Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Progetti e iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Raccolta differenziata in Italia: + 39% in 20 anni ma il Sud è in ritardo

Dalla riforma dei rifiuti del 1997, la raccolta differenziata in Italia è aumentata del 38,6% e lo smaltimento in discarica è sceso del 54%. Forti ritardi in 5 Regioni del Sud. Sono i dati Ispra diffusi dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile.

A 20 anni dal D.lgs. 22/97 (il cosiddetto “Decreto Ronchi” sui rifiuti), e in vista del recepimento del pacchetto di direttive europee per lo sviluppo dell’economia circolare, il 7 febbraio si è svolto un incontro alla Camera dei Deputati per fare un bilancio degli anni trascorsi per la gestione dei rifiuti in Italia ed esporre le prospettive future. L’evento è stato organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che ha presentato il documento “La riforma dei rifiuti a 20 anni dal D.Lgs 22/97 e alla vigilia delle nuove Direttive rifiuti-circular economy”.

“Con quella riforma – ha ricordato l’ex ministro Edoardo Ronchi – scegliemmo di anticipare, non senza difficoltà, gli indirizzi europei sulla gerarchia nella gestione dei rifiuti, assegnando una netta priorità al riciclo rispetto al largamente prevalente smaltimento in discarica e anche rispetto alle proposte che assegnavano priorità all’incenerimento di massa”.

Dai risultati dello studio emerge un quadro abbastanza positivo per l’Italia. Nel 1997, infatti, l’80% dei rifiuti urbani (21,3 milioni di tonnellate) veniva smaltito in discarica e la raccolta differenziata era inferiore al 9%. Nel 2015, i rifiuti urbani a smaltiti in discarica sono scesi al 26%, e questo nonostante un aumento dei rifiuti prodotti di quasi tre milioni di tonnellate. La differenziata, inoltre, è salita al 47,6%, mentre 70,4 milioni di tonnellate di materia in più viene riciclata o recuperata dai rifiuti speciali. Queste grandi quantità di rifiuti avviati al riciclo hanno anche fatto crescere il settore della green economy, le cui imprese sono aumentate del 10% rispetto al 2008 e il cui fatturato ha raggiunto i 50 miliardi di euro.

I buoni risultati sulla raccolta differenziata nel 2015, tuttavia, rappresentano una media nazionale composta da dati non omogenei. In 5 Regioni del Sud, infatti, si registrano forti ritardi: Basilicata (31%), Puglia (30%), Molise e Calabria (25%), Sicilia (13%). Dati non molto incoraggianti giungono anche da alcune grandi città come Roma, Napoli e Genova, dove la carenza di impianti, in particolare di compostaggio, porta a smaltire molti rifiuti fuori dalla regione e spesso anche all’estero, con i relativi costi economici e ambientali di trasporto. Il recupero di questi ritardi è essenziale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei fissati dalla Direttiva rifiuti-circular economy in approvazione a livello europeo entro il 2017: il 50% di avvio al riciclo dei rifiuti urbani entro il 2020, il 60% entro il 2025, e il 65% entro il 2030, oltre all’abbattimento sotto il 10% dello smaltimento in discarica.

C’è poi una ricerca Ipsos promossa dal Consorzio nazionale imballaggi (Conai), dal titolo “1997-2017 | 20 anni dal Decreto Ronchi: gli italiani e la raccolta differenziata”, secondo la quale gli italiani comprendono l’importanza della differenziata per la riduzione degli sprechi: il 91% degli italiani dichiara di farla abitualmente, il 93% la considera una utile necessità e il 32% è non la considera un problema, ma una risorsa. Soltanto il 6% degli intervistati considera la raccolta differenziata un fastidio, e per la maggior parte di loro (26%) il motivo è che non si sa come differenziare alcuni materiali.

di Lucilla Persichetti

mercoledì 15 febbraio 2017

Aderenti