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Legambiente: “misure di riduzione dell’inquinamento inesistenti o troppo lente”
Lotta allo smog ancora in salita: se fossimo nel 2030, sarebbe fuorilegge l’84% di città italiane per il PM2.5, il 69% per PM10 e il 50% per NO2. Rapporto Mal’aria 2024: agire su mobilità, riscaldamento e agricoltura. [VIDEO] 12/2/24
Nel 2023 la qualità dell'aria nelle città italiane è leggermente migliorata, con una riduzione dei livelli di inquinanti come PM10, PM2.5 e NO2 rispetto al 2022. Un progresso, però, dovuto più a condizioni meteorologiche favorevoli che a efficaci azioni governative e locali. “I dati del 2023” ha spiegato infatti Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, “ci dicono che il processo di riduzione delle concentrazioni è inesistente o comunque troppo lento”.
È quanto emerge dal rapporto di Legambiente, "Mal'aria di città 2024, Luci ed ombre dell’inquinamento atmosferico nelle città italiane”, redatto nell’ambito della campagna Clean cities, che ogni anno analizza l'inquinamento atmosferico nelle città capoluogo di provincia italiane, basandosi sui dati delle centraline ufficiali di monitoraggio.
Confrontando questi dati con le normative nazionali ed europee e considerando le ultime ricerche sull'impatto sulla salute, il Rapporto rilasciato l’8 febbraio evidenzia l'urgenza di adeguarsi alle raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e alle direttive europee, specialmente alla luce del Piano d'azione "Zero Pollution" del Green Deal europeo, che mira a ridurre significativamente le morti premature causate da PM2.5 entro il 2030. Nonostante le circa 47mila morti premature registrate nel 2021 a causa dell'inquinamento da PM2.5, l'Italia mostra ancora resistenza, posticipando l'applicazione di norme più severe.
Le città e i valori degli inquinanti
- PM 10. Nel 2023, 18 città italiane hanno superato il limite giornaliero consentito per il PM10 di 50 μg/mc, da non superare più di 35 volte nell’arco di un anno. Frosinone ha registrato il numero più alto di sforamenti con 70 giorni, seguita da Torino e Treviso. Altre città, come Mantova, Padova e Venezia, hanno superato il limite per 62 giorni. Anche Rovigo, Verona e Vicenza hanno avuto più di 50 giorni di sforamento. Città come Milano, Asti e Cremona hanno registrato valori alti ma inferiori ai 50 giorni.
Riguardo invece all’esposizione della popolazione di lungo periodo, nessuna delle 98 città capoluogo analizzate per PM10 ha superato il limite annuale di 40 μg/mc, ma l'analisi dal 2019 al 2023 rivela, tranne che per Cagliari, una sostanziale stabilità dei livelli di inquinamento: se il 2030 fosse già qui, il69% delle città risulterebbe fuorilegge. L'Aquila è l’unica città conforme ai più rigorosi standard dell'Oms. - PM2.5. Padova in primis, seguita da Vicenza, Treviso, Cremona, Bergamo e Verona hanno registrato i valori più alti di PM2.5 (tra i più dannosi per la salute umana) sfiorando i limiti normativi. Le variazioni annuali rilevano fluttuazioni, ma non trend di miglioramento. Solo 14 delle 87 città analizzate soddisfano i criteri del 2030, sarebbe quindi oltre i futuri limiti l’84% delle città.
- NO2. Unico inquinante in calo negli ultimi cinque anni è l’NO2, ma il 50% delle città resterebbe comunque fuori legge. Le concentrazioni di biossido di azoto più alte sono state registrate a Napoli, Milano, Torino, Palermo, Catania, Roma, Bergamo e Como, sebbene nel 2023 tutte le città abbiano rispettato il limite normativo di 40 μg/mc.
L'Italia e gli Standard internazionali per la qualità dell'aria
Di fronte ai limiti più severi imposti dall'Oms nel 2021 per i principali inquinanti atmosferici e alla revisione della Direttiva sulla qualità dell'aria da parte dell'Ue, l'Italia si trova davanti alla necessità urgente di adottare cambiamenti. Gli aggiornamenti normativi mirano a proteggere la salute pubblica e a evitare future sanzioni economiche derivanti dal mancato rispetto dei nuovi standard. Con l'entrata in vigore dei limiti rivisti dal 2030, è chiaro quanto l'Italia debba ancora lavorare per allinearsi agli standard europei e internazionali.
Obiettivo inquinamento zero: la Commissione adotta il piano d’azione
Settimana dal 10 al 16 maggio: la visione inquinamento zero al 2050 per un pianeta sano per tutti, e gli obiettivi del piano d'azione dell’Ue al 2030 "Verso inquinamento zero per aria, acqua e suolo” per migliorare salute e benessere. 17/05/21
Le proposte di Legambiente per la qualità dell’aria
Considerata la notevole distanza dagli obiettivi prefissati e la lentezza del processo di riduzione delle concentrazioni inquinanti, Legambiente promuove fino al 6 marzo la campagna itinerante “Città2030: le città e la sfida del cambiamento” e propone tre strategie chiave per migliorare la qualità della vita nelle città:
- Mobilità: muoversi in libertà e sicurezza per le città. In Italia, la limitata disponibilità di trasporto pubblico e la difficile accessibilità ai servizi influenzano negativamente la riduzione dell'uso dell'auto privata, reso più oneroso da aumenti nei costi di acquisto e carburante. Questo ha portato il 30% degli italiani a rinunciare a lavoro, studio, visite mediche e attività sociali. Occorre accelerare verso una mobilità sostenibile e inclusiva, con investimenti significativi nel trasporto pubblico locale (Tpl) e incentivi per la mobilità elettrica condivisa.
- Riscaldamento: riscaldarsi bene e meglio. È necessario un piano ampio per migliorare l'efficienza energetica degli edifici, pubblici e privati, mirando alla decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento, eliminando le caldaie a gas e promuovendo soluzioni più efficienti basate su energie rinnovabili, evitando gli incentivi che nel 2021 hanno avuto un costo di 3,2 miliardi di euro.
- Agricoltura: occuparsi anche delle campagne. L'aria nelle aree rurali non è sempre più pulita rispetto a quella urbana, specialmente in zone con agricoltura e allevamento intensivi. L'inquinamento da azoto in agricoltura e allevamenti, dovuto all'uso eccessivo di fertilizzanti e alla densità degli animali, trasforma l'azoto in nitrati e ammoniaca, inquinanti per acqua e atmosfera. In Italia, le maggiori emissioni di ammoniaca provengono dalla pianura Padano-Veneta, con un impatto significativo sull'ambiente locale. Legambiente evidenzia la necessità di ridurre le emissioni agricole, regolamentandone strettamente le attività.
L’ITALIA E LO SMOG: INVESTIRE NEL TRASPORTO PUBBLICO E ARRESTARE IL CONSUMO DI SUOLO
di Monica Sozzi