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Studio Giaccardi, un’indagine sull’impatto sociale del cambiamento climatico
Siccità e ondate di calore tra i fattori più noti, mentre l’”ansia” si afferma come una conseguenza forte sulla vita delle persone. Le caratteristiche e le opinioni delle persone sensibili al cambiamento climatico. 9/8/23
Conoscere il profilo delle persone sensibili all’emergenza climatica, analizzare opinioni e proposte per ridurre l'impatto dei cambiamenti climatici e diffondere la conoscenza dell’Agenda 2030, produrre una sintesi per facilitare il confronto sulle policy di adattamento: questi gli obiettivi del Rapporto di ricerca “Impatto sociale e clima”. Elaborato dallo Studio Giaccardi & associati a partire dalle risposte di oltre 1.098 interviste tra il 2022 e il 2023 su tutto il territorio nazionale, il documento evidenzia che la partecipazione all’indagine è stata particolarmente significativa in Emilia-Romagna, con il 38,5% del totale dei questionari. Dal Rapporto, pubblicato il 28 giugno 2023, emerge inoltre che il cosiddetto “fattore caldo”, ovvero le intense ondate di calore che hanno caratterizzato il 2022, ma che stanno continuando anche in questa estate, agisce come “dominante trasversale sia nel trend di partecipazione alle interviste, sia nel tasso di risposta alle domande”.
Le risposte fornite dal campione d’indagine
I risultati del questionario sono serviti agli autori del Rapporto per elaborare otto metriche utili a misurare come vengono percepite le conseguenze del cambiamento climatico a livello sociale. A partire dalle risposte ottenute, sono state redatte delle analisi sugli aspetti chiave emersi dalle interviste, ovvero:
- Fattori più noti causati dal cambiamento climatico. Si registra “una predominanza di sensibilità per il ‘fattore caldo’ e le sue conseguenze”, che sono appunto lo scioglimento dei ghiacciai, noto al 76,8% degli intervistati, l’aumento delle temperature (68,3%) e la siccità (66,9%). Ma esiste anche una “considerevole sensibilità degli intervistati all’impatto di ‘nubifragi, inondazioni e innalzamento del mare’” (34,7%).
- Conseguenze del cambiamento climatico sulla vita degli intervistati. In questo ambito prevalgono le preoccupazioni legate alla contingenza, ovvero all’aumento dei costi di vita (62,3% del tasso dei fattori d’impatto), ma è forte anche il “fattore ansia”, con 41,3% delle risposte a più opzioni.
- Conseguenze del cambiamento climatico sull’attività degli intervistati. Anche in questo caso spiccano la preoccupazione per l’aumento dei costi energetici, con 61,7% delle risposte a più opzioni, oltre che a una rilevante componente del “fattore ansia” (31,7%).
- Gli impatti climatici più evidenti sul territorio di residenza dell’intervistato. La scelta quasi unanime del campione degli intervistati è stata l’”impatto caldo e siccità”, con il 93,7% delle risposte.
- La necessità di piantare alberi in città. Anche qui la scelta prevalente è stata “sì”, con il 94,8% delle risposte.
- La conoscenza dei 17 Obiettivi dell’Agenda Onu 2030. Il sondaggio ha rivelato che la maggioranza, ossia il 51,6%, degli intervistati, non conosceva i 17 Obiettivi dell’Agenda Onu 2030. Inoltre, rispetto al campione che ha risposto positivamente all’ultima domanda, emerge che per quanto riguarda la questione “Quali sono gli Obiettivi più utili dell’Agenda Onu 2030 tra quelli riferibili a turismo e sviluppo locale?”, vengono indicati prevalentemente il Goal 11 “Città e comunità sostenibili (48%), il Goal 12 “Consumo e produzione sostenibile” (44,1%) e il Goal 7 “Energia pulita e accessibile” (40,1%).
- Priorità nel contrasto all’emergenza climatica. Viene rilevata una “forte propensione alla chiarezza e alla concretezza” e infatti emerge come risposta maggioritaria la richiesta di “agire subito e investire concretamente” per contrastare gli impatti del cambiamento climatico, una risposta data dal 39,3% del campione.
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Le caratteristiche del campione preso in esame
Il questionario su cui si è basato lo studio è stato diffuso in maniera telematiche attraverso post Facebook, Instagram e Linkedin, oltre che tramite la newsletter utilizzata dagli autori del Rapporto. Dopo l’Emilia-Romagna, il cui dato è stato già fornito, le Regioni da cui proveniva il maggior numero di risposte sono la Lombardia, con il 13,9% del campione, e la Sardegna con il 7,4%. Secondo il documento questo maggiore coinvolgimento deve essere relazionato con una spiccata “sensibilità al cambiamento climatico delle persone residenti in quelle aree, una cultura e informazione locale più attente all’impatto sociale del cambiamento climatico e a una intensità maggiore di relazioni con l’organizzazione che ha realizzato il documento”. È inoltre importante sottolineare che 59,8% delle risposte sono state date da delle donne, che il 65,8% degli intervistati aveva tra i 35 e i 65 anni e che il 62,6% del campione svolge “un’attività imprenditoriale e manageriale”, composta da “altri operatori economici” (34,7%) e “operatori del turismo” (27,9%).
di Milos Skakal