Notizie
“Cinque Italie”: le disuguaglianze territoriali oltre il Nord sviluppato e il Sud arretrato
Gli indicatori economici non bastano per valutare le disparità territoriali del Paese, dice il Rapporto della Fondazione Ebert. Ecco l’inedita mappa dell’Italia a più velocità, tra fratture sociali e corsa all’innovazione. 1/4/2025
Una geografia delle disparità (e delle opportunità) molto complessa. Oltre la tradizionale contrapposizione tra il Nord Italia sviluppato e il Mezzogiorno arretrato. È quella che emerge dal rapporto “Italia (ancora) diseguale” pubblicato recentemente dalla Fondazione Friedrich Ebert, che ha analizzato le 107 province italiane andando oltre il Pil e considerando sei indicatori diversi: economia e mercato del lavoro, capitale umano, demografia, servizi, qualità della vita e capitale civico.
Tenendo conto di queste variabili, le disuguaglianze in Italia sono sempre più influenzate dalla distribuzione territoriale delle risorse pubbliche, dei servizi e delle opportunità. Questo fenomeno alimenta un diffuso senso di precarietà, che incide sul benessere delle persone e sulla stabilità sociale, soprattutto nelle aree più svantaggiate. Condizioni di vita non ottimali possono, infatti, accentuare fenomeni di esclusione e povertà, rendendo alcune categorie di persone particolarmente vulnerabili e meno capaci di resistere a insicurezze e conflitti.

Si ritorni alle “radici della sostenibilità”: il Rapporto ASviS Territori 2024
La pubblicazione mappa l’avanzamento di Regioni, Province e città metropolitane verso l’Agenda 2030. Male su povertà, acqua e qualità degli ecosistemi terrestri. Bene istruzione ed economia circolare. Le proposte per invertire il trend. 13/12/24
Le cinque Italie
L’analisi della Fondazione Ebert restituisce cinque tipologie territoriali, “cinque Italie” appunto, caratterizzate da specifiche condizioni socio-economiche. Il primo gruppo, “Rooted innovation with risks of social exclusion”, include aree metropolitane e poli industriali del Centro-Nord, in cui il tasso di occupazione medio arriva quasi al 70%, i salari sono più elevati rispetto alle altre zone del Paese ed è presente una forte propensione all’innovazione. Tuttavia, le fasce di popolazione che percepiscono un basso reddito restano esposte al rischio di esclusione sociale.
Il secondo gruppo, “Strategic industrial location”, comprende le province del Nord con una forte vocazione industriale e manifatturiera, sebbene la qualità della vita in queste aree non sia particolarmente elevata per l’offerta culturale. Inoltre, in alcune province si osserva un’elevata presenza di giovani che non lavorano, non studiano e non seguono percorsi di formazione (Neet).
Il terzo gruppo, “Balanced living”, si distingue per un equilibrio tra indicatori economici e qualità della vita. Comprende province della Liguria, dell'Umbria e delle Marche, alcune aree della Romagna, del Piemonte e della Toscana, oltre ad Aosta, Pescara e Cagliari. In questi territori, il capitale civico svolge un ruolo fondamentale nel ridurre le disuguaglianze e migliorare la coesione sociale.
Nel quarto gruppo, chiamato “Struggling intersections”, rientrano le province del Centro-Sud che rappresentano un ponte tra contesti socio-economici differenti. Tuttavia, le opportunità economiche restano limitate: gli indicatori di performance economica sono inferiori alla media nazionale, il tasso di occupazione è basso e le retribuzioni orarie risultano particolarmente ridotte. Anche l’offerta culturale è carente, per cui sono necessari interventi per stimolare l’occupazione, l’istruzione e l’accesso alle risorse culturali.
Infine, il quinto gruppo, “Structural challenges”, comprende province come Caserta, Napoli, Salerno e altre aree del Sud, caratterizzate da significativi ritardi strutturali. Il tasso di occupazione è tra i più bassi del Paese e si registra un'elevata presenza di giovani Neet. Inoltre, la qualità della vita per donne e anziani risulta tra le più basse d'Italia. Le persistenti criticità strutturali rendono particolarmente complessa la crescita economica di queste aree.

Salute in Italia: disuguaglianze e fragilità in aumento, pesa l’accesso ai servizi
Secondo il rapporto dell’Osservatorio Salute, Benessere e Resilienza, l’Indice di vicinanza della salute è al minimo storico: lontani i livelli pre-pandemia, sia in termini di isolamento che di benessere mentale. Serve approccio One health. 21/3/2025
Le politiche per un cambiamento strutturale
Per contrastare le disuguaglianze in Italia e ridurre la povertà e i rischi di esclusione sociale, osserva la Fondazione, è necessario intervenire con nuove strategie di sviluppo, che prevedano investimenti mirati per migliorare le infrastrutture, la sanità e l’istruzione. Le politiche place-based, che mirano alla valorizzazione del potenziale inutilizzato delle aree meno sviluppate, rappresentano un approccio efficace allo sviluppo economico di un Paese con importanti disuguaglianze territoriali. Queste politiche offrono diversi vantaggi: permettono di effettuare interventi specifici su contesti territoriali con problematiche peculiari; consentono di affrontare le cause profonde delle difficoltà economiche e sociali, che impediscono di ottenere buone performance di crescita; aumentano la mobilitazione di reti locali.
Le politiche industriali rappresentano non solo un mezzo per l’innovazione e la crescita economica, ma anche un efficace strumento per perseguire obiettivi sociali e ambientali. Infine bisogna considerare che in un contesto di trasformazione, anche il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio diventa essenziale per garantire una rivoluzione strutturale del tessuto socio-economico.
di Ilaria Delli Carpini
Copertina: Unsplash