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Rilanciare il ruolo del pubblico per il diritto all’abitare
Migliaia di persone non hanno accesso a una abitazione e le misure attuali sono inadeguate. L’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana presenta le proprie proposte. 3/8/22
La pandemia da Covid-19 ha reso evidente l’importanza di avere accesso a una abitazione sicura, salubre ed economicamente accessibile, diritto che non è sempre garantito. Le politiche abitative in Italia non sono state sufficienti per rispondere ad un crescente disagio abitativo. Per reintrodurre la questione abitativa nell’agenda politica, l’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana, creato da Forum disuguaglianze e diversità insieme ad altre 18 organizzazioni, ha presentato il 14 luglio al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) le proprie proposte, contenute nel documento “Rilanciare le politiche pubbliche per l’abitare”.
Situazione attuale. In Italia le persone senza fissa dimora sono almeno 50mila, mentre le famiglie presenti nelle graduatorie per l’accesso a case popolari sono 650mila, per un totale di 1,4 milioni di persone coinvolte. Negli ultimi anni il numero di persone che necessitano dell’accesso ad una abitazione di edilizia residenziale pubblica o a forme di sostegno è aumentato significativamente, anche a causa della pandemia da Covid-19. Le conseguenze della guerra in Ucraina, dell’aumento dei prezzi dell’energia e del costo della vita potrebbero aggravare la situazione.
Misure inadeguate. Il patrimonio abitativo pubblico, ovvero gli alloggi di proprietà pubblica concessi a persone in situazioni di disagio economico o famigliare, è pari al 4% del numero totale di abitazioni e può soddisfare solo tra il 3% e il 5% delle domande presentate. Sul territorio italiano, inoltre, sono presenti 48mila case popolari non utilizzate per mancata manutenzione.
A risultare insufficienti, dice il documento, sono anche gli interventi per favorire l’accesso ad abitazioni in affitto a costi economicamente sostenibili; misure che sono necessarie poiché vive in case in affitto il 41% delle famiglie in povertà, contro una media nazionale del 18%.
Aree di intervento. Restituire centralità al ruolo del pubblico nelle politiche abitative è tra le priorità individuate dall’Osservatorio. Negli anni si è cercato di arginare il problema abitativo con il social housing, ovvero l’edilizia residenziale sociale rivolta a persone che non possono accedere ad alloggi al prezzo di mercato, gestito dal settore pubblico e dal settore privato. Secondo il documento, solo il rilancio dell’Edilizia residenziale pubblica, attraverso un programma pluriennale, gestita interamente dalla pubblica amministrazione a livello nazionale, regionale e locale, può garantire il diritto all’abitare.
Gli interventi di Edilizia residenziale pubblica devono, inoltre, porre attenzione allo sviluppo sociale e all’impatto ambientale dei quartieri coinvolti. L’Osservatorio sottolinea l’importanza di recuperare gli edifici, pubblici e privati, dismessi presenti sul territorio, evitando ulteriore consumo di suolo. Al fine di rilevare edifici privati inutilizzati, si suggerisce la possibilità di rendere costoso il mantenimento di case vuote e sfitte, seguendo l’esempio di altri Paesi europei. È necessario, inoltre, adottare misure parallele per mitigare il costo dell’affitto: la liberalizzazione del mercato affitti privati contribuisce infatti, secondo l’Osservatorio, a creare disuguaglianze e povertà.
Di Maddalena Binda