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Wri: Italia tra i Paesi del mondo ad alto stress idrico
Mentre nel territorio italiano si alternano siccità e forti piogge, i nuovi dati dell’Aqueduct Water Risk Atlas mostrano che un quarto della popolazione mondiale consuma ogni anno quasi tutta la propria riserva idrica disponibile. 31/8/23
L’acqua è uno dei beni più preziosi, ma in tutto il mondo la sua domanda sta superando la disponibilità. Dal 1960 la richiesta è più che raddoppiata. Lo dichiara il World resources institute (Wri), con l’aggiornamento di agosto del suo Wri’s aqueduct water risk atlas.
L’aumento della domanda di acqua è spesso il risultato della crescita della popolazione e di settori come gli allevamenti, la produzione di energia e l’industria manifatturiera. Ma possono incidere sull’approvvigionamento idrico disponibile anche la mancanza di investimenti nelle infrastrutture idriche, l’adozione di politiche insostenibili sull’uso dell’acqua o la maggiore variabilità dovuta ai cambiamenti climatici.
figura 1. I Paesi più esposti al rischio idrico estremo
Le sfide idriche italiane, tra troppa acqua o troppo poca. L’Italia soffre la carenza idrica, come testimoniato dall’ultima siccitosa estate e come sottolinea anche l’indice di stress idrico del Wri che misura la percentuale dell’acqua disponibile su un territorio prelevata dall’essere umano. Secondo l’indice, l’Italia è tra i Paesi del mondo classificati con livello di stress idrico alto, con il Centro e il Sud Italia particolarmente colpiti, come illustrato nella seguente immagine.
Ma l’altra faccia della medaglia è l’eccesso di acqua, con le sue forti piogge improvvise che flagellano il Paese. Secondo la mappa navigabile dell’Aqueduct Floods del Wri, il rischio di inondazioni dovute allo straripamento dei fiumi causerà, al 2030, danni urbani per un valore di 1,5 miliardi di dollari all’anno (2 miliardi invece per le inondazioni costiere dai mari), valore che sale a 2,8 miliardi di dollari al 2050 (3,6 per quelle costiere). Simulando le inondazioni al 2030, nelle seguenti immagini si nota il rischio a cui sono esposte la Pianura Padana, le zone costiere del delta del Po e quelle della laguna di Venezia.
Figura 2. Fonte Wri Aqueduct floods: rischio inondazioni da mari e fiumi al 2030
Lo stress idrico a livello internazionale. Sono 25 i Paesi del mondo con stress idrico estremamente elevato, un quarto della popolazione globale, costretti a prelevare ogni anno più dell’80% delle scorte di acqua a disposizione. I Paesi più colpiti sono distribuiti soprattutto tra Medio Oriente e Nord Africa, dove l’83% della popolazione è esposta a uno stress idrico estremamente elevato. Anche un periodo di breve siccità espone questi luoghi al rischio di rimanere senza acqua, spingendo i governi a intraprendere misure drastiche come la sospensione delle forniture.
Una situazione in peggioramento. Entro il 2050, continua il Wri, si prevede che un ulteriore miliardo di persone vivrà in condizioni di stress idrico estremamente elevato. La domanda globale di acqua aumenterà dal 20% al 25% entro il 2050, mentre il numero di bacini idrografici che affronteranno periodi di elevata variabilità dal punto di vista della disponibilità idrica aumenterà del 19%.
Secondo i dati di Aqueduct, entro il 2050 il 31% del Pil globale, circa 70mila miliardi di dollari, sarà esposto a un elevato stress idrico. La ricerca del Wri dimostra che risolvere le sfide idriche globali è più economico di quanto si possa pensare, poiché costerà al mondo circa l’1% del Pil, circa 29 centesimi a persona al giorno dal 2015 al 2030.
Figura 3. Grafico andamento richiesta dell’acqua
Le strategie. Il Wri invita a migliorare la gestione dell’acqua e ridurre lo stress idrico attraverso una serie di strategie.
- I Paesi possono migliorare la propria governance idrica, incentivare l’efficienza idrica in agricoltura, adottare una gestione integrata delle risorse idriche e migliorare le infrastrutture idriche attraverso soluzioni basate sulla natura e infrastrutture verdi. Proteggere e ripristinare le zone umide, le mangrovie e le foreste non solo può migliorare la qualità dell’acqua e rafforzare la resilienza contro siccità e inondazioni, ma anche far risparmiare denaro sui costi di trattamento delle acque.
- Le banche internazionali di sviluppo e altri enti finanziatori dovrebbero prendere in considerazione programmi strategici di riduzione del debito, come lo scambio di debito con natura, o la riduzione del debito in cambio dell’impegno a investire nella biodiversità o in infrastrutture resilienti, come il ripristino delle mangrovie o la conservazione delle zone umide.
- I politici nei Paesi con stress idrico dovrebbero dare priorità alle fonti energetiche che non dipendono dalla disponibilità della risorsa idrica, come il solare e l’eolico, evitando interruzioni di energia causate dalla scarsità d’acqua.
- Le città dovrebbero sviluppare piani d’azione per la resilienza idrica urbana.
- Gli agricoltori dovrebbero utilizzare misure idriche migliori, come il passaggio a colture efficienti dal punto di vista idrico o l’utilizzo di metodi come l’irrigazione a pioggia o a goccia invece che l’allagamento dei campi.
- Le aziende dovrebbero fissare obiettivi idrici basati sulla scienza, che siano in linea con ciò che la letteratura indica come “sufficiente” per rimanere entro i limiti naturali.
Di Tommaso Tautonico