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Il Parlamento europeo approva la revisione della Direttiva sugli Ets
Dopo mesi di trattative, su proposta dalla Commissione europea, il Parlamento di Strasburgo ha approvato la riduzione lineare delle quote di emissione di gas serra allocate all’interno del sistema Ets.
Il commissario europeo Miguel Arias Cañete ha così commentato l’approvazione del 15 febbraio da parte del parlamento europeo della revisione della Direttiva 2003/87/EC: “L'importante voto di ieri […] dimostra l'impegno dell'UE a fare diventare gli accordi di Parigi realtà attraverso degli interventi concreti”.
L’Emission trading scheme (Ets), lanciato nel 2005, è un meccanismo “cap & trade”, ispirato al Protocollo di Kyoto, per la riduzione obbligatoria delle emissioni serra per una parte degli impianti europei, essenzialmente gli energetici e i più energivori. Recentemente l’Ets è stato esteso anche al traffico aereo interno all’UE. A ciascun emettitore viene imposto un limite per le emissioni, che può essere rispettato anche acquistando permessi di emissione da un mercato ad hoc dove vengono vendute le quote da parte delle industrie più virtuose di quel settore.
Per evidenti errori, un eccesso di emissioni consentite e una completa sottovalutazione degli effetti di riduzione causati dalla crisi del 2008, Il prezzo delle quote ETS si è attestato ad appena 4 €/tCO2 nel 2016, mentre il surplus di emissioni accumulatosi nel sistema è continuato a crescere, fino a raggiungere 3 Mld tCO2. Un prezzo del carbonio efficace per la mitigazione climatica è oggi stimato almeno venti volte superiore.
Le principali modifiche approvate dal Parlamento europeo riguardano:
- la riduzione annua delle quote allocate di un fattore pari al 2,2% (decorrenza 2021);
- il raddoppio per il 2019 della riserva stabilizzatrice per garantire l’assorbimento delle eccedenze;
- Il ritiro dal mercato, dal 2021, di 800 milioni di quote immesse nella riserva stessa.
L’approvazione ha suscitato reazioni contrastanti da parte di chi reputa i provvedimenti inadeguati e protezionistici nei confronti delle industrie che producono CO2 e di chi invece valuta queste modifiche importanti per mantenere gli impegni di Parigi.
Per quanto riguarda l’Italia, Anigas segnala che occorre finalizzare gli sforzi per una revisione rapida del sistema Ets. La proposta di Anigas e di altre associazioni del settore mira a favorire gli investimenti “low carbon” e a designare il gas naturale come principale fonte di generazione di energia per il nostro Paese.
Secondo le maggiori associazioni ambientaliste italiane, invece, questa proposta di riforma “è del tutto inadeguata ad affrontare l’attuale crisi del sistema Ets, perché mantiene un mercato del carbonio inefficiente per almeno un altro decennio”, ed è in totale difetto di coerenza con i target dell’Accordo di Parigi.
di Claudia Tizzoni