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World Youth Report: giovani fondamentali per l'attuazione dell'Agenda 2030
I governi devono agire su istruzione e occupazione. Sono 142 milioni i giovani che si sono fermati prima dell'istruzione secondaria e 71 milioni quelli disoccupati, con maggiori difficoltà per disabili, migranti e omosessuali. 7/2/2019
Che ruolo ricoprono i giovani nello sviluppo sostenibile e nell'attuazione dell'Agenda 2030? Il tema, di primaria importanza per rendere la sostenibilità una strategia di medio e lungo termine, viene affrontato in "World Youth Report: Youth and the 2030 Agenda for Sustainable Development", lavoro diffuso dal Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite.
Nel mondo ci sono più di 1,2 miliardi di persone che hanno un'età compresa tra i 14 e i 24 anni e, sottolinea lo studio, rappresentano "la più grande generazione di giovani della storia del pianeta".
La maggioranza vive in Paesi in via di sviluppo e si prevede che entro il 2030 saranno 1,9 miliardi i ragazzi che avranno compiuto 15 anni. Molti di loro già mostrano di voler contribuire al progresso della società, offrire soluzioni innovative per rendere maggiormente resilienti le proprie comunità e ispirare i cambiamenti politici.
Grazie anche alle infinite opportunità di connessioni che il mondo ha sviluppato negli ultimi anni, i giovani possono essere parte attiva del cambiamento, dei veri e propri "agenti della sostenibilità" per il raggiungimento degli SDGs.
Il Rapporto, partendo dall'Agenda di Addis Abeba istituita durante la terza conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo e il programma mondiale di azione per i giovani, si interroga su potenziare le politiche giovanili nel mondo.
L'impegno dei giovani è fondamentale per la creazione di società sostenibili, inclusive e stabili entro il 2030 (come previsto dall'Agenda 2030) e per scongiurare le peggiori minacce allo sviluppo sostenibile: impatti dei cambiamenti climatici, disoccupazione, povertà, disuguaglianza di genere, conflitto e migrazione, tanto per citarne qualcuna.
Lo studio delle Nazioni Unite, pur analizzando le diverse questioni che interessano i ragazzi (salute, povertà, disuguaglianze, temi ambientali), si sofferma su due particolari aspetti: l'istruzione e l'occupazione.
Quasi il 30% dei più poveri tra i 12 e i 14 anni non ha mai frequentato la scuola, mentre 142 milioni di giovani si sono fermati prima dell'istruzione secondaria, con tassi di iscrizione pari solo al 14% nei Paesi a basso reddito. In diversi Paesi, poi, persiste la disparità di accesso all'istruzione dovuta a disuguaglianze di genere, disabilità fisiche e status di migrante.
Per quanto riguarda l'occupazione giovanile, attualmente ci sono 71 milioni di ragazzi disoccupati e molti altri sono precari. Secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), 156 milioni di giovani nei Paesi a basso e medio reddito vivono in una condizione di povertà pur essendo occupati. Difficoltà che crescono per determinate categorie, svantaggiate dal sistema economico globale, quali giovani con disabilità, migranti e omosessuali.
La ricerca suggerisce la creazione di politiche costruite in base al contesto socioeconomico dove crescono i ragazzi. Inoltre, le strategie da mettere in campo devono:
- consentire la formazione in ciò che i ragazzi ritengono utile per la propria vita e per lo sviluppo sostenibile delle proprie comunità;
- risolvere le distorsioni presenti tra formazione e mercato del lavoro;
- analizzare l'efficacia dei finanziamenti pubblici per il settore, in modo da riallocare in maniera efficiente le risorse.
Infine, serve sviluppare un'attività di monitoraggio dei progressi effettuati, per costruire una ricca banca dati di settore, e occorre uno sforzo maggiore da parte dei governi in termini di impegno politico e di finanziamenti.
di Ivan Manzo