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Wwf: l’inquinamento da plastica costa 3.700 miliardi di dollari l’anno
Senza un’azione urgente, entro il 2040 l’intero ciclo di vita della plastica potrebbe generare un costo sociale pari a oltre 7mila miliardi di dollari, con impatti devastanti sulla salute dei cittadini e sugli ecosistemi. 29/9/21
Il suo basso costo di produzione, almeno in apparenza, rende la plastica uno dei materiali più utilizzati al mondo. D’altra parte, l’intero ciclo di vita della plastica genera impatti negativi su ambiente, economia e società, con costi esorbitanti, pari nel solo 2019 a circa 3.700 miliardi di dollari, più del Pil dell’India. Lo afferma il rapporto di Dalberg commissionato dal Wwf, dal titolo “Plastics: the costs to society, the environment and the economy”, pubblicato il 6 settembre.
I costi nascosti. Nel 2019, evidenzia il Rapporto, il costo di produzione per una tonnellata di plastica è stato di poco superiore a mille dollari. Un prezzo che non tiene conto delle esternalità negative. Ad esempio, il costo delle emissioni di gas serra lungo l’intero arco di vita della plastica ammonta a più di 171 miliardi di dollari. La sola gestione dei rifiuti plastici, tra raccolta, selezione, smaltimento e riciclo, è costata, solo nel 2019, più di 32 miliardi di dollari. La plastica può impiegare da centinaia a migliaia di anni per degradarsi completamente e, durante il processo, si scompone in particelle sempre più piccole, diventando così difficile da recuperare e rimuovere dall'ambiente. Si stima che i rifiuti plastici marini, derivanti dalla plastica prodotta nel 2019, costeranno, in termini di riduzione dei servizi ecosistemici, 3.100 miliardi di dollari. La mancanza di dati completi, avverte il Rapporto, impedisce una corretta stima dei costi per tutti gli aspetti negativi legati al mondo della plastica, con un costo finale che potrebbe essere più alto di quello stimato attualmente.
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Un futuro pieno di plastica. Senza un’azione adeguata, la produzione di plastica raddoppierà entro il 2040, triplicando la quantità di rifiuti plastici negli oceani. Una condizione che porterebbe la società a sopportare costi per più di 7mila miliardi di dollari, una cifra superiore al Pil del 2019 di Germania, Canada e Australia messi assieme.
Carenze e punti deboli. A livello globale, sottolinea il Rapporto, non mancano le iniziative per affrontare la crisi della plastica. Serve, però, un’azione a livello globale, capace di guidare un cambiamento sistemico. A livello nazionale, i governi hanno focalizzato l’attenzione solo su una fase del ciclo di vita, o su un ambito troppo ristretto, come il divieto dei sacchetti di plastica monouso. Le iniziative di economia circolare messe in atto sino a ora possono ridurre gli impatti negativi della plastica, riducendo dell’80% il volume annuo dei rifiuti plastici negli oceani e diminuire del 25% le emissioni di gas serra.
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Un trattato globale contro la plastica. Attualmente, evidenzia il Rapporto, non esiste uno strumento globale specifico per prevenire l'inquinamento marino da plastica o che ne affronti gli impatti durante l’intero ciclo di vita. Per questo, si fanno strada sempre più richieste, da parte della società civile, delle aziende e delle istituzioni finanziarie, di introdurre un nuovo trattato globale sull'inquinamento marino da plastica. Uno strumento che consentirebbe ai governi di affrontare la crisi della plastica riducendone i costi sulla società. Il trattato dovrebbe introdurre una serie di iniziative:
- stabilire obiettivi nazionali e piani di azione per la riduzione, il riciclaggio e la gestione della plastica, compresi meccanismi di segnalazione trasparenti che riconoscano la natura transfrontaliera del problema;
- stabilire definizioni e standard armonizzati per prodotti e processi, applicabili in tutti i mercati e lungo la catena del valore della plastica;
- implementare misure di monitoraggio per tutte le politiche relative alla produzione, raccolta e gestione dei rifiuti da parte degli stakeholder;
- istituire un organismo scientifico globale che sintetizzi le migliori ricerche su come diminuire l’inquinamento da plastica e microplastica in natura;
- fornire supporto sia dal punto di vista finanziario che tecnico, condividendo le best practice internazionali, incoraggiando una maggiore ricerca, rendicontazione e contabilizzazione dei costi associati al ciclo di vita della plastica da parte della comunità accademica.
L’adozione di un trattato a livello internazionale potrebbe portare, a cascata, i governi ad introdurre una serie di iniziative nazionale per ridurre i costi della plastica, i rifiuti e incentivare il riciclo. Secondo il Wwf, è necessario investire in sistemi di gestione dei rifiuti ecologicamente corretti, anche nei Paesi in cui i rifiuti plastici vengono esportati per lo smaltimento. Una legislazione sull’effettiva responsabilità del produttore, conclude il Rapporto, garantirebbe una maggiore responsabilità delle aziende nelle fasi di raccolta, riduzione, riciclaggio e gestione dei rifiuti. In ultimo, sarà fondamentale lavorare a livelli subnazionali per stabilire solidi piani di gestione e meccanismi contabili trasparenti che prevengano la fuoriuscita di plastica nei sistemi idrici o altri meccanismi di smaltimento dei rifiuti mal gestiti.
Marco Lambertini, direttore generale del Wwf International, ha dichiarato: “Tragicamente, la crisi dell'inquinamento da plastica non mostra segni di rallentamento, ma l'impegno per affrontarla ha raggiunto un livello senza precedenti”.
di Tommaso Tautonico