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Food security and nutrition 2021: fino a 811 milioni di persone soffrono la fame
Asia, Africa e America Latina le aree più colpite. Nel mondo più di 2,3 miliardi di individui non hanno accesso a un’alimentazione adeguata. 149 milioni di bambini sotto i cinque anni sono affetti da disturbi della crescita. 21/7/21
Già prima della pandemia l’umanità non era sulla buona strada per porre fine alla fame nel mondo. Il Covid-19 ha reso questo obiettivo ancora più difficile da raggiungere. Lo dichiara il rapporto “The state of food security and nutrition in the world 2021” pubblicato congiuntamente il 12 luglio da Fao, Unicef, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), Programma alimentare mondiale delle Nazioni unite (Wfp) e Organizzazione mondiale della sanità (Who).
Cresce il numero delle persone denutrite. Il numero di persone denutrite nel mondo, evidenzia il Rapporto, è continuato ad aumentare nel 2020 a causa della pandemia. Dopo essere rimasto praticamente invariato dal 2014 al 2019, il tasso di denutrizione è passato dall'8,4% al 9,9% tra il 2019 e il 2020. Si stima che nel 2020 circa un decimo della popolazione mondiale (fino a 811 milioni di persone) abbia sofferto la fame. Di queste, più della metà (418 milioni) vive in Asia e più di un terzo (282 milioni) in Africa, mentre l'America Latina e i Caraibi rappresentano circa l'8% (60 milioni). L'insicurezza alimentare moderata o grave è aumentata progressivamente, passando dal 22,6% nel 2014 al 26,6% nel 2019. Nel 2020, anno dello scoppio della pandemia, il tasso è salito al 30,4%. Nel mondo solo nel 2020, più di 149 milioni di bambini e bambine di età inferiore ai cinque anni hanno sofferto di disturbi della crescita (rachitismo o bassa statura rispetto all’età), e sempre nello stesso anno, circa il 5,7% dei bambini sotto i cinque anni era in sovrappeso.
Scenari futuri. I Paesi di tutto il mondo stanno affrontando sfide importanti per garantire che i sistemi sanitari, alimentari, educativi e di protezione sociale mantengano i servizi essenziali e rispondano positivamente agli effetti della pandemia. Secondo le stime, nello scenario Covid-19, subito dopo il picco previsto di circa 768 milioni di persone che nel 2020 hanno sofferto la fame, il numero dovrebbe diminuirebbe a circa 710 milioni nel 2021, per poi continuare a scendere a meno di 660 milioni entro il 2030. Nonostante gli sforzi, continua il Rapporto, non si raggiungeranno gli obiettivi per nessuno degli indicatori nutrizionali entro il 2030.
Le cause della denutrizione. Conflitti, cambiamenti climatici e crisi economiche (esasperate dalla pandemia) sono alla base dei recenti aumenti della fame e delle forme di malnutrizione. La loro influenza negativa è resa ancora più intensa da livelli elevati e persistenti di disuguaglianza. Milioni di persone nel mondo soffrono di insicurezza alimentare e malnutrizione perché non possono permettersi il costo di diete sane.
I conflitti, evidenzia il Rapporto, influiscono negativamente su quasi ogni aspetto di un sistema alimentare: produzione, raccolta, lavorazione e trasporto, forniture, marketing e consumo. Gli impatti diretti possono coinvolgere la distruzione di mezzi agricoli, la fornitura di mezzi di sussistenza, il commercio e la movimentazione di beni, con effetti negativi su disponibilità e prezzi del cibo.
Allo stesso modo, la variabilità climatica e gli eventi estremi impattano sui sistemi alimentari: influiscono negativamente sulla produttività agricola e sulle importazioni di cibo poiché i Paesi cercano di compensare le perdite di produzione interna. I disastri legati al clima possono avere impatti significativi lungo tutta la catena del valore alimentare, con conseguenze negative sulla crescita del settore agroindustriale.
Trasformare i sistemi alimentari. Esistono sei strade, raccomanda il Rapporto, attraverso le quali i sistemi alimentari potrebbero essere trasformati per affrontare l’insicurezza e la malnutrizione:
- integrare le politiche umanitarie, di sviluppo e di pace nelle aree colpite da conflitti;
- aumentare la resilienza climatica nei sistemi alimentari;
- rafforzare la resilienza dei soggetti più vulnerabili alle avversità economiche;
- intervenire lungo le filiere alimentari per abbassare il costo degli alimenti;
- contrastare la povertà e le disuguaglianze, garantendo interventi inclusivi a favore dei più poveri;
- rafforzare il settore alimentare e modificare il comportamento dei consumatori per promuovere modelli di consumo sostenibili.
In condizioni di conflitto, sottolinea il Rapporto, interi sistemi alimentari sono spesso compromessi, mettendo a dura prova l'accesso al cibo. Le crisi economiche si sviluppano dove i conflitti sono legati alla concorrenza sulle risorse naturali, inclusi terreni, foreste e risorse idriche. È evidente che le politiche, gli investimenti e le azioni per ridurre l'insicurezza alimentare e la malnutrizione debbano essere attuate contemporaneamente alle politiche di riduzione dei conflitti e allo sviluppo socio-economico.
I modi in cui produciamo il cibo e utilizziamo le risorse naturali possono contribuire a creare un futuro favorevole in cui le persone e la natura possano coesistere e prosperare. Per raggiungere questo equilibrio è necessario proteggere la natura, gestire in modo sostenibile i sistemi di produzione e l’approvvigionamento alimentare, ripristinare e riabilitare gli ambienti naturali. Le politiche economiche e sociali, la legislazione e le strutture di governance dovrebbero essere messe in atto in anticipo rispetto ai rallentamenti e alle flessioni economiche, così da contrastare gli effetti negativi e garantire l'accesso al cibo, in particolare per i gruppi di popolazione più vulnerabili, comprese donne e bambini.
Politiche e investimenti coerenti. Per aumentare la disponibilità di alimenti sicuri e ridurne i costi, continua il Rapporto, sono necessari interventi lungo la catena di approvvigionamento alimentare. Un cambiamento possibile solo grazie ad un insieme coerente di politiche e investimenti che vanno dalla produzione al consumo, volti ad aumentare l’efficienza e ridurre perdite e sprechi alimentari.
Attualmente, conclude lo studio, le politiche, le strategie, gli investimenti nazionali, regionali e globali, non dialogano tra loro. Una limitazione che impedisce il successo della trasformazione dei sistemi alimentari. Questa sfida può essere vinta attraverso la formulazione e l'attuazione di politiche, investimenti e legislazioni che, grazie alla disponibilità di tecnologie, dati e soluzioni innovative, affrontino in modo completo ogni singolo fattore coinvolto nei sistemi alimentari, riducendo gli effetti negativi sulla sicurezza alimentare e sulla nutrizione.
di Tommaso Tautonico