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WeWorld Index 2021: un quadro delle disuguaglianze radicate per donne e under 18
La forbice delle disparità Nord-Sud si allarga, soprattutto su educazione ed economia. Una donna su due teme di perdere il proprio lavoro e, se ha figli, la sua condizione occupazionale è più svantaggiata. I dati di “Mai più invisibili”. 26/5/21
Il rapporto “Mai più invisibili: Index 2021”, presentato il 21 maggio da WeWorld, fotografa come ogni anno la condizione di donne, bambine e bambini in Italia. Educazione, salute, economia e società, sono le quattro prospettive di osservazione individuate per raccogliere i dati e delineare l’impostazione di un futuro più giusto ed equilibrato.
L’analisi si avvale dei dati raccolti in base a 38 indicatori, ritenuti fondamentali per l’inclusione di donne e popolazione under 18, e di commenti di esperti su specifiche questioni e tematiche. L’edizione 2021 tiene inoltre conto delle conseguenze della pandemia e aggiunge altri due indicatori: i casi positivi al Covid-19 e la disponibilità nelle famiglie di un pc e una connessione a Internet. Il tempo dell’emergenza sanitaria ha infatti inevitabilmente acuito alcune criticità strutturali e offerto allo stesso tempo l’occasione per riflettere sull’opportunità di rimuovere alcuni ostacoli e promuovere un cambiamento. Obiettivo del rapporto è dunque anche quello di fornire uno strumento utile a tutti gli attori pubblici, privati e del terzo settore per attivare politiche e interventi che mettano donne, bambine e bambini in condizione di poter esercitare i propri diritti.
VOCI E VOLTI DI WEWORLD, AI NOSTRI MICROFONI
Il risultato finale è una classifica delle Regioni italiane rispetto all’inclusione di donne e popolazione under 18 che restituisce lo spaccato di un’Italia frammentata, in cui le diseguaglianze aumentano non solo tra donne, bambini e uomini, ma anche tra donne e bambini che vivono in territori diversi. I divari più importanti tra territori riguardano la dimensione educativa dei bambini e quella economica per le donne.
Il Friuli-Venezia Giulia conquista la posizione di Regione più virtuosa nella classifica 2021, seguito da Trentino-Alto Adige/Südtirol ed Emilia Romagna. Seguono Valle d’Aosta e Lombardia. Altre regioni del Nord e del Centro occupano la parte centrale della classifica, mentre, in coda, le regioni del Sud Italia: Puglia, Calabria, Campania e all’ultimo posto la Sicilia.
Rispetto al report 2020 si registra un peggioramento generale dell’indice, in buona parte dovuto agli effetti del Covid-19. Per quanto riguarda la condizione degli under 18, il divario tra Regioni è particolarmente accentuato per quasi tutti i punti di osservazione; quanto alla condizione femminile, educazione/formazione e piano economico sono le dimensioni che evidenziano il gap più ampio.
Nel 2020, il tasso di occupazione femminile ha registrato un -2,58%, a fronte di un calo dell’occupazione maschile dell’1,67%. Una donna su due dichiara di temere la perdita del lavoro. Il tasso di occupazione femminile nazionale (15/64 anni) è del 49,4%; prima in classifica con il 62,3% è la Valle d’Aosta; in coda alla classifica la Campania, con il 29,4%.
Se in Italia il tasso di occupazione femminile è distante 14 punti da quello maschile (49,4% rispetto al 63,3% nel 2020), nelle ultime Regioni in classifica per tassi di occupazione femminili (ma anche maschili) la forbice si allarga. La situazione occupazionale delle donne con figli è ancora più svantaggiata, sia rispetto agli uomini, sia rispetto alle donne senza figli.
Benché, tra le varie dimensioni considerate, l’educazione è quella in cui si registrano maggiori successi nell’empowerment delle donne, il differenziale di genere a favore delle donne nell’istruzione si ribalta del tutto nel mercato del lavoro a favore degli uomini: le donne vivono ancora molte discriminazioni, a partire da stipendi inferiori, settorializzazione in alcune mansioni e ambiti lavorativi e scarsa rappresentanza a livello manageriale.
L’ambiente è un fondamentale contesto di valutazione della condizione di donne e under 18 e l’Italia è una delle aree europee con i più alti livelli di inquinamento atmosferico. Bambine, bambini e donne che vivono in contesti inquinati vanno incontro ad una delle più radicali forme di esclusione: sono privati dell’opportunità di vivere in un ambiente sano. In Italia il 98% dei bambini è esposto a livelli troppo alti di polveri ultrasottili (Who 2018). Nel 2018 l’inquinamento atmosferico ha causato 66mila morti (Eea 2020).
La dimensione ambientale descrive anche abitazione, digitalizzazione e accesso alle tecnologie, sicurezza e protezione. Nel 2018, il 27,8% della popolazione viveva in un’abitazione sovraffollata; questa condizione risulta più diffusa tra i minori, toccando il 41,9% (Bes, 2019).
Se nel 2019, il 30% delle famiglie ha avuto accesso a reti di nuova generazione, tuttavia le differenze territoriali continuano ad esser evidenti: in alcune Regioni come il Lazio, la Liguria e la Campania, la quota di famiglie con banda ultralarga supera il 40%, mentre in altre non arriva nemmeno al 10%, come nelle Marche o in Molise (Bes, 2020). La chiusura delle scuole e la didattica a distanza hanno inevitabilmente acuito le diseguaglianze sociali tra chi aveva le risorse per seguire le lezioni online e chi no. Anche qui si rileva un divario considerevole tra Sud e Nord (di circa 20 punti percentuali). In Italia il 66,7% delle famiglie dispone di un computer e della connessione internet: in Trentino-Alto Adige il 74,1%, in Basilicata il 53,3%. Si può dunque ragionevolmente supporre che le diseguaglianze tra Regioni già esistenti prima del Covid-19 rispetto alle performance degli studenti e ai tassi di abbandono scolastico si aggraveranno ulteriormente.
Le diseguaglianze territoriali si sommano a quelle socio-economiche. I figli di genitori a basso reddito e a bassa istruzione frequentano meno i servizi per l’infanzia (Alleanza per l’Infanzia, EducAzioni, 2020), hanno meno probabilità di proseguire gli studi terziari e rischiano maggiormente di cadere in povertà. In Italia il tasso di abbandono di istruzione e formazione è del 13,5% (persone 18-24 anni che hanno conseguito solo la licenza di scuola secondaria di I grado e non sono inseriti in un programma di istruzione o formazione). In Veneto, l’8,4%; in Sicilia, il 22,4%. (Eurostat, 2020)
Negli ultimi anni è migliorata la situazione legata alla criminalità e oggi l’Italia è uno dei Paesi più sicuri al mondo rispetto al rischio di essere vittime di omicidio volontario: 0,53 omicidi per 100mila abitanti. Aumentano invece le vittime in ambito familiare o affettivo: 135 nel 2002 e 150 nel 2019 (57 uomini e 93 donne). La violenza contro le donne, i bambini e le bambine ha conseguenze gravi non solo sui diretti interessati, ma sull’intera società. Bambini vittime di violenza, o di violenza assistita, subiscono conseguenze sulla salute fisica e mentale nel breve e nel lungo periodo, e avranno maggiori probabilità di riprodurre o subire comportamenti violenti una volta adulti (WeWorld, 2019). Nei maltrattamenti in famiglia 8 vittime su 10 sono donne e in 6 casi su 10 l’autore della violenza è il partner, il convivente o l’ex partner (Polizia di Stato, 2020). Nel 62% dei casi, i figli hanno assistito alla violenza, nel 18% dei casi l’hanno anche subita (Unicef, 2020a).
Infine, lo status di salute delle donne italiane varia tra Regione e Regione: le residenti nel Mezzogiorno presentano una condizione di svantaggio sui principali indicatori di salute. Su alcuni indicatori vi sono anche significativi differenziali di genere: l’indice di salute mentale vede le donne in svantaggio rispetto agli uomini (ibid., 2020), ma anche la percentuale di donne che praticano sport in maniera continuativa è inferiore a quella degli uomini (22,2% vs 31,2%, cfr. HFA, 2020). La salute mentale delle donne e il carico di lavoro domestico e famigliare si sono ulteriormente aggravati nei mesi di lockdown del 2020 e nelle restrizioni adottate successivamente.
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