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FOCUS. Servono nuove rotte per contrastare una povertà sempre più trasversale
Mentre il disagio economico delle famiglie non accenna a diminuire, lo sviluppo di un welfare territoriale integrato rappresenta un ingrediente fondamentale per l’inclusione sociale e lavorativa. [Da Futuranetwork.eu] 29/7/22
In base agli ultimi dati dell’Istat, nel 2021 la povertà assoluta ha raggiunto il 7,5% tra le famiglie, per un totale di circa 5,6 milioni di individui, senza variazioni significative rispetto al 2020 (7,7%), quando è stato raggiunto il valore massimo da quando si è iniziato a misurare questo fenomeno.
La sostanziale stabilità della povertà a livello nazionale sembrerebbe essere una buona notizia; tuttavia, nel 2021 l’economia italiana ha registrato una crescita di intensità eccezionale (Pil +6,6%) e la mancata diminuzione della povertà indica che la ripresa ha investito le fasce medie-alte della popolazione, mentre le famiglie povere sono rimaste sotto la soglia di povertà assoluta.
La stabilità del dato medio nazionale nasconde forti differenze territoriali. Nel Nord la situazione è migliorata: nel 2021 le famiglie in povertà assoluta sono il 6,7%, rispetto al 7,6 %del 2020, circa 90 mila famiglie in meno. Invece, nel Sud l’incidenza della povertà assoluta si attesta al 10,0% in aumento rispetto all’anno della pandemia: 9,4% nel 2020 (51 mila famiglie povere in più). Nelle regioni del Centro il fenomeno presenta livelli minori (5,6%) con una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente.
Fonte: Elaborazione su dati Istat
Rispetto alla domanda di quanto poveri siano i poveri, l’intensità della povertà (che ne misura la distanza media percentuale dalla linea di povertà assoluta) dal 2014 è rimasta stabile al 18,1%.
Per capire come contrastare la povertà dobbiamo conoscere le caratteristiche dei poveri, profondamente cambiate negli ultimi anni. I sistemi di protezione sociale hanno sostenuto la situazione degli anziani, mentre gli individui nelle classi di età centrali continuano a rilevare le maggiori difficoltà economiche, soprattutto se appartengono a famiglie numerose e con la presenza di figli minori. Infatti, le famiglie di giovani hanno minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più bassi e hanno minori risparmi accumulati nel corso della vita. Una dinamica particolarmente negativa in termini di povertà assoluta si osserva per i minori.
Distribuzione % degli individui poveri per classe di età- Anno 2021
Fonte: Elaborazione su dati Istat
La dinamica crescente del numero di famiglie in povertà assoluta ha portato all’introduzione di varie misure di contrasto alla povertà, il cui impatto si coglie almeno in parte nel calo dell’incidenza della povertà assoluta osservato nel 2019, con un’incidenza pari al 6,4%. Nel 2020 gli effetti economici della pandemia da Covid-19 hanno favorito la crescita del fenomeno, determinando anche qualche cambiamento strutturale delle famiglie povere assolute.
Le misure adottate per il contrasto alla povertà
Carta acquisti
Si tratta di un beneficio economico, varato dal decreto legge 112/2008, pari a 40 euro mensili caricati bimestralmente su una carta di pagamento elettronico, destinato ad una platea di anziani (con età pari o superiore ai 65 anni) e ai bambini di età inferiore ai tre anni, se in possesso di particolari requisiti economici che li collocano nella fascia di bisogno assoluto. La legge di stabilità 2014 (L. 147/2013) ha esteso la platea dei beneficiari anche ai cittadini di altri Stati dell'Ue e ai cittadini extracomunitari titolari di permesso di soggiorno. La Carta è utilizzabile per il sostegno della spesa alimentare e sanitaria e per il pagamento delle spese energetiche.
Sostegno per l'inclusione attiva - SIA
Definito dal decreto del gennaio 2013, è una prestazione economica sottoposta alla prova dei mezzi, rivolto esclusivamente alle famiglie con minori in situazione di difficoltà. La presenza di più di due figli minori o di figli minori disabili nel nucleo familiare costituisce criterio di precedenza nell'accesso al beneficio, analogamente ai nuclei monoparentali con minori e quelli con disagio abitativo. I componenti del nucleo familiare devono essere disoccupati e almeno uno di essi deve aver svolto attività lavorativa continuativa per un minimo di sei mesi nei tre anni precedenti alla richiesta del SIA. Per poter beneficiare del trasferimento monetario, il nucleo familiare deve stipulare e rispettare un patto di inserimento con i servizi sociali degli enti locali di riferimento.
Piano Lotta alla povertà nella legge di stabilità 2016
La legge 208/2015 ha disegnato una serie di interventi per il contrasto alla povertà e previsto provvedimenti legislativi di riordino della normativa in materia di strumenti e trattamenti economici, finalizzati all'introduzione di un'unica misura nazionale di contrasto alla povertà, correlata alla differenza tra il reddito familiare del beneficiario e la soglia di povertà assoluta. In particolare, la legge di stabilità ha previsto:
- la definizione di un Piano nazionale triennale per la lotta alla povertà e all'esclusione;
- l'istituzione del Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale presso il ministero del Lavoro e delle politiche sociali;
- l'avvio di una misura nazionale di contrasto alla povertà, intesa come rafforzamento, estensione e consolidamento della Carta acquisti sperimentale – SIA;
Reddito di Inclusione
Nel dicembre 2017, quando viene introdotto il Reddito di Inclusione, per la prima volta il nostro Paese si dota di una misura nazionale di reddito minimo. Il ReI si basa su due elementi tipici delle misure adottate da tempo negli altri Paesi europei per contrastare la povertà: un’erogazione monetaria calcolata sulla scorta delle disponibilità finanziarie e della dimensione del nucleo familiare, e una partecipazione a percorsi di inclusione sociale e/o lavorativa in base al bisogno familiare (valutazione multidimensionale), in grado di tenere conto della situazione lavorativa e del profilo di occupabilità, dell'istruzione e formazione, della condizione abitativa e delle reti familiari, per dar vita a un "progetto personalizzato" volto al superamento della condizione di povertà.
Reddito di cittadinanza
Con la legge di bilancio 2019, il Reddito di Cittadinanza ha sostituito il Reddito di inclusione. È definito come misura fondamentale di politica attiva del lavoro, di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, nonché diretta a favorire il diritto all'informazione, all'istruzione, alla formazione e alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all'inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società. L'erogazione del RdC di è subordinata alla dichiarazione, da parte dei componenti il nucleo familiare maggiorenni, di immediata disponibilità al lavoro; tra gli obblighi dei beneficiari c’è quello di accettare almeno una di due offerte di lavoro congrue (come disposto dalla legge di bilancio 2022). Il RdC Prende la denominazione di Pensione di cittadinanza nel caso di nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 67 anni.
In base agli ultimi dati Inps, il Reddito di Cittadinanza ha raggiunto 1,5 milioni di famiglie con oltre 3,3 milioni di persone che hanno percepito almeno una mensilità nei primi quattro mesi del 2022, ma non ha funzionato la presa in carico dei centri per l’impiego per la proposta di un lavoro ai beneficiari.
Le proposte per il futuro
Le diverse misure adottate in Italia per contrastare la povertà e l’esclusione sociale non sono riuscite ad invertire la tendenza in atto, ma ne hanno limitato la diffusione. Come riportato sul Rapporto annuale Istat del 2022, le misure di sostegno economico erogate nel 2020 hanno evitato ad 1 milione di individui (circa 500mila famiglie) di trovarsi in condizione di povertà assoluta. Hanno avuto effetto anche sull’intensità della povertà che, senza sussidi, sarebbe stata ben 10 punti percentuali più elevata, raggiungendo il 28,8%.
Si tratta di combattere un fenomeno complesso, non collegato solamente alla mancanza di reddito ma anche all'accesso alle opportunità, di cui non è semplice rintracciarne le cause precise, né tantomeno trovare uno strumento che possa risolvere il problema rapidamente.
Livelli di povertà e disuguaglianza come gli attuali sono un impedimento per lo sviluppo del capitale umano e per la crescita economica tali da poter accettare le sfide del domani. Inoltre, le conseguenze della crisi energetica che il Paese sta attraversando aumenteranno le difficoltà di un’ampia fascia di popolazione povera a causa dell’aumento dei prezzi dei beni primari. Pertanto, le politiche nazionali devono prevedere una serie di azioni differenziate, per ambito di intervento e per tipologia di strumenti.
La povertà in alcuni casi ha carattere persistente, spesso si tramanda da una generazione all’altra in quanto la condizione di povertà vissuta dagli adulti si associa ad una situazione di povertà minorile e di povertà educativa. Tra povertà minorile e povertà educativa spesso si assiste alla presenza di legami robusti la cui interruzione richiede interventi specifici, rivolti ai singoli soggetti interessati e alla comunità. Indispensabili azioni sostegno che evitino gli abbandoni scolastici durante la scuola dell’obbligo.
Avere un posto di lavoro a volte non è sufficiente per non essere poveri, comincia a formarsi l’identikit del lavoratore povero, con un salario troppo basso per vivere dignitosamente (spesso donna e straniera, ancora più esposta se single con figli minori). È urgente sostenere i salari dei lavoratori/lavoratrici riducendo il cuneo fiscale e, dove possibile, attivando il welfare aziendale; parallelamente la riduzione del costo del lavoro può stimolare la richiesta di lavoro da parte delle imprese. Indispensabili, quindi, percorsi di formazione per upskilling e re-skilling degli individui in età lavorativa.
Infine, si deve rendere il sistema di welfare territoriale in grado di prendere in carico le persone che vivono difficoltà quotidiane, rispondere alla complessità dei loro bisogni e attivare i progetti di inclusione. I soggetti che promuovono e attuano questo tipo di interventi fanno capo a diversi livelli di governo (nazionali, regionali e locali), ciò non agevola la comprensione dei bisogni né la programmazione e la valutazione delle politiche; pertanto, per rendere efficiente il sistema deve essere attivato un dialogo costruttivo tra questi soggetti in tutte le regioni.
di Giuliana Coccia
fonte dell'immagine di copertina: pogonici/123rf