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Per il Governo il Bes è in miglioramento, ma l’analisi è costruita su quattro dati
Il ministero dell’Economia ha presentato la Relazione sull’impatto della Legge di Bilancio sugli indicatori di Benessere equo e sostenibile, ma l’analisi è ancora limitata e incompleta. 4/3/2019
“Un’analisi delle misure economiche esaminate non solo in base ai loro impatti previsti sul prodotto interno lordo, l’occupazione e i saldi di bilancio, ma anche in termini di effetti attesi sul benessere economico delle famiglie, sulla distribuzione del reddito, sull’inclusione sociale, sull’ambiente e sulle altre dimensioni del benessere”. Con queste parole mercoledì 27 febbraio il ministro dell’Economia e delle finanze Giovanni Tria ha introdotto la Relazione sugli indicatori di benessere equo e sostenibile 2019, il documento che deve essere trasmesso al Parlamento entro il 15 febbraio di ogni anno e che integra la Legge di Bilancio. Si tratta di un’analisi che deve essere sviluppata sui 12 indicatori di Benessere equo e sostenibile (Bes) che danno un resoconto puntuale della qualità delle politiche e delle misure introdotte dal Governo in relazione ai temi individuati da un Comitato scientifico, al quale ha partecipato anche il portavoce dell'ASviS Enrico Giovannini, sulla base della riforma delle procedure di presentazione del bilancio approvata nel 2016.
Gli indicatori sono raggruppati per grandi aree tematiche e riguardano il benessere economico (misurato attraverso il reddito medio disponibile aggiustato pro capite, la sua disuguaglianza e l’indice di povertà assoluta); la salute (rilevata in base alla speranza di vita in buona salute alla nascita e all’eccesso di peso), il lavoro e la conciliazione dei tempi di vita (tasso di mancata partecipazione al lavoro, con relativa scomposizione per genere e rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e quello delle donne senza figli); l’istruzione e la formazione (uscita precoce dal sistema di istruzione); la sicurezza (indice di criminalità predatoria e indice di efficienza della giustizia civile) e infine l’ambiente (emissioni di CO2 e di altri gas clima alteranti e indice di abusivismo edilizio).
Dal quadro generale, giudicato comunque “assai incoraggiante” nella relazione, emergono però molti problemi strutturali del sistema economico italiano: rispetto alla media europea e dei Paesi Ocse, l’Italia rimane divisa lungo linee sociali e territoriali, mentre i tassi di occupazione, per quanto in ripresa, crescono meno che negli altri Paesi avanzati. Due lunghe recessioni e i recenti sviluppi sui mercati globali non solo hanno fatto arretrare l’economia, ma hanno anche danneggiato il tessuto sociale del Paese.
Un problema che riguarda più frequentemente le donne. Più scolarizzate degli uomini, trovano difficoltà nel dividersi tra vita professionale e attività domestiche, una situazione che le svantaggia sul mercato del lavoro, specialmente al meridione. Così come la povertà assoluta, che continua a crescere in maniera costante dal 2014 anche in presenza di un miglioramento del Pil nazionale. A questo problema il documento dedica un approfondimento.
Come previsto dalla legge, la relazione contiene un capitolo dedicato alle previsioni quantitative fino al 2021 alla luce della Legge di Bilancio, ma le previsioni sono effettuate soltanto per quattro dei 12 indicatori selezionati dal Comitato, e cioè reddito medio pro capite, disuguaglianza, non partecipazione al mercato del lavoro (distinto tra uomini e donne) ed emissioni di gas inquinanti. Questa limitazione è spiegata così: “Ulteriori indicatori verranno aggiunti nelle prossime edizioni in base agli avanzamenti nello sviluppo degli strumenti statistici e modellistici necessari per fornire previsioni nell’orizzonte temporale del ciclo di programmazione economico-finanziaria”.
Questa limitazione è stata così commentata dal portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini: “È positivo il fatto che il Governo abbia rispettato l’impegno di legge presentando a febbraio il quadro delle previsioni triennali dell’impatto della politica economica sul benessere collettivo. Certo, avremmo sperato in un quadro più completo e ci auguriamo che il ministero dell’Economia si attrezzi per fornire al più presto una previsione estesa a tutti i dodici indicatori approvati dal Parlamento”.
Per gli indicatori quantificati nella relazione è previsto un miglioramento.
Infatti, il Governo ripone una evidente fiducia nella misura del Reddito di cittadinanza, una politica attiva di tutela dei lavoratori, che nelle previsioni dovrebbe rilanciare i consumi, accelerando la crescita in termini di prodotto interno lordo aggiustato (ovvero il reddito disponibile per consumatori e produttori, inclusivo del valore dei servizi in natura forniti dalle istituzioni pubbliche e calcolato in base al numero totale di persone residenti in Italia).
Nel triennio 2015-2017 il Pil aggiustato pro-capite è cresciuto del 3,2 per cento, registrando un aumento in termini assoluti di 687 euro e superando, nell’ultimo anno, per la prima volta il livello registrato nel 2008. Per il periodo 2018-2021, il calcolo del Ministero prevede un miglioramento in termini assoluti: tra il 2018 e il 2019 la crescita in euro dovrebbe essere pari a 594 euro, 211 euro in più rispetto al biennio 2016-2018. Un circolo virtuoso per l'economia che nelle intenzioni del Governo coinvolgerà anche gli investimenti pubblici. Il resto, sempre secondo le previsioni, lo faranno la proroga degli incentivi per le assunzioni nel Mezzogiorno e l'introduzione, in via sperimentale, di “Quota 100” la norma che introduce la possibilità, per chi abbia compiuto almeno 62 anni e abbia versato 38 anni di contributi, di andare in pensione.
di William Valentini