, lo special report Italy for Climate "Troppa o troppo poca: l’acqua in Italia in un clima che cambia" pubblicato da Fondazione Sviluppo Sostenibile, offre una panoramica dettagliata di questa problematica globale per una migliore comprensione del contesto attuale.
Siamo in una fase di anormalità climatica permanente
Le emissioni mondiali di gas serra non hanno ancora iniziato a ridursi: la crisi climatica indotta dall'uomo sta accelerando e i suoi impatti si manifesteranno a lungo. Viviamo in un pianeta più caldo di 1,1 °C rispetto al periodo preindustriale, se non si inverte rapidamente questa tendenza, entro la fine del secolo la temperatura media globale sarà più alta di almeno 3 °C.
Gli impatti del riscaldamento globale sono sempre più evidenti con la riduzione dei ghiacciai, l'innalzamento del livello del mare e l'incremento degli eventi meteorologici estremi. Oltre agli impatti ambientali, la crisi climatica porta con sé anche impatti sociali ed economici significativi, rendendo ancora più evidenti le disparità nella capacità di adattamento e mitigazione tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo.
Il Rapporto mette in luce la necessità di una maggiore consapevolezza e di azioni concrete di mitigazione e adattamento per affrontare la sfida, coinvolgendo sia i cittadini che le istituzioni.
L’Italia dei record
Il Rapporto puntualizza l’importanza del consolidamento di un sistema nazionale di raccolta dati sui prelievi idrici efficiente e veridico. In base ai dati a disposizione, comunque, l’Italia è il terzo Paese europeo per disponibilità di acqua, ma detiene anche il record per prelievi - agricoltura in primis - rendendolo anche uno dei Paesi con i più alti livelli di stress idrico.
L’inefficienza della rete, che disperde il 42% dell’acqua prelevata, e il consumo pro capite più alto in Europa, ci attribuisce anche il record europeo di acqua prelevata per usi civili.
L’hot-spot climatico del Mediterraneo
Nell’area del Mediterraneo le temperature stanno aumentando più velocemente e gli eventi estremi connessi alla crisi climatica sono più frequenti e numerosi. Un italiano su cinque risiede in aree potenzialmente inondabili e le Regioni più a rischio sono spesso anche quelle con i più alti livelli di cementificazione, fattore che riduce la capacità del suolo di assorbire precipitazioni intense.
Anche se riuscissimo a rispettare l’Accordo di Parigi e a contenere l 'aumento del riscaldamento globale a meno di 2 °C, in Italia potremmo comunque dover affrontare una temperatura media più alta di 5 °C, con possibili valori ancora maggiori in alcuni contesti urbani a causa dell'effetto isola di calore.
Di fatto, anche mantenendo la crescita della temperatura mondiale sotto i 2 °C, la disponibilità di acqua si ridurrebbe ancora del 10% mentre con 3 o 4 °C in più, la riduzione potrebbe essere del 40%.
Se non si cambia passo sulle politiche di decarbonizzazione, l'Italia raggiungerà la neutralità climatica non prima del 2220. Un ritmo che non ci metterebbe nelle condizioni di essere in grado di adattarci ai cambiamenti in corso.
Analisi settoriali
Il Rapporto fornisce analisi settoriali sull'agricoltura, il settore civile e l'industria, evidenziando le sfide e le opportunità legate alla gestione idrica.
- L'agricoltura in Italia è il settore che consuma la maggior quantità di acqua, rappresentando il 40% del totale dei prelievi nel Paese. Questo rende l'Italia il secondo utilizzatore di acqua per uso irriguo in Europa, dopo la Spagna. Tuttavia, il degrado del suolo agricolo è particolarmente critico in Italia, con una perdita media di 10 tonnellate di suolo fertile per ettaro ogni anno, il record in Europa. Inoltre, la capacità dei suoli agricoli di sequestrare carbonio dall'atmosfera sta diminuendo prorpio a causa della crisi climatica.
- L'Italia è il Paese europeo con il più alto prelievo idrico per usi civili in valore assoluto, con il 75% in più rispetto a Francia e Germania e più del doppio rispetto alla Spagna, presentando valori quasi doppi rispetto alla media europea dei prelievi d'acqua per abitante, con circa 150 metri cubi pro capite all'anno.
- Negli ultimi 20 anni, l’industria italiana ha tagliato i prelievi di acqua del 53% e al tempo stesso ridotto in modo significativo il fabbisogno idrico per unità di valore aggiunto del settore (che rimane comunque più alto della media europea). Tuttavia, l’Italia si conferma il Paese più idro-esigente anche in questo settore.
Il settore idroelettrico è particolarmente esposto alla crisi climatica. La siccità del 2022 ha colpito duramente questo settore, che dovrebbe rappresentare una delle tecnologie su cui puntare per realizzare la transizione energetica. Nel 2022, a causa della siccità, il settore idroelettrico ha registrato una perdita di quasi il 40% della produzione.
Le dieci proposte
Italy for Climate propone dieci soluzioni per gestire in modo sostenibile l'acqua in Italia, inclusa la riduzione delle perdite idriche e il riutilizzo dell'acqua in agricoltura.
- Aggiornare, rendere più incisive e integrare le misure di mitigazione e di adattamento, anche in Italia;
- ridurre le emissioni nette di almeno il 58% entro il 2030 rispetto al 1990 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2045, cinque anni prima dell'obiettivo globale;
- adottare anche in Italia una legge per il clima, come molti altri grandi Paesi europei, che delinei un quadro normativo adeguato e stabile per il medio-lungo periodo;
- migliorare la conoscenza degli usi e della qualità delle risorse idriche in Italia;
- rinnovare le infrastrutture idriche, grazie anche alle risorse del PNRR, e ridurre le perdite di rete;
- promuovere un uso più efficiente e circolare dell’acqua in agricoltura;
- promuovere l’uso efficiente e circolare dell’acqua nelle industrie;
- verificare gli aggiornamenti dei Piani di gestione del rischio alluvioni;
- valorizzare le soluzioni basate sulla natura e fermare il nuovo consumo di suolo, anche per ragioni climatiche:
- valorizzare il ruolo delle città nella mitigazione e nell’adattamento climatico.
di Monica Sozzi
Fonte copertina: Fornasetti (2023)