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Dall’Ocse sei raccomandazioni per preparare i sistemi sanitari alle future crisi
Realizzarle consentirà di ridurre la richiesta di cure, migliorare il processo decisionale e l’uso delle risorse. Farne a meno comporterà interventi più costosi e meno efficaci. 22/3/23
Nuove pandemie, l’antibiotico-resistenza, i cambiamenti climatici, i conflitti, fattori di stress cronici come l’invecchiamento, sono alcune delle crisi che potrebbero mettere a dura prova le nostre società. Crisi che ricadranno sui sistemi sanitari, già gravati dall’eredità della pandemia di Covid-19 i cui effetti potrebbero durare per decenni. Per affrontare le crisi all’orizzonte, è bene far tesoro della pandemia che ha fornito lezioni per rendere i nostri sistemi sanitari più resilienti, che oltre a saper pianificare una crisi, saranno in grado di mitigarne l’impatto e accelerare la ripresa.
Da questa premessa muovono le sei raccomandazioni per preparare i sistemi sanitari alle future crisi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), diffuse il 23 febbraio con il documento “Ready for the next crisis? Investing in health system resilience”. Le raccomandazioni tengono conto delle tre principali criticità nei sistemi sanitari: scarsa attenzione verso la prevenzione, che nel 2019 rappresentava solo il 2,7% della spesa sanitaria globale dei Paesi Ocse, un’ampia variabilità nella densità di medici e infermieri nei Paesi e investimenti insufficienti.
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Vediamo i punti salienti delle sei raccomandazioni.
1)Promuovere la salute delle persone. Per ridurre la domanda di servizi sanitari durante una crisi, occorre puntare sulla prevenzione delle malattie attraverso la promozione di stili di vita più sani e un sistema di cure primarie che offra la copertura sanitaria universale. La pandemia ha evidenziato l’esigenza di aumentare i servizi di salute mentale e agire sui determinanti socioeconomici associati a scarsa salute, come la povertà e la disoccupazione. Occorre fare di più per le persone fragili residenti nelle strutture di assistenza a lungo termine, particolarmente colpite durante la pandemia, assicurando nel settore un numero congruo di operatori sanitari con formazione adeguata. In generale è utile promuovere la salute sul territorio con i servizi di assistenza integrativa, che contribuiranno a ridurre l’impatto delle interruzioni delle cure durante una crisi.
2)Promuovere la fidelizzazione e il reclutamento della forza lavoro. L’Ocse stima che potrebbero essere necessari oltre 3 milioni di operatori sanitari e di assistenza a lungo termine in più per migliorare la resilienza dei sistemi sanitari. L’Italia registra un valore allineato con la media di 22 Paesi Ocse nelle cure non soddisfatte nei primi 12 mesi dell’emergenza, come rileva il grafico a seguire. Il Rapporto sottolinea che molti Stati hanno intrapreso diverse misure in risposta alla pandemia. Oltre alle nuove assunzioni, prevedono l’aumento della formazione, il miglioramento delle condizioni di lavoro per scongiurare l’esodo di operatori sanitari e la riprogettazione dell’erogazione dei servizi.
3)Promuovere la raccolta e l’utilizzo dei dati “giusti”. Per aumentare l’efficacia delle scelte politiche e l’uso delle risorse, servono dati tempestivi, di alta qualità e trasversali ai settori, tenuto conto delle interdipendenze tra i fenomeni che insorgono durante una crisi. Il grafico successivo rileva che prima della pandemia solo 14 Paesi Ocse, tra cui non c’è l’Italia, erano in grado di collegare i dati tra più contesti nell’ambito dell’assistenza sanitaria. In seguito tutti Paesi hanno registrato un miglioramento nella qualità e tempestività dei dati, riferisce il documento. Occorre portare avanti questi progressi aumentando gli investimenti non solo in termini di infrastrutture digitali per la raccolta dei dati, ma anche nella formazione del personale che prenderà le decisioni sulla base di quei dati.
Nell’ottica dell’interesse pubblico, aggiunge l’Ocse, i Paesi dovrebbero incoraggiare la condivisione e l’utilizzo dei dati sanitari personali promuovendo, al contempo, la protezione della privacy e da minacce informatiche.
4)Promuovere la cooperazione internazionale. La pandemia ha evidenziato che occorre un sistema di sorveglianza internazionale capace di indentificare e rispondere più rapidamente alle crisi. Sono necessarie politiche coordinate che garantiscano lo sviluppo e la produzione di prodotti essenziali (dispositivi, vaccini) in volumi sufficienti e a ritmo adeguato nonché una distribuzione più equa. Per raggiungere questo obiettivo esistono già dei meccanismi, precisa l’Ocse, tra cui la piattaforma collaborativa Covax, nell’ambito del programma Act (Access to Covid-19 tools accelerator), lanciato nel 2020. Inoltre, nel 2022 è stato attivato il “Pandemic fund” per promuovere la collaborazione internazionale e garantire finanziamenti a lungo termine per nuove pandemie, in particolare nei Paesi a basso e medio reddito.
5)Promuovere la resilienza della catena di approvvigionamento. Per la fornitura dei prodotti essenziali in tempi di crisi, è bene affidarsi a un ampio numero di fornitori, raccomanda l’Ocse. Garantire la disponibilità di informazioni chiare e dettagliate su prodotti e Paesi coinvolti nella filiera è cruciale per una efficace valutazione del rischio, mentre il coordinamento tra i Paesi nello stoccaggio e nella distribuzione consente risposte più eque. Occorre assicurare una capacità produttiva sufficiente delle tecnologie sanitarie essenziali e i fornitori devono assumersi l’impegno di garantire l’accesso dove la domanda è maggiore.
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6)Promuovere la governance e la fiducia. In generale, ma ancor più durante una crisi, ogni Paese deve garantire il coordinamento tra i diversi livelli di governo e seguire un processo decisionale sostenuto da dati sulle prestazioni e sui risultati, al fine di individuare di volta in volta le priorità di interventi, con particolare attenzione al settore dell’assistenza a lungo termine, sottolinea l’Ocse. Informare i cittadini sugli esiti delle strategie realizzate con i fondi pubblici attraverso una comunicazione frequente, mirata, trasparente, finalizzata a contrastare la disinformazione, alimenta la fiducia nelle istituzioni, imprescindibile per ottenere la piena collaborazione della società durante una crisi.
Per realizzare queste raccomandazioni, con politiche coordinate e lungimiranti, l’Ocse stima un aumento annuale degli investimenti pari all’1,4% del Pil nei Paesi membri rispetto al 2019. Senza tali investimenti i sistemi sanitari e le comunità saranno più vulnerabili e si avranno interventi più costosi e meno efficaci.
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di Antonella Zisa