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La deforestazione mette a rischio la lotta al cambiamento climatico
Il 2017 è stato il secondo peggior anno dall’inizio delle rilevazioni nel 2001. Colpite soprattutto le foreste tropicali. Gran parte del fenomeno è riconducibile ad azioni illegali e ad attività legate a corruzione.
Grazie al blocco totale della deforestazione globale e al recupero dei terreni degradati si potrebbero rimuovere sette miliardi di tonnellate di CO2 dall’atmosfera, ogni anno. Una misura che, oltre ad essere considerata a basso costo, varrebbe circa il 40% dei gas climalteranti emessi ogni anno. Cifra altissima, che rappresenterebbe un grosso aiuto nel raggiungere gli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi.
Eppure, secondo gli ultimi dati forniti dal “Global Forest Watch” del World Resource Institute (Wri), il fenomeno della deforestazione nel mondo non accenna a fermarsi.
L’occasione per fare il punto della situazione è stata l’ultimo Forum sulle foreste tenuto ad Oslo, dove circa 500 esperti del settore e politici di riferimento, si sono incontrati per discutere del problema.
Solo nel 2017, indicato come il secondo peggior anno dall’inizio delle rilevazioni satellitari nel 2001, il mondo ha perso circa 29,4 milioni di ettari di terreno ricoperto da foreste. In pratica, è come se fosse svanita un’area pari ad un campo da calcio al secondo, o ad una superficie equivalente a quella italiana ogni anno.
In generale, sono le aree tropicali ad aver perso la maggior parte della copertura forestale con 15,8 milioni di ettari andati perduti. Perdite che registrano un costante aumento ormai da 17 anni, aggravate ancor di più da fattori ambientali esterni come l’aumento della temperatura, capace di incidere in modo significativo sul potere devastante degli incendi. Ma tra le cause principali, rientra di diritto pure l’attività di disboscamento per far spazio a nuove forme di colture agricole.
“Non è un mistero il motivo principale per cui le foreste scompaiono, “afferma Frances Seymour, ricercatore del Wri e tra le prime firme del Global Forest Watch . “Vaste aree continuano ad essere ripulite per far spazio alla soia, alla carne bovina, all’olio di palma, al legname e ad altre merci di scambio. Il problema è che gran parte del fenomeno è riconducibile ad azioni illegali e ad attività legate a corruzione”.
Sono il Brasile e la Repubblica democratica del Congo ad aver subito le maggiori perdite negli ultimi anni, mentre è la Colombia il Paese che sta affrontando il più veloce cambiamento di patrimonio forestale: dal 2016 al 2017 il tasso di perdita è aumentato del 46%. Migliora, invece, la situazione indonesiana dove il tasso di disboscamento diminuisce del 60%.
Oltre a proteggere la biodiversità e a fornire i mezzi per la sussistenza del genere umano attraverso la continua produzione di servizi ecosistemici, le foreste svolgono anche il compito di conservazione e di stoccaggio del carbonio presente in atmosfera.
Un’attività fondamentale troppo trascurata, però, negli investimenti legati alla lotta climatica, ammoniscono i ricercatori del Wri. Basti pensare, infatti, che solo il 2% dei finanziamenti per il clima attualmente viene destinato al settore forestale.
Se il mondo vuole seriamente mettere un freno al riscaldamento globale, deve quindi intensificare gli sforzi, altrimenti corriamo il rischio di voler “spegnere un incendio con un cucchiaino”, conclude Seymour.
di Ivan Manzo