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Record di caldo nel 2018, CO2 ai massimi storici. Occorre triplicare gli sforzi
L’agenzia europea Copernicus e il Rapporto dell’Unep 2018 sui gas serra allarmano: il 2018 è stato il quarto anno più caldo e, se le tendenze attuali proseguiranno, la temperatura globale aumenterà di tre gradi entro la fine del secolo. 14/1/2019
Negli ultimi cinque anni la temperatura media dell’aria superficiale è aumentata di 1,1°C rispetto all’era preindustriale. Le temperature medie continuano a salire senza raggiungere il picco e nel 2018 le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera hanno battuto tutti i record precedenti.
È quanto affermano i dati raccolti da Copernicus, il programma di osservazione della Terra gestito dall’Unione europea tramite il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine, che quotidianamente elabora osservazioni terrestri, marine, aeree e satellitari.
Secondo lo studio, il 2018 è stato il quarto anno più caldo della storia, segnando 0,4°C in più rispetto alla media osservata nel periodo 1981-2010 e registrando una temperatura annua di 14,7°C: soltanto 0,2°C in meno rispetto al 2016, ritenuto finora l’anno più caldo.
A soffrire per l’aumento della temperatura sono state soprattutto le aree dell’Artico, le regioni a nord dello Stretto di Bering e i mari intorno all’arcipelago delle Svalbard, nel Mar Glaciale Artico. Ma anche Stati Uniti, Medio Oriente ed Europa hanno patito condizioni atmosferiche svantaggiose, registrando estati torride e secche, con precipitazioni particolarmente scarse. In Europa, infatti, dopo un inizio d’anno rigido nei mesi di febbraio e marzo, le temperature sono salite al di sopra della media, sfiorando i record negativi degli anni 2015-2016, come è accaduto all’Italia, che ha registrato l’anno più caldo dal 1800, con temperature ben al di sopra del record precedente del 2015.
Per quanto riguarda la concentrazione di anidride carbonica, le analisi satellitari del servizio di monitoraggio dell’atmosfera di Copernicus sono confermate dall’Emissions Gap Report 2018 elaborato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep): la CO2 presente nell’aria è aumentata di 2,5 parti per milione all’anno, registrando, dopo tre anni di stagnazione, il nuovo record negativo di 53,5 Giga-tonnellate equivalenti di anidride carbonica, senza alcun accenno di picco, necessario alla progressiva diminuzione delle emissioni.
Per tenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 2°C - afferma il Rapporto dell’Unep - bisognerebbe ridurre le emissioni di un ulteriore 25% rispetto a quanto già previsto dai Nationally Determined Contributions (NDCs) degli Accordi di Parigi e del 55% per stare al di sotto di 1,5°C.
Lo studio del divario tra il livello delle emissioni previste per il 2030 e le quantità di CO2 utili al mantenimento degli Accordi sul clima analizzato dall’Emissions Gap Report fa emergere l’inadeguatezza delle misure nazionali attualmente messe in campo. “I Paesi - spiega l’Unep - devono moltiplicare per tre le loro ambizioni per limitare il riscaldamento climatico e raggiungere lo scenario di 2°C e per cinque per raggiungere lo scenario di 1,5°C”. Il Rapporto, inoltre, afferma: “Se le tendenze attuali proseguiranno, provocheranno un riscaldamento del pianeta di circa 3°C entro la fine del secolo e in seguito l’aumento delle temperature sarà continuo”.
Secondo gli autori del Rapporto, sebbene la situazione sia allarmante, è ancora possibile limitare i danni e intervenire, triplicando l’intervento dei Paesi e il coinvolgimento di attori non statali, come aziende, investitori, regioni, città, privati cittadini e, soprattutto, mettendo in campo un’adeguata politica fiscale che scoraggi l’uso dei combustibili fossili, tramite l’eliminazione dei sussidi e l’implementazione della carbon tax, con buone probabilità di ridurre le emissioni tra il 10% e il 40% entro il 2030.
Per gli autori del Rapporto, infine, la transizione alla low carbon economy sarà agevolata se cinque condizioni saranno rispettate: le aziende private dovranno assumersi il rischio iniziale di investimento; il settore pubblico dovrà sostenere il settore privato; le politiche green dovranno essere adottate in ogni settore dell’economia; l’innovazione dovrà essere lo stimolo per nuovi investimenti e la partecipazione alla transizione dovrà avvenire dal basso verso l’alto, tramite il coinvolgimento dei privati e dei cittadini.
di Viola Brancatella