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Move Humanity, l’iniziativa per realizzare gli SDGs mobilitando risorse private
Il settore pubblico non basta, per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 è necessario impegnare annualmente l’1% della ricchezza globale. Soprattutto in un periodo che vede aumentare il patrimonio dei più ricchi.
Come mobilitare nuove risorse in favore dell’Agenda 2030? Se ne è discusso l’11 giugno presso il quartier generale delle Nazioni Unite, a New York. Dove è toccato al direttore del Sustainable Development Solutions Network (Sdsn), Jeffrey Sachs, fare prima il punto della situazione, e poi avanzare qualche proposta in merito.
Ispirata, tra gli altri, dai discorsi di Martin Luther King e Papa Francesco, la strategia presentata prevede di destinare ogni anno l’1% della ricchezza globale sui 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.
“Move Humanity”, in sostanza, oltre a far diventare concrete le azioni globali orientate sugli SDGs, punta a colmare lo scompenso presente nei finanziamenti destinati ai Paesi a basso reddito. Cuore dell’iniziativa è il potenziamento del fondo da utilizzare in favore di progetti volti a garantire una sanità di qualità, un’istruzione di base per tutti e la costruzione di nuove infrastrutture, in particolare quelle necessarie alla tutela ed alla protezione ambientale.
“Move Humanity è una nuova iniziativa globale che mira a stabilire una filantropia orientata all'SDG come norma globale”, si legge sul sito di rifermento. Il concetto che ruota intorno allo slogan è chiaro: gli attuali finanziamenti pubblici da soli non bastano per realizzare gli ambiziosi propositi dell’Agenda 2030. Quindi, in un momento dove i Paesi ricchi tagliano i finanziamenti per i Paesi in difficoltà (l’assistenza definita “ufficiale” allo sviluppo si è stabilizzata intorno ai livelli del periodo 2008-2012), bisogna trovare nuove risorse nella ricchezza accumulata dal settore privato.
Secondo Forbes, infatti, nel mondo ci sono 2.208 miliardari, mai così tanti, e il loro patrimonio accumulato tocca quota 9,1 trilioni di dollari. Move Humanity sostiene che basterebbe l’1% di questa quota per annullare il gap presente tra finanziamenti concessi attualmente allo sviluppo e quelli invece necessari alla realizzazione degli SDGs.
91 miliardi di dollari all’anno, infatti, basterebbero per far uscire dalla soglia di povertà un miliardo di persone (in pratica gli individui che vivono con meno di 1,9 dollari al giorno), per evitare la morte prematura di oltre sei milioni di bambini ogni anno, per garantire l’istruzione a 263 milioni di bambini e per offrire maggiore protezione dai cambiamenti climatici alle generazioni future.
Le prossime tappe dell’iniziativa prevedono una serie di giornate dedicate alla presentazione del progetto. Ma la prima data da cerchiare in rosso è quella del marzo 2019, dove è previsto il primo rapporto sulle donazioni a favore degli SDGs.
di Ivan Manzo