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Clima, storica sentenza della Corte dell’Aja: “Chi viola gli obblighi paghi i danni”
I Paesi inquinanti saranno legalmente tenuti a ridurre le emissioni di gas serra e a risarcire coloro che già ne subiscono le conseguenze. Una svolta che apre la strada, a chi è danneggiato, alla possibilità di rivolgersi ai tribunali. 24/7/25
“La Corte ritiene che la violazione da parte di uno Stato di qualsiasi obbligo individuato costituisca un atto internazionalmente illecito che comporta la responsabilità di tale Stato”. Così la Corte di Giustizia internazionale dell’Onu si è pronunciata il 22 luglio sulle responsabilità dei Paesi in fatto di riscaldamento globale, dando il via a una nuova era di contenziosi climatici.
Finalmente così “i Paesi inquinanti sono legalmente tenuti a ridurre le proprie emissioni di gas serra e a risarcire coloro che già ne subiscono le conseguenze”, ha affermato il gruppo di studenti e studentesse di legge dell’Università del Pacifico meridionale che, nel 2019, ebbero l’idea di chiedere un parere alla Corte di Giustizia internazionale. Nel 2023, insieme al governo di Vanuatu - Stato insulare che rischia di essere sommerso per l’innalzamento dei mari -, e delle associazioni Students Fighting climate change e World's youth for climate justice, riuscirono a ottenere un voto unanime dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la quale interpellò l’Aia.
Dopo anni di attesa, il collegio composto da 15 giudici ha emesso il verdetto: oltre 130 pagine, lette dal presidente, il giapponese Yuji Iwasawa. Una pronuncia non vincolante, ma che esprime una posizione netta e difficile da ignorare: “La Corte ritiene che i trattati sui cambiamenti climatici stabiliscano obblighi vincolanti per gli Stati al fine di garantire la protezione del sistema climatico e di altre parti dell'ambiente dalle emissioni di gas serra di origine antropica”.
Il passaggio storico riguarda le conseguenze, compresa “la riparazione integrale agli Stati lesi sotto forma di restituzione, indennizzo e soddisfazione, a condizione che possa essere dimostrato un nesso causale sufficientemente diretto e certo tra l'atto illecito e il danno”.
