Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Progetti e iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

La quantità estratta di risorse naturali è triplicata negli ultimi 50 anni

Di questo passo la pressione sui sistemi naturali aumenterà del 60% entro il 2060. I Paesi a basso reddito consumano sei volte meno di quelli ricchi. Ma per l’Unep resta possibile dissociare crescita economica e consumo di risorse. [VIDEO2/4/24

mercoledì 3 aprile 2024
Tempo di lettura: min

L’estrazione delle risorse naturali della Terra è triplicata negli ultimi 50 anni e si prevede che aumenterà del 60% entro il 2060. Si tratta di una cifra che renderebbe vano qualsiasi sforzo messo in campo per raggiungere gli obiettivi climatici, quelli legati al ripristino della biodiversità e alla lotta all’inquinamento. Il ritmo attuale, sostenuto soprattutto dal consumo nelle aree economiche più avanzate, minaccia inoltre la prosperità economica e il benessere dell’intera umanità.

Queste sono alcune delle stime contenute nell’ultimo Global resources outlook sviluppato dall’International resource panel e pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), in occasione dell’assemblea Onu per l’ambiente (Unea-6) del primo marzo.

Per troppo tempo le nostre economie sono state costruite sull’estrazione, sull’uso e sullo scarico incessante e insensato delle risorse – ha dichiarato Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep -. L’uso di materiali e risorse è aumentato di oltre tre volte negli ultimi 50 anni e continua a crescere in media del 2,3% ogni anno. Il nostro uso dispendioso di questi materiali distrugge la natura, riscalda il clima, inquina gli ecosistemi, alimenta le disuguaglianze e, francamente, scarica i soldi direttamente nel Wc”.

DA FUTURANETWORK.EU - LA STRADA IN SALITA DELL’EUROPA NELLA GEOPOLITICA DELLE MATERIE PRIME

La crescita spaventosa dell’uso delle risorse naturali

Secondo lo studio la crescita dell’uso delle risorse è passata da 30 miliardi di tonnellate del 1970 a 106 miliardi di oggi. Una cifra che a livello pro-capite passa da 23 chilogrammi ai 39 chilogrammi di materiali utilizzati in media per ogni persona, ogni giorno. Nel complesso, l’estrazione e la lavorazione delle risorse rappresentano oltre il 60% delle emissioni climalteranti e il 40% dell’inquinamento atmosferico che minaccia la salute delle persone.

Inoltre, l’estrazione e la lavorazione della biomassa, tra cui le colture agricole e la silvicoltura, rappresenta un terzo delle emissioni gas serra e il 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico fatto registrare nei territori analizzati. L’estrazione e la lavorazione dei combustibili fossili e di altre risorse come metalli e sabbia, ghiaia e argilla, è invece responsabile del 35% delle emissioni globali.

Il Rapporto mette in evidenza anche le enormi disparità che esistono su questo argomento. Per fare un esempio, i Paesi a basso reddito rispetto a quelli ricchi consumano sei volte in meno e generano 10 volte meno gli impatti climatici. Nel corso degli ultimi 50 anni i Paesi a reddito medio-alto hanno più che raddoppiato l’utilizzo delle risorse, mentre l’utilizzo pro-capite delle risorse nei Paesi poveri è rimasto invariato dal 1995.

L’estrazione di materie prime critiche può diventare sostenibile?

Il Rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia, oltre a sottolineare la crescita della domanda di minerali necessari alla transizione energetica, suona l’allarme per la mancata diffusione nel settore dei criteri Esg.  4/9/23

Le soluzioni proposte dal Global resource outlook

In termini di soluzioni, il Rapporto sottolinea che è possibile, e redditizio, dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse e dagli impatti ambientali che causano. Per farlo occorre sostituire il modello di crescita lineare con modelli sostenibili e circolari: sistemi che mantengano i materiali estratti in uso il più a lungo possibile e che ripensino il modo in cui progettiamo e forniamo beni e servizi. Sono dunque necessari circolarità e modalità più sostenibili e rispettose delle risorse per fornire i servizi di base, tra gli altri, nei settori dell’edilizia abitativa, del cibo e della mobilità.

Se questo venisse fatto nei Paesi dove oggi i consumi sono molto elevati, la crescita dell’uso dei materiali potrebbe diminuire del 30%, il che aiuterebbe a garantire abbastanza minerali e metalli per la transizione energetica senza devastare il Pianeta. Inoltre le emissioni di gas serra potrebbero essere ridotte di oltre l’80%, e si potrebbe beneficiare della crescita di almeno il 3% del Pil globale. Di questo passo diminuirebbe anche l’uso di materiali nei trasporti e nell’edilizia, rispettivamente del 50% e del 25%, e l’uso del territorio per l’agricoltura del 5%. Allo stesso tempo, la produzione alimentare aumenterebbe del 40%, in modo da sostenere le popolazioni dove è a rischio la sicurezza alimentare, e l’indice di sviluppo umano migliorerebbe del 7%, aumentando i redditi e benessere.

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Laddove è necessario che l’uso delle risorse cresca, lo studio sottolinea che è possibile mettere in atto strategie per massimizzare il valore di ciascuna unità di risorsa utilizzata, soddisfando così i bisogni umani in maniera sostenibile. Un mondo più giusto in cui vige una distribuzione delle risorse più equa, di tutte le forme di ricchezza, è dunque possibile.

La tripla crisi planetaria del cambiamento climatico, della perdita della natura e dell’inquinamento è causata da una crisi di consumo e produzione insostenibili. Dobbiamo lavorare con la natura, invece di limitarci a sfruttarla - ha poi detto Andersen -. Ridurre l’intensità delle risorse legate alla mobilità, agli alloggi, ai sistemi alimentari ed energetici è l’unico modo per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile e, in definitiva, un pianeta giusto e vivibile per tutti”.

Andando nello specifico, per invertire la tendenza e cambiare il settore economico il Rapporto chiede di portare avanti una serie di politiche attraverso una forte attività di cooperazione tra Paesi, in particolare:

  • incorporare le esternalità negative nei grandi accordi commerciali;
  • rafforzare la regolamentazione dei mercati finanziari delle materie prime;
  • attuare politiche di aggiustamento delle frontiere legate all’impatto di determinate produzioni;
  • creare una nuova governance delle risorse;
  • indirizzare la finanza verso un uso sostenibile delle risorse;
  • garantire le giuste informazioni ai consumatori;
  • rendere il commercio un motore per l’uso sostenibile delle risorse;
  • creare soluzioni circolari, efficienti in termini di risorse e a basso impatto e modelli di business che includano rifiuti, riduzione, eco-progettazione, riutilizzo, riparazione e riciclaggio.

Aderenti