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Bond e cambiamenti climatici: un mercato che vale 1.450 miliardi
Secondo il rapporto 2018 di Climate Bonds Initiative, le emissioni “verdi” possono favorire gli investimenti in sei Obiettivi dell’Agenda 2030 e devono crescere molto per combattere i cambiamenti climatici. 16/10/2018
I green bond sono uno strumento essenziale per fornire i finanziamenti necessari per le attività a basse emissioni di carbonio. A rimarcare l’importanza di questo strumento, e scattare una fotografia all’intero settore, la Climate Bonds Initiative ha pubblicato il rapporto “Bonds and Climate Change State of the Market 2018”. Presentato in occasione dell’ultimo Forum Finance for Global Change di Hsbc tenutosi a New York nel mese di settembre, il documento, oltre a fornire un’analisi dei green bond, evidenzia le opportunità di investimento in sei diversi settori: energia pulita, trasporto a basse emissioni di carbonio, gestione idrica, edilizia a basse emissioni di carbonio, gestione dei rifiuti e uso sostenibile del territorio.
Rispetto alle passate edizioni del Rapporto, ci sono due importanti novità: la prima è l’inclusione degli SDGs nell’analisi dei settori. Sono stati identificati sei Goal dell’Agenda 2030 in cui gli aumenti degli investimenti verdi forniscono benefici diretti: 6 (acqua pulita e servizi igienico sanitari), 7 (energia pulita e accessibile), 9 (imprese, innovazione e infrastrutture), 11 (città e comunità sostenibili), 13 (lotta contro il cambiamento climatico) e 15 (vita sulla Terra).
La seconda novità è che mentre le precedenti edizioni si sono concentrate esclusivamente su emissioni obbligazionarie fully-aligned ovvero obbligazioni in cui almeno il 95% dei ricavi deriva da linee di business green, quest’anno l’analisi introduce i bond strongly-aligned, obbligazioni i cui ricavi derivano almeno dal 75% al 95% da attività di business green.
Secondo i dati raccolti, l’universo di obbligazioni verdi allineate ai cambiamenti climatici vale 1,45 mila miliardi di dollari suddivisi fra: green bonds (389 miliardi di dollari), fully-aligned bonds (497 miliardi di dollari), strongly-aligned bonds (314 miliardi di dollari) e fully-aligned Us Muni bonds (obbligazioni municipali Usa, 250 miliardi di dollari).
Usa, Cina e Francia sono i primi tre paesi per l'emissione di obbligazioni verdi, seguiti da emittenti sovranazionali, Germania, Paesi Bassi, Svezia, Spagna, Canada e Messico. Fannie Mae, The Federal National Mortgage Association, è di gran lunga il più grande emittente di green bonds con 37,7 miliardi di dollari, seguita dalla Bei con 26 miliardi di dollari e dal Kreditanstalt fuer Wiederaufbau (KfW) con 15,2 miliardi di dollari.
Di tutte le obbligazioni in circolazione, quelle espresse in euro rappresentano il 26% del totale, con 316 miliardi di dollari, mentre le obbligazioni espresse in dollari equivalgono a 314 miliardi. Quasi un quarto di tutte le obbligazioni hanno una valutazione “tripla A” da parte delle agenzie di rating internazionali.
Trasporti, energia e multi-settoriale sono i tre comparti dove si registrail maggior numero di obbligazioni emesse, per un totale di 339 miliardi di dollari. In cima alla classifica degli emittenti ci sono le banche di sviluppo, quindi il Bond Oat emesso dal governo francese, al secondo posto seguito da Engie.
Nonostante il Rapporto registri un trend positivo, c’è ancora molta strada da fare. È molto probabile che,nonostante gli sforzi, non riusciremo a mantenere l’aumento di temperatura al di sotto degli 1,5°C. Secondo le stime della Climate Bonds Initiative, per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi, entro il 2030 sono necessari 90mila miliardi di dollari di investimenti in progetti climatici. Se vogliamo combattere il cambiamento climatico la finanza green deve raggiungere mille miliardi di dollari entro la fine del 2020 e crescere ogni anno nel nuovo decennio.
di Tommaso Tautonico