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McKinsey: tecnologie 4.0 decisive per uscire dalla crisi e creare occupazione
Le aziende che utilizzano soluzioni digitali hanno prospettive migliori di fronte alla recessione, afferma uno studio della società di consulenza. Tra i manager cresce l’incertezza sui tempi della ripresa economica. 04/03/21
Le tecnologie dell'Industria 4.0 hanno svolto un ruolo decisivo nella risposta di molte aziende alla pandemia. È suonato invece un “campanello d'allarme” nelle imprese prive di queste tecnologie. In ogni caso, la crisi sta sottoponendo il futuro delle operazioni digitali a nuove pressioni. È questo il quadro che emerge dallo studio della società di consulenza McKinsey, “Covid-19: an inflection point for Industry 4.0”, condotto in gennaio su oltre 400 aziende in tutto il mondo.
Secondo il 94% degli intervistati, le tecnologie dell'Industria 4.0 - che include connettività, analisi dei dati, automazione e tecnologie avanzate - sono state fondamentali per garantire il funzionamento delle attività durante la crisi, e più della metà delle imprese (56%) ritiene che questi strumenti siano stati essenziali per rispondere alla pandemia. In generale, circa il 65% degli intervistati si mostra più ottimista sulle prospettive delle tecnologie digitali rispetto a un anno fa. Con riferimento alla crisi economica, invece, più di un terzo degli intervistati vede una ripresa in atto, mentre quasi un terzo si aspetta che il recupero richieda un anno o più, citando ostacoli come la mancanza di fondi, personale e competenze.
Tuttavia solo il 26% dei manager dichiara di aver portato su scala con successo alcuni o molti casi di utilizzo dell'Industria 4.0, con un crollo di oltre il 40% rispetto all'anno precedente e al di sotto del livello registrato nel 2017 (30%). Per quanto riguarda le imprese che non avevano implementato le tecnologie 4.0 prima della pandemia, il 56% si è trovato limitato nella propria capacità di reazione; inoltre, il ritardo tecnologico, accompagnato dai vincoli di cassa, sta rendendo difficile la ripresa.
Tali risultati, rileva Mckinsey, suggeriscono per la prima volta quest’anno una convergenza tra i settori. Rispetto ai sondaggi precedenti effettuati dalla società di consulenza, l’agilità e la flessibilità della produzione sono priorità condivise per gli intervistati di tutti i comparti e di tutte le aree geografiche. Rimangono però significative differenze settoriali nella maturità digitale delle aziende. I manager del settore automobilistico segnalano i maggiori progressi nell’applicazione su larga scala delle tecnologie dell’Industria 4.0, mentre le aziende dell’energia e gli operatori del settore dei beni di consumo confezionati (Cpg) rilevano i progressi minori. D’altronde la crisi sta cambiando il contesto strategico, rileva lo studio Mckinsey, interessando settori diversi in modi assai differenti. Alcuni comparti potrebbero trovarsi di fronte alla prospettiva di un periodo prolungato di riduzione della domanda, mentre altri, come quelli relativi ai prodotti medici e di largo consumo, stanno accelerando per gestire una domanda elevata e volatile. In molti settori con catene di fornitura estese, invece, le continue interruzioni costringono le imprese a pensare tanto alla resilienza e alla flessibilità quanto a costi ed efficienza.
“Le aziende leader dell’Industria 4.0 stavano già raccogliendo i frutti dei loro investimenti prima della pandemia, facendo prospettare un crescente divario con le altre”, si legge nel report, che invita poi a non rallentare il percorso verso la transizione digitale: “L’ambiente economico post Covid-19 potrebbe rendere più facile assumere persone con alcune delle competenze critiche di cui le aziende avranno bisogno nei prossimi anni, come la scienza dei dati e l’ingegneria dell’Internet delle cose (IoT)”.
di Andrea De Tommasi