Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Progetti e iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

FOCUS. Come diventare cyborg: tra impianti neurali, transumanesimo e sextech

Innestare nel cervello umano dispositivi per curare lesioni neurologiche, ma anche per controllare telefoni o computer: questa la promessa di Elon Musk per il 2022. Vicina la creazione di un “bottone del piacere” per uso ricreativo. Molte le incognite di un fenomeno ancora imprevedibile.  [Da futuranetwork.eu07/01/2022

“Un cospicuo numero di scienziati ha confermato che il ‘bottone del piacere’ – un dispositivo che può essere impiantato nel cervello per garantire sensazioni sessualmente stimolanti – potrebbe diventare una realtà tangibile in un futuro molto prossimo”. La notizia riguarda l’utilizzo di impianti neurali – dispositivi tecnologici, in genere elettrodi, collegabili al cervello tramite operazione chirurgica o iniezione – per uno scopo puramente ricreativo. A portare l’attenzione sull’argomento è stato Tim Burns, ingegnere biomedico dell’Università del Michigan, che, intervistato da Neoscope, ha riportato la sua esperienza: insieme a un team di ricerca, Burns ha condotto diversi studi sull’utilizzo della stimolazione elettrica per trattare e migliorare disfunzioni della vescica: ma presto si è reso conto che identiche stimolazioni in zone limitrofe sembravano trattare “anche i disturbi della disfunzione sessuale che rendono difficile provare eccitazione, specialmente nelle donne”. Come riferisce la Bbc, elettrodi per la stimolazione sessuale sono già presenti sul mercato da anni, ma in questo caso il dispositivo verrebbe impiantato direttamente nel cervello, e potrebbe essere “un grande successo di vendita”. “Mi aspetto che verranno sviluppati dispositivi neurostim nei prossimi due decenni, offrendo preziosi vantaggi ai consumatori”, ha commentato Douglas Weber, ingegnere meccanico e neuroscienziato della Carnegie Mellon University. Di diversa opinione è Justin Lehmiller, ricercatore del Kinsey Institute, esperto del rapporto tra sesso e psicologia: “Un grande interrogativo che rimane senza risposta è se la sextech diventerà un complemento alla nostra vita sessuale o un sostituto", ha sottolineato il ricercatore, sempre su Neoscope. “Anche se è facile immaginare come questo tipo di sextech possa avvantaggiare le persone con disabilità o difficoltà sessuali, ci sono alcune tendenze preoccupanti. Ad esempio, se avessi accesso a un dispositivo in grado di fornirti orgasmi istantanei, ti avvicineresti al sesso in modo diverso? In che modo influenzerebbe l'intimità?” Da qui, naturalmente, potrebbero muoversi una serie di conseguenze indesiderate – come un maggiore rischio di isolamento – o alcuni benefici, in particolare in campo medico.

Che vuol dire diventare cyborg?

La prospettiva di normalizzare impianti neurali è quindi una questione particolarmente spinosa, dal momento che chiama in causa questioni etiche, sociali e culturali. Diventare cyborg – dove per cyborg si intende qualsiasi corpo umano su cui vengono innestate componenti artificiali (il che rende anche i possessori di pacemaker dei cyborg) – implica una metamorfosi che mette in crisi aspetti nevralgici della nostra esistenza, come l’identità personale, l’integrità fisica, la dignità umana. La filosofa Donna Haraway espresse già molto chiaramente queste argomentazioni nel libro-culto “Manifesto cyborg”. Come si legge su Philosophy Kitchen, il cyborg segna, per Haraway, “importanti cedimenti di confine, come quello tra macchina e organismo e tra umano e animale, si presenta come figurazione non dicotomica della nostra realtà sociale e corporea, che consente quindi di rompere con i dualismi che hanno strutturato la razionalità occidentale: naturale/artificiale, uomo/donna, mente/corpo, materia/forma, umano/animale, soggetto/oggetto”.

Diversa, ma con numerosi punti d’interesse in comune, è l’esperienza che lo scrittore e giornalista Mark O’Connell ha riportato in Essere una macchina (Adelphi), un saggio che analizza il rapporto tra esseri umani e tecnologia da una prospettiva orizzontale, chiamando in causa intelligenze artificiali, estirpazione della morte, innesti tecnologici su corpi umani. Intervistando il collettivo Grindhouse Wetware, startup nata allo scopo di “potenziare l’umanità attraverso tecnologie sicure, accessibili e open source”, O’Connell si interroga sulle ragioni che muovono i transumanisti (ovvero, coloro che sostengono l'utilizzo delle scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive degli esseri umani). Tim Cannon, leader di questa comunità di “biohacker”, mette in discussione le ragioni stesse della sua umanità: “Se davvero desideriamo essere migliori – più giusti, più capaci di controllare noi stessi e il nostro destino – dobbiamo disfarci della pretesa di essere nient’altro che macchine biologiche, mosse da imperativi che non hanno più senso nel tipo di mondo che diciamo di voler creare. Se vogliamo essere qualcosa di più che semplici animali, dobbiamo affidarci alla tecnologia: diventare, a nostra volta, macchine”. Questa idea, secondo O’Connell, è legata a una ricerca di redenzione che, con il declino delle religioni, viene soddisfatta sempre di più dallo scintillio delle macchine. “Forse Tim lo avrebbe formulato in termini diversi, ma il suo messaggio, il messaggio del cyborg, mi sembra questo: la redenzione dalla nostra natura umana, dalla nostra identità animale, esiste, e per raggiungerla dobbiamo soltanto lasciarci fisicamente compenetrare dalla tecnologia, entrando in comunione con le macchine e sciogliendoci finalmente da noi stessi”.

Gli impianti neurali: alcuni esempi

Oltre alle trasformazioni di tipo sociale, culturale ed etico, gli impianti di neurostimolazione stanno apportando significativi vantaggi dal punto di vista medico. Ad esempio, gli scienziati della University of California San Francisco hanno recentemente trattato la grave depressione di una paziente, colpendo il suo cervello con 300 impulsi al giorno, attraverso un impianto cerebrale sperimentale. La donna ha dichiarato che la terapia l’ha riportata a “una vita degna di essere vissuta”, permettendole di “ridere spontaneamente per la prima volta in cinque anni”.

Obiettivi simili si pone Neuralink, la società di neurotecnologie cofondata da Elon Musk (uomo dell’anno, per il Time): l’imprenditore spera infatti di impiantare microchip negli esseri umani entro la fine del 2022 (anche se affermazioni simili erano già state fatte da Musk per il 2021 e il 2020). Questi dispositivi verrebbero usati principalmente per il trattamento di gravi lesioni del midollo spinale o per curare profondi disturbi neurologici. “Neuralink sta funzionando bene per le scimmie, e molti test stanno confermando che il dispositivo è sicuro e affidabile”, ha dichiarato Musk durante il Wall Street Journal's Ceo council summit. “Speriamo di testarlo sugli esseri umani l’anno prossimo, in attesa dell’approvazione della Food and drug administration: il nostro obiettivo è curare persone con gravi lesioni del midollo spinale, come i tetraplegici”. A proposito delle possibilità realistiche di successo del progetto, Elon Musk si è detto “cautamente ottimista”: “Penso che abbiamo la possibilità di ripristinare le funzionalità di tutto il corpo”, ha spiegato Musk. “Non voglio alimentare irragionevoli speranze, ma sono sempre più convinto che si possa fare”.

Il primo passo di Neuralink in questo settore risale al 2020, anno in cui la startup ha installato un impianto neurale in un maiale (Gertrude). Attraverso l’esperimento, i ricercatori sono riusciti a tracciare i segnali neurologici di Gertrude, mostrando quanto variasse l’intensità dell’attività neuronale a seconda delle azioni compiute dall’animale (nel caso specifico, odorare le diverse sezioni della mangiatoia in cui si trovava). A questo esperimento, nel 2021, è seguito un secondo test per stabilire la possibilità di “controllare dispositivi esterni” tramite l’attività neurologica. In questo caso, il soggetto è stato un macaco di nove anni, Pager, che ha imparato a giocare a Pong – un videogame degli anni ’70 – con l’uso esclusivo della mente. “Attraverso l’impianto, è stato possibile mappare prima l’attività neuronale della scimmia, mentre apprendeva le dinamiche del gioco, durante un periodo di prova durato circa sei mesi”, si legge su State of Mind. Trascorso questo periodo, è stato possibile creare un modello predittivo su misura, sincronizzando i movimenti compiuti dall’animale con una mappa che prevedesse i possibili percorsi. “Il passo successivo è stato togliere il joystick e osservare come Pager riuscisse a muovere le barre sullo schermo del videogame, soltanto grazie agli impulsi cerebrali trasmessi dall’impianto neurale”. Anche secondo State of Mind, questi dispositivi saranno a breve alla portata di tutti: “Le neurotecnologie impiantabili diventeranno letteralmente parte di noi”.

Neuralink: obiettivo 2022

Dopo aver raccolto 205 milioni di fondi aggiuntivi fino a luglio 2021, Elon Musk ha dunque posto le basi per innestare questi dispositivi sugli esseri umani. Il cofondatore di Neuralink ha spiegato che nell'ultimo anno l'azienda ha “semplificato drasticamente” il dispositivo indossabile. Il design precedente consisteva in un dispositivo a forma di fagiolo che si sarebbe posizionato dietro l'orecchio. “Era complesso e non avresti avuto ancora un aspetto del tutto normale, avendo una cosa attaccata dietro l'orecchio", ha detto Musk a proposito del vecchio design. "Quindi l'abbiamo semplificato in un oggetto che ha le dimensioni di una grande moneta, e sarà inserito nel tuo cranio”.

Un dispositivo di questo tipo potrebbe consentire agli esseri umani di controllare con il pensiero strumenti tecnologici, come telefoni o computer. Secondo Techprincess, tra le tante funzioni, un apparecchio di questo tipo potrebbe permetterci “di ascoltare musica in streaming senza dover utilizzare gli auricolari. […] I suoni verrebbero trasmessi direttamente al nostro cervello, e noi li percepiremmo a livello del timpano”. Inoltre, data la complessità e delicatezza di un’operazione di questo tipo, l’impianto stesso verrebbe inserito da un robot neurochirurgo, costruito sempre da Neuralink.

Il cyborg aprirà le porte a una profonda riconfigurazione dei nostri schemi mentali e fisici, modificando sensibilmente il modo in cui percepiamo la nostra umanità e il mondo che ci circonda. Come scrive Don DeLillo in Rumore bianco: “Questa è la ragione della tecnologia. Da una parte produce fame di immortalità. Dall’altra minaccia l’estinzione universale. La tecnologia è la lussuria estrapolata dalla natura”.

Queste evoluzioni porteranno dunque a nuovi quesiti: dove vogliamo essere condotti? L’essere umano delegherà il potere ai cyborg? Gli individui “aumentati” si contrapporranno ai “naturali” o vivranno in un clima di reciproca collaborazione (come si chiede il giornalista del Washington Post Joel Garreau in Radical evolution: the promise and peril of enhancing our minds, our bodies — and what it means to be human)?

Rispondere a queste domande sarà importante per indovinare la forma che prenderà il prossimo futuro.

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di Flavio Natale

venerdì 7 gennaio 2022

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