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Guterres in vista dell’Hlpf: governi uniti per gli SDGs, ma progressi insufficienti
Solo il 15% di 139 Target è sulla giusta strada per essere realizzato. “Sradicare la povertà” il tema di quest’anno del Forum dell’Onu. Focus su povertà, fame, clima, pace e partnership per gli Obiettivi. 26/6/24
Si avvicina l’inizio dell’High level political forum (Hlpf), il summit annuale delle Nazioni Unite per monitorare i progressi sull’Agenda 2030 e i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il Forum, in programma a New York dall’8 al 18 luglio, è promosso dal Consiglio economico e sociale dell’Onu (Ecosoc) e prevede la partecipazione di delegati, ministri, capi di Stato ed esponenti della società civile. Quasi 40 Paesi presenteranno la propria Voluntary national review (Vnr), il documento con cui gli Stati forniscono alle Nazioni Unite informazioni sulla realizzazione dell’Agenda 2030 a livello nazionale.
Quest’anno l’attenzione sarà rivolta alle crisi multiple che il mondo sta affrontando, dalla lotta alla povertà al contrasto al cambiamento climatico, come sottolineato dal tema del Forum "Reinforcing the 2030 Agenda and eradicating poverty in times of multiple crises: the effective delivery of sustainable, resilient and innovative solutions”. Cinque gli Obiettivi di sviluppo sostenibile analizzati nel dettaglio: Goal 1 “Sconfiggere la povertà”, Goal 2 “Sconfiggere la fame”, Goal 13 “Lotta contro il cambiamento climatico”, Goal 16 “Pace, giustizia e istituzioni solide” e Goal 17 “Partnership per gli Obiettivi”.
I dati non sono incoraggianti: secondo il report “Progress towards the Sustainable Development Goals” pubblicato dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres in vista dell’Hlpf, solo il 15% dei 139 Target analizzati (su 169 totali) potrà essere raggiunto entro il 2030. Il 49% presenta progressi minimi o moderati, mentre il 17% è fermo e il 19% è regredito rispetto ai livelli del 2015.
Nel 2022 a livello globale 712 milioni di persone (circa il 9% della popolazione) viveva in povertà estrema, 23 milioni di persone in più rispetto al 2019. Di questo passo nel 2030 ci saranno ancora 590 milioni di persone in condizioni di povertà estrema. Nel 2022 una persona su dieci ha sofferto la fame e 2,4 miliardi di persone hanno vissuto situazioni di insicurezza alimentare moderata o grave. Preoccupanti anche i dati legati all’ambiente: nel 2022 i livelli di CO2 sono cresciuti del 150% rispetto al periodo preindustriale; i sussidi pubblici per la produzione e il consumo di petrolio, carbone e gas sono raddoppiati tra il 2021 e il 2022 (e triplicati rispetto al 2015). A causa dei conflitti in corso, tra cui l’invasione russa in Ucraina, la guerra a Gaza e la crisi in Sudan, il numero di persone sfollate ha raggiunto il record di 110 milioni e tra il 2022 e il 2023 le vittime civili nei conflitti armati sono aumentate del 72%.
Ci sono tuttavia segnali positivi, come i progressi ottenuti nella riduzione della mortalità infantile e dell’incidenza delle infezioni da Hiv e nella diffusione dell’accesso all’acqua, all’energia e alla connessione mobile. L’Agenda 2030 continua ad avere un ampio sostegno a livello internazionale e, come sottolinea il Rapporto, “i governi rimangono uniti nel sostegno dell’Agenda 2030”. La dichiarazione adottata durante l’SDG summit a settembre del 2023 ha infatti riaffermato la centralità dell’Agenda 2030 per garantire uno sviluppo sostenibile e affrontare le crisi attuali e i Paesi si sono impegnati ad agire con urgenza per realizzare i 17 Obiettivi.
L’impegno per l’Agenda 2030 è evidenziato anche dall’ottava edizione del “Progressing national SDG implementation report 2023”, il report annuale che analizza le Voluntary national review presentate dai singoli Stati all’High level political forum. “Rispetto agli anni precedenti, l’analisi delle Vnr dimostra che la maggior parte dei Paesi ha continuato a migliorare gli strumenti di implementazione e i processi per integrare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile nelle proprie politiche nazionali” si legge nel Report. Molte Voluntary national review, inoltre, prevedono un approccio sistemico e sottolineano le intersezioni tra le diverse forme di discriminazioni. L’analisi ha tuttavia evidenziato una mancanza di investimenti che permettano di rendere i piani operativi e la limitata diffusione di una governance partecipativa poiché solo un terzo dei Paesi menziona accordi istituzionali tra diversi stakeholder.