Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Progetti e iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Sviluppo della democrazia: tonfo dell'Italia nella classifica dell’Economist

Nel mondo avanza la democrazia, anche se in maniera non omogenea tra tutti i 165 paesi analizzati da The Economist Intelligence Unit. I paesi più virtuosi: Nuova Zelanda e Australia. Sorpresa di Mauritius. 16/1/2019

Solo il 4,5% della popolazione mondiale vive attualmente in una "democrazia piena", lo racconta il rapporto “Democracy Index 2018: Me too? Political participation, protest and democracy”, pubblicato da The Economist Intelligence Unit, la società di consulenza sorella dell’Economist, che fornisce un'istantanea sullo stato della democrazia in 165 paesi.

Lo studio calcola un indice globale di democrazia basandosi su cinque aspetti della vita politica: processo elettorale e pluralismo; libertà civili; il funzionamento del governo; partecipazione politica e cultura politica. Per la prima volta in tre anni il punteggio complessivo è rimasto stabile nel 2018: solo 42 paesi hanno registrato un calo rispetto al 2017, mentre ben 48 stati hanno registrato un miglioramento. Allo stesso tempo, gli elettori di tutto il mondo sembrano abbandonare le forme di partecipazione tradizionali, in favore di forme democratiche dirette. Per esempio, i cittadini statunitensi che esprimono soddisfazione per il Congresso sono solo il 18%. Eppure l'affluenza alle elezioni di metà mandato del 6 novembre è stata la più alta da oltre cento anni e la percentuale di donne al Congresso è salita del 23%, raggiungendo il massimo storico. 

Tra i paesi classificati come "democrazie complete" spiccano i paesi dell'Europa Occidentale e del Nord America, insieme ad Australia, Nuova Zelanda, Uruguay, Costa Rica e Mauritius in Africa. Mentre le “democrazie incompiute” rappresentano la maggior parte dei paesi in America Latina, Europa Orientale e Asia. Tuttavia anche in Europa Occidentale esistono dei ritardi: l'Italia è uno di questi.

Il nostro Paese è stato protagonista nel 2018 di un tonfo nella classifica globale del Democracy Index, passando dal 21° posto al 33° attuale. Il voto dello scorso 4 marzo, caratterizzato da una profonda disillusione nei confronti della politica e delle istituzioni, ha segnato il successo di due forze anti-establishment: Lega e Movimento 5 stelle. Il report dedica molta attenzione al vice premier e ministro dell'Interno Matteo Salvini.  Lo studio denuncia che il ministro ha spesso usato una retorica anti-straniera molto criticata dalle associazioni per i diritti umani, che ha sostenuto gli sfratti di membri della comunità Rom nonostante la Corte europea dei diritti dell'uomo ne avesse ordinato lo stop, che si è rifiutato di far sbarcare nel porto di Catania 150 naufraghi salvati dalla nave della guardia costiera italiana Diciotti. Tutto ciò contribuisce, secondo il documento dell’Economist, al rischio di un deterioramento delle libertà civili con "gravi conseguenze per i più vulnerabili".

 

di William Valentini

mercoledì 16 gennaio 2019

Aderenti