Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

In Italia ambiente e conflitto in Ucraina tra le maggiori cause d’insicurezza

Secondo Fondazione Unipolis, il 58% degli intervistati ha paura della distruzione della natura, mentre il 49% teme lo scoppio di nuove guerre. Allarme giovanissimi: per almeno tre quarti emigrare è l’unica opzione per realizzarsi.     4/7/22

Guerra e distruzione dell’ambiente sono i due temi che più preoccupano la popolazione italiana.  È quanto traspare dalla 14esima edizione del Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa, elaborato su iniziativa di Fondazione Unipolis e Demos&Pi e presentato il 29 giugno. Il documento, intitolato La gioventù: una generazione in(de)finita”, evidenzia come l’insicurezza legata ai fenomeni globali (ovvero la percentuale di persone che si è detta preoccupata per almeno una fra queste questioni: ambiente e natura, sicurezza alimentare, guerre e globalizzazione) sia in crescita. Infatti, secondo la ricerca, il 75% delle persone intervistate, in Italia, dichiara di essere frequentemente preoccupato per l’insicurezza globale, un valore che sale di 5 punti percentuali rispetto all’anno scorso.

La crescita dell’insicurezza riferita ai fenomeni globali è “interamente attribuibile a un singolo indicatore elementare: prevedibilmente, si tratta dell’indicatore relativo alla paura della guerra”, viene sottolineato nel documento. Infatti, le persone che si sentono preoccupate dallo scoppio di un nuovo conflitto armato sono passate dall’essere il 27% nel 2021 al 49% nel 2022. Un valore che è quasi raddoppiato da un anno all’altro.

Metodologia. Il Rapporto è stato elaborato a partire da due sondaggi diversi, realizzati entrambi dalla società Demetra di Venezia. Il primo, supervisionato da Beatrice Bartoli, è stato realizzato su cinque Paesi europei (Italia, Francia, Germania, Polonia e Regno Unito), con lo scopo di “fornire una mappatura del clima sociale su scala continentale”, indagando in particolare sul tema della giustizia intergenerazionale. Il campione ha riportato 5.157 casi, circa 1.000 per ogni Paese. Il secondo, steso sotto la responsabilità di Marco Fornea, “approfondisce diverse dimensioni dell’insicurezza in Italia”, basandosi su un campione di 1.416 persone, rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne.  

Nonostante la paura della guerra sia il fattore che più è incrementato nell’ultimo anno, è il timore della distruzione dell’ambiente e della natura a scuotere maggiormente la popolazione intervistata, dominando la classifica. Infatti, il 58% delle persone che hanno partecipato al sondaggio si dice “frequentemente preoccupata dalla distruzione dell’ambiente e della natura”. Un dato in linea con il trend degli ultimi anni, che ha visto lo stesso indicatore raggiungere il 57% nel 2021 e il 66% nel 2020. 

Ma Ilvo Diamanti, che ha curato l’indagine in tutte le sue fasi, insieme a Fabio Bordignon, Luigi Ceccarini e Martina Di Pierdomenico, sottolinea che “la vera ‘questione’ sollevata e sottolineata da questa indagine è il ‘futuro dei giovani’”. Un futuro sempre più incerto e con poche probabilità di successo. La preoccupazione dei giovani per il loro domani si riflette nelle risposte date sulla ripartizione della spesa pubblica. Secondo il sondaggio, in Italia, il 27% dei giovani dai 18 ai 29 anni pensa che la spesa pubblica dello Stato dovrebbe investire prioritariamente nel lavoro. Seguono la scuola e l’istruzione (17%) e le politiche per l’ambiente (13%). Rispetto a quest’ultimo dato è da notare che tra gli intervistati di età compresa tra i 18 e 21 anni, la percentuale di persone che destinerebbe la spesa pubblica innanzitutto alle politiche ambientali è del 17%.

Il lavoro è per i giovani un tema cruciale. Da una parte, come emerso, rappresenta un campo in cui viene auspicato l’intervento dello Stato; dall’altra, però, traspare una competizione intergenerazionale. Quest’ultimo fattore è molto sentito soprattutto nella fascia di età appena maggiorenne (18-21 anni), che per il 71% delle risposte ha reagito affermativamente alla domanda “I lavoratori anziani bloccano le carriere dei giovani?”. Aleggia quindi il sentimento di essere “frenati e vincolati” della popolazione anziana, prosegue Diamanti in introduzione, “in quanto svantaggiati nella ‘mobilità’ sociale. Nelle opportunità di carriera. Soprattutto le donne”.

Ed è per questo che le speranze si rivolgono verso l’estero dove, per il 77% di tutti gli intervistati, il 59% dei giovani in età compresa tra i 18 e i 29 anni, e per il 62% della fascia 18-21 anni, i giovani possono sperare di costruire una carriera e un futuro, a differenza che in Italia. Un dato che si riflette nelle parole che Pierluigi Stefanini, presidente di Fondazione Unipolis nonché presidente e portavoce dell’ASviS, affida alla postfazione del documento: “Tra le disuguaglianze che ci preoccupavano di più cera sicuramente quella di accesso al lavoro e alle misure di welfare collegate. In questo caso la percezione di ingiustizia generazionale è forte, soprattutto nel nostro Paese”.

Scarica il Rapporto

 

Di Milos Skakal

lunedì 4 luglio 2022

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