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Sdsn: i grandi nodi che limitano i progressi verso l’Agenda 2030
L'impegno dei Paesi sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile è forte: in 190 hanno presentato piani d'azione nazionali. Ma il sostegno in calo al multilateralismo e i ristretti spazi fiscali ostacolano il percorso. 1/7/25
A distanza di dieci anni dall’adozione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), i risultati scarseggiano. È la sintesi dell’edizione 2025 del “Sustainable development report” pubblicato il 24 giugno dal Sustainable development solutions network delle Nazioni unite (Sdns). Solo il 17% degli SDGs, infatti, è sulla buona strada per essere raggiunto entro il 2030. Conflitti, vulnerabilità strutturali e margini di bilancio limitati continuano a ostacolare i progressi, soprattutto nelle economie emergenti e nei Paesi in via di sviluppo.
Alti e bassi
I cinque Target che mostrano una significativa inversione di tendenza dal 2015 riguardano: tasso di obesità (Goal 2), libertà di stampa (Goal 16), gestione sostenibile dell'azoto (Goal 2), indice della lista rossa di sopravvivenza delle specie (Goal 15) e indice di percezione della corruzione (Goal 16). Di contro, molti Paesi hanno compiuto notevoli progressi nell'ampliare l'accesso ai servizi e alle infrastrutture di base, tra cui: utilizzo della banda larga (Goal 9), accesso all'elettricità (Goal 7), utilizzo di Internet (Goal 9), tasso di mortalità sotto i 5 anni e mortalità neonatale (Goal 3).
Chi va meglio
In tutto il mondo 190 Paesi hanno partecipato al processo di Revisione Nazionale Volontaria (Vnr), presentando alla comunità internazionale i propri piani di attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Tra questi anche l'Unione europea e lo Stato di Palestina. Solo tre Stati membri dell’Onu non hanno preso parte al processo di Vnr: Haiti, Myanmar e Stati Uniti. I Paesi europei continuano a guidare l’SDG Index. Quest'anno la Finlandia è al primo posto, seguita da Svezia e Danimarca. Diciannove dei primi 20 Paesi della classifica si trovano in Europa. L’italia è al 22mo posto. Nell'SDG Index di quest'anno, la Cina (n. 49) e l'India (n. 99) sono entrate rispettivamente nella top 50 e nella top 100.
Sostegno al multilateralismo
L'indice di sostegno dei Paesi al multilateralismo e (UN-Mi) dell'Sdr 2025 classifica i Paesi in base al loro sostegno e impegno con il sistema delle Nazioni Unite. I tre Paesi più impegnati sono Barbados, Giamaica e Trinidad e Tobago. Gli Stati Uniti, che si sono recentemente ritirati dall'Accordo di Parigi sul clima e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e hanno formalmente dichiarato la loro opposizione agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e all'Agenda 2030, si classificano ultimi per il secondo anno consecutivo.
Ostacoli e opportunità
Per molti Paesi in via di sviluppo, la mancanza di margine di bilancio rappresenta il principale ostacolo al raggiungimento degli SDGs. Circa metà della popolazione mondiale vive in Paesi che non possono investire adeguatamente nello sviluppo sostenibile a causa del debito pubblico e della mancanza di accesso a capitali accessibili e a lungo termine. Il denaro fluisce facilmente verso gli Stati ricchi e non verso le economie emergenti e nei Paesi in via di sviluppo, che offrono potenziale di crescita e tassi di rendimento più elevati. Per questo l'architettura finanziaria Globale deve essere riformata in modo tale che maggiori capitali fluiscano verso i Paesi in via di sviluppo. La Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo in corso a Siviglia offre un'opportunità cruciale agli Stati membri per riformare questo sistema e garantire che i finanziamenti internazionali fluiscano principalmente verso questi Paesi così da poter raggiungere uno sviluppo sostenibile.
di Tommaso Tautonico