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Povertà ed emergenza alimentare: la crisi si abbatte su donne e giovani
In Italia è boom di nuovi poveri, anche tra le persone in età lavorativa, e a pagare sono in particolare donne e minori: Caritas e Actionaid lanciano l’allarme e chiedono un cambio di rotta al governo. 21/10/20
Esplode in Italia il numero di persone colpite da povertà per gli effetti della crisi scatenata dal Covid-19. L’impatto economico e sociale della pandemia ha infatti innescato nel Paese nuove forme di povertà e un’emergenza alimentare mai così grave, come confermano due rilevazioni uscite nelle ultime settimane. Il rapporto 2020 di Caritas Italiana dal titolo "Gli anticorpi della solidarietà", pubblicato il 17 ottobre, ha evidenziato che l’incidenza dei “nuovi poveri” in Italia è passata al 45% rispetto al 31% dello scorso anno; aumenta, in particolare, il peso della crisi su donne, giovani, famiglie con minori, nuclei di italiani (che ora risultano in maggioranza, 52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e persone in età lavorativa. Di contro, diminuisce l’impatto della grave marginalità, la percentuale di persone senza dimora, di stranieri (magari di passaggio) e delle persone sole. “Quello che il Covid-19 ha messo in evidenza è il carattere mutevole della povertà e stiamo ora entrando in una nuova fase nel nostro Paese”, spiegano i ricercatori del Centro studi Caritas. L’organismo della Cei ha effettuato tre monitoraggi nazionali: uno ad aprile in pieno lockdown, il secondo a giugno, dopo la riapertura dei confini regionali, e il terzo a settembre dopo il periodo estivo. Secondo l’indagine, nel periodo maggio - settembre 2020 quasi una persona su due che si è rivolta alla Caritas lo ha fatto per la prima volta.
Tra marzo e maggio 2020, in piena emergenza, la rete Caritas ha registrato un forte incremento del numero di persone sostenute a livello diocesano e parrocchiale: circa 450mila persone, di cui il 30% costituito da “nuovi poveri”, cioè soggetti che per la prima volta hanno sperimentato condizioni di disagio e di deprivazione economica tali da dover chiedere aiuto. Tra questi prevalgono i disoccupati, i lavoratori precari o irregolari, i lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria o in deroga. Relativamente alla tipologia di problematica emersa, Caritas segnala in primo luogo un forte incremento dei problemi di povertà economica (legati alla perdita del lavoro e alle fonti di reddito) e le difficoltà connesse al mantenimento dell’abitazione (affitto o mutuo). Tuttavia compaiono anche fenomeni nuovi, come ad esempio le difficoltà di alcune famiglie rispetto alla didattica a distanza, manifestate nell’impossibilità di poter accedere alla strumentazione adeguata (tablet, pc, connessioni Wi-Fi).
Nel periodo giugno - agosto 2020, si intravedono segnali di miglioramento rispetto al periodo del lockdown: cala il numero degli assistiti, la media per diocesi scende da 2.990 persone (del periodo marzo-maggio) a circa 1.200. In linea con il dato generale cala anche il numero medio dei nuovi ascolti, che scendono da 868 a 305 per diocesi. Tra coloro che hanno riconosciuto dei segnali di miglioramento, il 43% delle Caritas attribuisce una risonanza anche al Reddito di emergenza (Rem), la misura del governo introdotta al fine di supportare le persone e le famiglie in condizione di necessità economica e prive di ulteriori ammortizzatori sociali. Infine, rispetto alle forme di intervento e prestazioni erogate dalle Caritas, i dati di settembre iniziano a registrare una graduale e lenta ripresa.
Caritas Italiana ha anche esaminato il funzionamento delle misure emergenziali disposte dal governo, in particolare di quelle volte a sostenere i redditi di famiglie e lavoratori. Da una rilevazione ad hoc condotta su un campione di 756 nuclei beneficiari dei servizi Caritas nei mesi di giugno-luglio 2020, il Rem è risultata la misura più richiesta (26,3%) ma con un tasso di accettazione delle domande più basso (30,2%) rispetto alla indennità per lavoratori domestici (61,9%), al bonus per i lavoratori stagionali (58,3%) e al bonus per i lavoratori flessibili (53,8%). Troppo difficile, secondo l’indagine, presentare le domande di Rem e infatti il numero di quelle accettate aumenta per chi si è fatto aiutare a compilarle dai volontari dei centri di ascolto. Il Rem è stato fruito prevalentemente da nuclei composti da adulti over 50, soprattutto single e mono-genitori con figli maggiorenni, con un reddito fino a 800 euro e bassi tassi di attività lavorativa. In generale, Rem e Reddito di cittadinanza sono considerate dalle Caritas come misure frammentarie e che necessitano di orientamento.
Secondo Caritas, per affrontare la nuova fase pandemica il Paese ha bisogno di strumenti di analisi e di intervento adeguati, in particolare: mettere in relazione i dati sulla povertà (assoluta e relativa) con quelli sui percettori delle misure di contrasto; realizzare analisi di lungo periodo per monitorare come cambiano le condizioni di vita delle persone in povertà e se e come su di esse incidano le misure pubbliche; concepire le misure nazionali di contrasto alla povertà come in continuo aggiornamento per rispondere meglio alle trasformazioni in corso; intercettare le cause strutturali della povertà.
L’altro rapporto uscito recentemente, “La pandemia che affama l’Italia: Covid-19, povertà alimentare e diritto al cibo”, realizzato da ActionAid, ha evidenziato che il lockdown ha aumentato in modo esponenziale l’insicurezza alimentare per le famiglie. “L’Italia attraversa la più grave crisi alimentare di sempre”, si legge nel Rapporto, “un ‘emergenza che colpisce in particolare donne, bambini e coloro che già vivevano in condizioni di precarietà”. E a fronte dell’aumento delle richieste di aiuto, ActionAid rileva che “solo una piccola parte delle famiglie in stato di bisogno ha ricevuto assistenza tramite i buoni alimentari, la misura di emergenza varata dal governo e erogata dai comuni”.
Da un’indagine condotta dall’organizzazione su un gruppo di oltre 300 famiglie nel Comune di Corsico, centro dell’hinterland milanese che già prima della pandemia registrava la più alta percentuale di poveri di tutti i comuni dell’area, è emerso che l’80% di chi richiede aiuto è donna tra i 22 e gli 85 anni, ben il 91% delle donne in età da lavoro è disoccupata. Nei nuclei famigliari sono presenti oltre 186 minori under 16. Il 76,85% degli intervistati ha dovuto saltare ripetutamente interi pasti per la mancanza di cibo sufficiente. Per la stragrande maggioranza delle famiglie (135) questo è accaduto più di dieci volte al mese, con punte di 20/30 episodi durante il lockdown.
Poco efficaci, secondo l’indagine, le misure del governo sotto forma di buoni spesa e distribuzione di generi alimentari e di prima necessità: “Criteri di accesso discriminatori (ad esempio la residenza), risorse insufficienti, modalità di accesso alla domanda non facilmente fruibili per tutti, tempi di erogazione in certi casi troppo lunghi emergono dall’analisi di otto comuni in tutto il territorio nazionale (Torino, Milano, Corsico, L’Aquila, Napoli, Reggio Calabria, Messina e Catania)”, si legge nel documento.
Oltre due milioni di famiglie in Italia scivoleranno nella povertà assoluta, secondo una proiezione di ActionAid, ma occorrono efficaci strategie di contrasto che siano supportate da risorse adeguate. Ad esempio, ha spiegato Roberto Sensi, Policy advisor global inequality di ActionAid Italia, “garantendo l’accesso universale a bambine e bambini alle mense scolastiche e inserendo nella prossima Legge di Bilancio un fondo di solidarietà alimentare che disponga di nuove risorse addizionali e che tenga presente della crisi attuale. Il cibo deve tornare a rappresentare un’opportunità non solo di sostenibilità e salute, ma anche di equità per tutte le comunità del nostro Paese”.
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"Gli anticorpi della solidarietà" - Caritas Italiana
“La pandemia che affama l’Italia: Covid-19, povertà alimentare e diritto al cibo” - ActionAid
di Andrea De Tommasi