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L’Italia nella ragnatela dell'incertezza sul raggiungimento degli SDGs
Il Rapporto del ministero dell’Ambiente propone il primo studio ufficiale sulla posizione italiana rispetto all’Agenda 2030, in vista della elaborazione della Strategia Nazionale, ma il quadro non è dei migliori.
Il Rapporto “Posizionamento italiano rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”, pubblicato il 4 gennaio a cura del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (Mattm) cerca per la prima volta di proporre una radiografia dell’attuale situazione del Paese rispetto ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese).
Il rapporto costituisce il primo grande tassello per l’elaborazione della Strategia Nazionale di sviluppo sostenibile, la cui predisposizione, come noto, è di competenza del Ministero dell’Ambiente.
Il lavoro è il frutto della collaborazione fra Ministero, istituti di ricerca governativi (Enea, Crea, Ispra e Cnr) e Istat, nonché della cooperazione con la società civile, portata avanti per tutta la seconda metà del 2016.
L’ASviS ha partecipato alle consultazioni con un ciclo di incontri avviati il 22 giugno e terminati a fine luglio, durante i quali i gruppi di lavoro dell’Alleanza hanno offerto le proprie considerazioni e il proprio contributo rispetto alle attività ministeriali. Molti contributi sono stati recepiti dal Ministero, che infatti nel documento cita più volte le consultazioni con l’ASviS.
Il metodo
Il documento analizza la posizione italiana rispetto ad ognuno dei 169 Target, organizzati nei 17 Goal.
Per ogni Target sono stati adottati due indicatori: quello di riferimento elaborato dal IAEG-SDG (Inter-Agency and Expert Group on Sustainable Development, cioè il gruppo Onu incaricato della scelta degli indicatori) e l’indicatore nazionale ritenuto più adeguato rispetto alla selezione proposta dall'Onu. Il lavoro, però, non è ancora definitivo, perché solo il 14 dicembre 2016, cioè a lavori ministeriali sul Rapporto ormai quasi conclusi, l’ISTAT ha pubblicato, in concomitanza con la presentazione del Rapporto Bes 2016, una propria serie di indicatori nazionali sugli Obiettivi dell’Agenda 2030.
Di conseguenza, i compilatori del Rapporto MinAmbiente hanno dovuto precisare che il documento è in fase di revisione, così da poter correggere gli eventuali disallineamenti dei risultati illustrati rispetto al catalogo di indicatori pubblicato dall’Istituto di statistica.
I primi risultati, per Target
Per ogni Target è stata poi elaborata una scheda di analisi, che riporta una breve spiegazione della sua collocazione nel quadro italiano ed i risultati del confronto fra indicatori IAEG e indicatori interni disponibili.
Ad ogni Target, infine, è stata associata una colorazione, sulla base della nomenclatura adottata dall’Agenzia Europea per l’Ambiente nel Rapporto SOER del 2015, che indica il trend italiano rispetto al Target, sulla base della tabella qui riportata.
Qui una tabella, a cura della redazione ASviS, che riassume le colorazioni attribuite ai Target di ogni Goal.
Il quadro complessivo
Bisogna tenere distinta l’importanza del documento, prezioso tassello per l’elaborazione della Strategia Nazionale, dai risultati, scarsi, che vi sono riportati.
Il quadro che emerge è infatti grigio: per molti degli SDGs la posizione italiana è tutt’altro che sulla “via di sviluppo sostenibile”.
Rappresentazione grafica delle distanze, in termini strettamente qualitativi, dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dallo stato attuale al punto di arrivo ideale al 2030. La distanza è espressa in una scala da 1 a 3, dove 1 = massima distanza, con un peggioramento delle condizioni per raggiungere l’obiettivo al 2030, 2 = tendenza al raggiungimento dell’obiettivo al 2030 non omogenea e di difficile previsione; 3 = buona tendenza al raggiungimento dell’obiettivo nel 2030, o raggiungimento dell’obiettivo già attuato.
Alla luce del grafico qui riportato, infatti, solo tre obiettivi si collocano su un punteggio corrispondente ad un buon trend: si tratta dell’Obiettivo 2 (Lotta alla fame), Obiettivo 5 (Parità di genere) e Obiettivo 6 (Acqua).
In particolare, l’Obiettivo 2 non ha target rossi, che indicano, come visto, una situazione di estrema lontananza dal raggiungimento del Target al 2030 (o al 2020 in alcuni casi), a differenza degli Obiettivi Parità di genere e Acqua che presentano un solo Target rosso ciascuno, ma su rispettivamente 8 e 9 Target totali.
Il quadro non è soddisfacente.
Analizzando il grafico a ragnatela, infatti, gran parte degli Obiettivi hanno ottenuto una posizione che varia fra una “massima distanza, con un peggioramento delle condizioni per il raggiungimento dell’Obiettivo al 2030” ed una “tendenza non omogenea e di difficile previsione”.
In particolare, ottengono le ultime posizioni il Goal 8 (Buona occupazione), che nonostante i 3 target verdi, è il Goal i cui se ne registrano in maggiore misura rossi, 6/12; il Goal 15 (Flora e fauna terrestre), con 4 target rossi, 5 gialli e solo 3 verdi; il Goal 11 (Città e comunità sostenibili), con 4 target rossi.
Qui il Rapporto del Ministero dell’Ambiente (Pdf)
di Carlo Maria Martino