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Polis-Lombardia: le policy di governo locale a servizio dell’Agenda 2030
L'analisi del 2018 fornisce un quadro regionale sulla realizzazione degli SDGs, sia rispetto al resto del Paese, sia rispetto ai 21 membri europei dell'Ocse. La regione non fa passi indietro, ma rimangono ritardi. 15/2/2019
Misurare l'impatto globale che hanno le politiche realizzate dai governi locali. Il Rapporto Lombardia 2018, redatto dall'Istituto Polis-Lombardia e presentato a Milano il 6 febbraio, analizza le azioni intraprese dalle istituzioni regionali per raggiungere gli Obiettivi fissati dall'Agenda 2030 dell'Onu, confrontando i risultati con quelli ottenuti dai 21 Paesi europei dell'Ocse.
“Mentre la prima edizione si prefiggeva lo scopo di introdurre un nuovo modo di analizzare la realtà lombarda, segnatamente declinata secondo gli Obiettivi di sviluppo sostenibile Onu 2030”, scrive nella prefazione Leonida Miglio, presidente di Polis-Lombardia, “la nuova edizione dovrà anzitutto sviluppare il raccordo con le Direzioni regionali, che forniscono i contenuti delle politiche da implementare” collegando “ogni provvedimento amministrativo, o legislativo, agli Obiettivi di sviluppo sostenibile che si presume possano trarne beneficio”.
Il quadro che emerge dall'analisi è contrastato. Da un lato ci sono le eccellenze che la Lombardia presenta in termini di sviluppo: la speranza di vita alla nascita è di 81,2 anni per gli uomini e di 85,5 anni per le donne, in aumento rispetto ai dati del 2016. Anche l’aspettativa di vita in buona salute è tra le più alte tra i Paesi Ocse, risultato figlio di un sistema sanitario all'avanguardia. Dall'altro lato, invece, ci sono le vecchie e nuove difficoltà di una economia che tarda nella ripresa: nel 2016 il tasso di crescita del Pil reale pro capite è stato un punto decimale più alto del valore italiano, ma comunque al di sotto della media dei 21 Paesi europei dell'Ocse. Gli indicatori, inoltre, evidenziano una forbice molto ampia tra poveri e ricchi. Contestualmente, mentre il tasso di occupazione dell'Italia è il peggiore dell’area Ocse (secondo solo a quello della Grecia), la Lombardia regge il passo del confronto internazionale, collocandosi solo di poco al di sotto del valore mediano dell’Ocse.
Per altri aspetti invece anche la Lombardia, come il resto del Paese, sconta il ritardo nazionale in alcuni settori strategici, come l'istruzione terziaria e la ricerca: in questi campi l'Italia e la regione sono agli ultimi posti della classifica Ocse.
Un buon risultato, invece, lo registrano le politiche sulla gestione dei rifiuti: la produzione di spazzatura pro capite è poco sopra la media europea, ma la quantità di pattume che finisce in discarica, per quanto sia in leggero aumento, è sotto la media degli altri Paesi europei (e lontanissima dal resto d'Italia).
Un altro elemento positivo è sicuramente la riduzione dei gas serra. La regione e l'intero Paese si trovano infatti sotto la media dei 21, anche se i dati da cui parte l'analisi sono parziali e aggiornati solo al 2010. Si tratta in ogni modo di un dato incoraggiante, se si considera l'impellenza del problema del riscaldamento globale.
Molta strada deve essere, invece, ancora percorsa dalle istituzioni nazionali e regionali per raggiungere un livello adeguato di parità di genere. Il Rapporto Lombardia 2018 certifica quanto pubblicato dal nuovo Global gender gap report, il documento del Word economic forum che dal 2006 confronta e classifica 149 Paesi nei loro progressi verso la parità di genere: il rapporto tra la quota percentuale della popolazione femminile attiva e quella maschile è tra i più bassi dell’area Ocse (Lombardia terzultima e Italia ultima). Di positivo c'è che la presenza femminile nelle amministrazioni lombarde è sopra la media nazionale, pur rimanendo sotto il dato delle regioni più virtuose. Infine, occorre ricordare che sul piano della violenza di genere la percentuale di donne uccise tra le mura domestiche in Lombardia è superiore a quella del resto dell'Italia.
di William Valenti