Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Luisa Leonzi
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Cooperanti vittime di conflitti: segnato un nuovo record negativo

In tutto il mondo aumentano le violenze contro gli operatori umanitari: uccisioni, rapimenti, arresti arbitrari. Il 2024 l’anno più letale di sempre: questo il quadro che emerge dall’ultimo rapporto di Humanitarian Outcomes. 3/9/25

mercoledì 3 settembre 2025
Tempo di lettura: min

Non si arresta l’ondata di violenza contro gli operatori umanitari. Ogni giorno si succedono notizie di vittime tra il personale delle organizzazioni internazionali e non governative che operano in teatri di guerra con l’obiettivo di alleviare le sofferenze della popolazione civile. Nonostante esista una branca del diritto internazionale – detta appunto “diritto internazionale umanitario” e dedicata proprio a stabilire un quadro normativo a tutela del personale sul campo – i dati sul fenomeno fanno registrare un trend in crescita.

Per accendere l’attenzione sul tema, ogni anno il 19 agosto si celebra la Giornata mondiale dell’aiuto umanitario, con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulle condizioni dei civili di tutto il mondo coinvolti nei conflitti, nonché di sostenere e onorare operatrici e operatori umanitari che rischiano, e a volte perdono, la vita per aiutare. La data ricorda il bombardamento al Canal Hotel di Baghdad, in Iraq, avvenuto il 19 agosto del 2003, in cui morirono 22 persone tra cui il rappresentante speciale delle Nazioni unite per l’Iraq e già Alto commissario dell’Unhcr, Sergio Vieira de Mello. In quell’attacco, per la prima volta, un'organizzazione umanitaria internazionale e neutrale fu presa di mira. Ma vediamo meglio cosa è successo nell’ultimo anno.  

Un nuovo record negativo

Gli attacchi contro gli operatori umanitari hanno continuato a crescere vertiginosamente nel 2024 (e nella prima metà del 2025), insieme al numero di vittime e decessi. L' Aid worker security database 2025 (Awsd) elaborato da Humanitarian Outcomes, un team di esperti sul settore umanitario che monitora il fenomeno da circa 15 anni, ha registrato un record storico di quasi 600 gravi episodi di violenza contro gli operatori (omicidi, rapimenti e feriti) nel 2024, con un aumento del 36% rispetto al 2023. Nello stesso periodo c’è stato anche un record di vittime, con 383 operatori umanitari uccisi.  Inoltre, 308 hanno riportato ferite gravi, 125 sono stati rapiti e almeno 45 sono stati arrestati o detenuti. Nella prima metà del 2025 l'ondata di violenza è continuata senza sosta, con il numero di incidenti e vittime già più del doppio dei totali annuali registrati nella maggior parte degli anni prima del 2021.

Attacchi dal cielo

Gaza si attesta come il contesto più letale per gli operatori umanitari nel 2024, con 181 vittime, a cui segue il Sudan con 60 morti (più del doppio dell'anno precedente). Sud Sudan, Nigeria, Libano, Ucraina, Etiopia, Somalia, Siria e Repubblica democratica del Congo completano la classifica dei dieci Paesi più pericolosi per il personale cooperante. Gli attacchi aerei rappresentano la principale causa di morte, specialmente a Gaza, in Libano e in Ucraina, mentre le armi da fuoco leggere sono state il mezzo di violenza più comune nella Rdc, nel Sud Sudan e in Sudan. I rapimenti sono aumentati in Sud Sudan, Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Nigeria e Sudan, ma più in generale è cresciuto il numero di arresti e detenzioni di operatori umanitari da parte delle autorità statali e locali come strumento di molestia e controllo delle organizzazioni che operano in loco.

Il definanziamento del settore umanitario: cause e prospettive

A inizio 2025, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo per congelare quasi tutti i finanziamenti esteri statunitensi per aiuti e sviluppo. La mossa inaspettata ha sconvolto il settore degli aiuti, poiché organizzazioni e programmi finanziati tramite USAID, l’agenzia governativa per lo sviluppo, hanno dovuto tagliare significativamente le attività trasversali – come quella della sicurezza - o cessare improvvisamente le operazioni, colpendo milioni di beneficiari di aiuti in tutto il mondo e minando gli standard necessari per consentire al personale sul campo di operare in sicurezza.

Ma il ritiro dei finanziamenti ha anche alimentato una crisi di accettazione in molti contesti. Narrazioni dannose di lunga data – che descrivono le agenzie umanitarie come controllate dall'estero, politicamente motivate o addirittura allineate con i belligeranti – sono state rafforzate e, in alcuni casi, deliberatamente trasformate in armi, come accaduto nel Sahel e nella Repubblica democratica del Congo. Un’altra conseguenza è rappresentata dalla perdita di dati, prima raccolti e gestiti soprattutto dagli Usa, che ha esposto il settore a un’ulteriore vulnerabilità a cascata, dal momento che senza informazioni si riduce l'efficacia nella presa di decisioni, nell’allocazione delle risorse e nella prevenzione dei rischi da parte delle organizzazioni umanitarie.

Alla luce dell’aumento della violenza, già nel 2024, si sono intensificati nuovi impegni diplomatici e iniziative per la protezione degli operatori umanitari. Un piccolo ma attivo gruppo di Stati membri delle Nazioni Unite sta andando oltre le semplici espressioni di preoccupazione per esercitare pressione affinché vengano adottate misure concrete di responsabilizzazione. La risoluzione 2730 del maggio 2024 del Consiglio di Sicurezza ha esortato infatti gli Stati membri a condurre indagini indipendenti, tempestive ed efficaci sulle violazioni contro il personale umanitario e dell’Onu, a perseguire i responsabili e a cooperare con i tribunali competenti, con l'obiettivo di rafforzare la prevenzione, garantire la responsabilizzazione e affrontare le lamentele delle vittime.

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di Elita Viola

 

Copertina: Un Photo/Eskinder Debebe

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