Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Luisa Leonzi
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

La crisi del costo della vita sta ridefinendo il lavoro in Europa

Il reddito non regge l’inflazione. Lo racconta l’indagine di LiveCareer, fotografando una situazione fatta di salari inadeguati e ansia economica diffusa. Cresce il sostegno a riforme come il reddito di base universale. 31/7/25

giovedì 31 luglio 2025
Tempo di lettura: min

La crisi del costo della vita sta trasformando il rapporto tra le cittadine e i cittadini europei e il lavoro. Solo il 18% dei lavoratori dichiara che il proprio salario ha tenuto il passo con l’inflazione, mentre il 34% afferma che i propri guadagni sono rimasti indietro. Tagli alle spese, ansia finanziaria, rinunce e sfiducia nel valore del merito diventano esperienze comuni per milioni di persone.

Cresce, parallelamente, il sostegno a soluzioni collettive: il 64% delle intervistate e degli intervistati è favorevole all’introduzione di un reddito di base universale, mentre quasi il 70% non crede più che l’impegno lavorativo sia garanzia di sicurezza economica. Aumentano anche le preoccupazioni verso il futuro: il 44% teme un’ondata di licenziamenti nel 2025 e il 70% è preoccupato per una possibile recessione. A dominare la scena resta l’inflazione, indicata dal 59% come principale fonte di ansia economica.

L’indagine, La crisi del costo della vita sta cambiando il volto del lavoro in Europa, condotta a fine maggio e pubblicata a inizio luglio 2025 da LiveCareer – piattaforma specializzata nello sviluppo professionale – ha coinvolto un campione rappresentativo di 1.000 lavoratori in Germania, Francia, Spagna e Italia.

L’obiettivo era quello di comprendere il clima socioeconomico vissuto dalle cittadine e dai cittadini europei, misurare l’impatto dell’inflazione e dell’insicurezza sul lavoro, e analizzare le aspettative verso il futuro. Le risposte, raccolte tramite la piattaforma Pollfish, coprono un’ampia varietà di settori, fasce d’età e livelli di reddito.

Fonte: LiveCareer, le preoccupazioni economiche delle cittadine e dei cittadini europei

Salari fermi, inflazione alta: le conseguenze sulla vita quotidiana

Le difficoltà economiche si riflettono con forza sulla vita quotidiana, costringendo molte persone a cambiare abitudini e fare rinunce. Le conseguenze sono tangibili: il 59% ha ridotto le spese superflue come viaggi e ristoranti, il 34% ha rimandato acquisti importanti e uno su quattro (26%) ha tagliato anche beni primari come quelli alimentari e le bollette. L’11% ha iniziato un secondo lavoro per arrivare a fine mese, mentre l’8% ha dovuto chiedere prestiti o contrarre nuovi debiti. Quasi il 40% di intervistate e intervistati dichiara di provare ansia legata al denaro almeno una volta a settimana.

Fonte: elaborazione Dall•e su dati LiveCareer

A risentirne sono anche scelte più strutturali: il 14% vorrebbe riqualificarsi professionalmente, ma non può permetterselo, il 5% ha cambiato abitazione per risparmiare e il 4% ha rinviato l’idea di avere figli. Le decisioni fondamentali vengono sospese, dunque, e si rafforza un senso di precarietà diffusa e cronica.

Il lavoro non è più una garanzia

Il 69% di intervistate e intervistati dubita che il duro lavoro sia ancora sufficiente per garantirsi una vita sicura. Il 53% delle lavoratrici e dei lavoratori europei potrebbe sostenersi senza stipendio solo per tre mesi. Tuttavia, il 59% non sarebbe disposto a trasferirsi per ottenere un impiego migliore. Una forma di immobilità geografica e psicologica che sottolinea quanto i legami territoriali, familiari o sociali siano spesso più forti della razionalità economica.

Parallelamente, il 34% individua nell’instabilità politica e globale una delle principali fonti di ansia, segno che il malessere economico è percepito come parte di un quadro più ampio, dove fattori esterni minacciano la stabilità individuale.

Tecnologia e diseguaglianze: il doppio binario

Anche l’innovazione tecnologica, tradizionalmente associata al progresso, diventa oggi fonte di incertezza. Il 44% teme che l’intelligenza artificiale metterà a rischio il proprio lavoro nei prossimi anni, mentre solo una minoranza (12%) ha intrapreso percorsi di aggiornamento per farvi fronte. Ancora più allarmante è il fatto che per il 5% l’impatto negativo è già realtà.

 

di Monica Sozzi

 

Copertina: Unsplash

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