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Quali rinnovabili? I paesi del G7 non riescono a fare a meno delle fonti fossili
Un nuovo rapporto dell’Overseas Development Institute rivela che nonostante gli impegni presi a Parigi e ribaditi negli anni successivi, i maggiori Paesi industrializzati continuano a finanziare carbone, petrolio e gas.
Cento miliardi di dollari all’anno. E’ l’importo dei sussidi che i paesi del G7 continuano a fornire a petrolio, gas e carbone. Lo rivela il nuovo rapporto dell’Odi, Overseas Development Institute, intitolato “Are the G7 on track to phase out fossil fuel subsidies by 2025?”. Rilasciato in occasione del G7 Canada 2018, lo scorecard evidenzia che, nonostante i proclami e gli impegni volti a eliminare progressivamente le sovvenzioni ai combustibili fossili entro il 2025, sia le nazioni del G7 che quelle del G20 continuano ad impegnare risorse pubbliche per sostenere l’industria del carbone e del petrolio.
Sulla base di sette indicatori (e 38 sottoindicatori) sono stati analizzati i progressi compiuti dai Paesi del G7 verso l’eliminazione dei finanziamenti. La trasparenza nelle relazioni governative sul sostegno fiscale ai combustibili fossili, gli impegni politici volti a ridurre le risorse pubbliche verso le fonti non rinnovabili, i progressi compiuto dai governi nel fermare l’estrazione di carbone, l’esplorazione e la produzione di energia da combustibili inquinanti, sono tutti fattori che determinano il punteggio di questa classifica. In cima alla graduatoria troviamo la Francia, con un punteggio complessivo di 63 punti su 100, seguita da Germania, Canada e UK. L’Italia si piazza al quinto posto mentre Giappone e Stati Uniti chiudono il gruppo. In particolare il rapporto evidenzia come gli Stati Uniti, sostenuti dalle politiche di Trump su energia e cambiamenti climatici, abbiano ripreso a finanziare in maniera massiccia l’utilizzo del petrolio. "Nonostante i ripetuti impegni di eliminare i combustibili fossili – dichiara Shelagh Whitley uno degli autori del rapporto - i paesi del G7 continuano ad alimentare i cambiamenti climatici con i soldi dei contribuenti. Questo scorecard affronta le lacune nella responsabilità e, per la prima volta, tiene traccia dei progressi compiuti da ciascuno dei paesi del G7 nella delicata fase di transizione verso un’economia decarbonizzata”.
Secondo l’Odi, a meno di sette anni dalla scadenza fissata entro cui stoppare i finanziamenti alle fonti fossili, i governi dei sette paesi più industrializzati hanno mediamente fornito, negli anni 2015 e 2016, almeno 81 miliardi di dollari sotto forma di incentivi fiscali e 20 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici per la produzione e il consumo di petrolio, gas e carbone.
Il rapporto include una serie di raccomandazioni rivolte ai Paesi del G7; una serie di consigli che secondo gli autori serviranno ad aumentare la competitività delle industrie a basse tenore di carbonio, riducendo l’inquinamento atmosferico e favorendo uno spazio fiscale all’interno dei bilanci pubblici che potrebbe essere utilizzati per sostenere politiche sulla salute, sull’istruzione e sulla sicurezza.
In particolare, lo studio punta l’attenzione sul ruolo di leadership che i Paesi del G7 possono avere nei confronti dei Paesi in via di sviluppo: concludere entro il 2019 le revisioni sulle politiche di sovvenzionamento ai combustibili fossili significherebbe dare un segnale forte alla politica internazionale. I Paesi che hanno già messo in campo strategie concrete e calendarizzate per abbandonare l’era dal carbone, devono trainare le altre nazioni.
Le strategie adottate dai Paesi del G7 deve essere un esempio per i paesi del G20 e per le nazioni del mondo, devono garantire una transizione energetica efficiente, che tenga conto dei lavoratori e delle comunità e soprattutto che avvenga senza perdere di vista gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Di Tommaso Tautonico