Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Luisa Leonzi
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Gender pay gap: in Italia le donne guadagnano fino al 40% in meno

Secondo il Global Gender Gap Report 2025 servono 123 anni per la parità. In Ue divario salariale al 12%. Interruzioni di carriera e ruoli dirigenziali fattori critici. In vigore dal 2026 la Direttiva europea sulla trasparenza retributiva. 18/9/25

giovedì 18 settembre 2025
Tempo di lettura: min

Il 18 settembre si celebra l’International Equal Pay Day, istituito dalle Nazioni Unite per richiamare l’attenzione sulla disparità retributiva tra uomini e donne. È un fenomeno che riguarda tutti i Paesi e che ostacola la crescita economica e la competitività, oltre alla giustizia sociale.

Il Global Gender Gap Report 2025 del World Economic Forum evidenzia che il divario complessivo di genere è colmato solo al 68,8%. Nonostante lievi progressi rispetto al 2024 (+0,3 punti), al ritmo attuale ci vorranno 123 anni per raggiungere la piena parità. Le aree più critiche sono la partecipazione economica e le opportunità (61% del gap colmato) e l’empowerment politico (22,9%).

I dati a livello globale

La fotografia mondiale del World Economic Forum mostra segnali contrastanti. I Paesi nordici restano i più avanzati: l’Islanda guida la classifica con il 92,6% del divario chiuso, seguita da Finlandia, Norvegia e Nuova Zelanda. Tuttavia, molte grandi economie registrano progressi lenti o addirittura arretramenti.

Le donne partecipano sempre di più all’istruzione terziaria, ma restano sottorappresentate nei ruoli dirigenziali: solo il 29,5% dei manager con laurea è donna. Inoltre, il 41,2% delle donne fa parte della forza lavoro globale, ma è ancora concentrato in settori meno remunerativi come istruzione e cura.

Un altro fattore critico sono le interruzioni di carriera: le donne sono il 55% più propense degli uomini a sospendere il lavoro, spesso per periodi più lunghi, con effetti diretti sul reddito e sulla progressione professionale.

L’Europa e l’Italia

Secondo gli ultimi dati Eurostat 2025 (dati 2023), nell’Unione europea le donne guadagnano in media il 12% in meno all’ora rispetto agli uomini (divario retributivo di genere non aggiustato). Il divario varia molto: in Lussemburgo le retribuzioni femminili superano leggermente quelle maschili (-0,9%), mentre in Lettonia lo scarto raggiunge il 19%. Anche l’età incide: tra i 25 e i 34 anni il gap si aggira intorno al 5-10%, ma dopo i 45 anni può superare il 20%, come in Germania e Repubblica Ceca. Nei settori finanziari e assicurativi le differenze sono particolarmente elevate, arrivando oltre il 36% in alcuni Stati membri.

In Italia il quadro è ancora più marcato. Il Rendiconto di genere 2024 dell’Inps mostra (seppur con una metodologia differente da quella Eurostat) che le donne percepiscono il 20% in meno degli uomini, con picchi del 39,9% nel settore immobiliare e del 35,1% in quello scientifico e tecnico. Le giovani laureate, nonostante titoli di studio elevati, iniziano la carriera con stipendi già inferiori e mantengono questo svantaggio lungo l’intero percorso lavorativo. Persistono inoltre forti differenze territoriali: nel Mezzogiorno, dove i tassi di occupazione femminile sono più bassi, l’istruzione universitaria attenua, ma non elimina, il divario.

Le politiche europee. La Strategia europea per la parità di genere 2020-2025 aveva individuato la parità salariale come priorità, ribadendo il principio “stessa retribuzione per un lavoro di pari valore”, già sancito dal Trattato di Roma. Tra le misure chiave figura la nuova  , che entrerà in vigore nel 2026. La normativa obbligherà le imprese a comunicare chiaramente i livelli salariali, rendendo più semplice per lavoratrici e lavoratori rivendicare il proprio diritto a un trattamento equo.

La certificazione della parità di genere in Italia

Sul piano nazionale, un passo concreto è la certificazione della parità di genere, introdotta con la Legge 162/2021 (Legge Gribaudo) e basata sulla prassi UNI/PdR 125:2022. Lo strumento valuta sei aree chiave: cultura aziendale, governance, risorse umane, opportunità di crescita, equità retributiva e conciliazione vita-lavoro. La certificazione è volontaria, ha durata triennale e comporta un monitoraggio annuale da parte di organismi accreditati.

Le imprese che la ottengono beneficiano di un esonero contributivo fino a 50mila euro annui, punteggi premiali in bandi e appalti e un rafforzamento della reputazione aziendale. Dal 2023 il nuovo Codice dei contratti pubblici riconosce inoltre punteggi aggiuntivi e riduzioni delle garanzie per le aziende certificate, legando direttamente inclusione e competitività.

Scarica il Global Gender Gap Report 2025 o vai ai dati Eurostat 2025

 

Copertina: 123rf

Aderenti