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Dibattito alla Camera sulla rivoluzione possibile per portare l'Italia oltre il Pil
Un incontro per dare spazio e visibilità alle misure del benessere nel bilancio pubblico. Sono intervenuti Tria, Fioramonti, Garavaglia, Fitoussi, Giovannini, Maggino, Marcon e Monducci. Il saluto di Fico e il messaggio di Di Maio. 11/3/2019
Oltre che dell'ambiente, della demografia e dell'economia, la statistica si “deve occupare di che cosa fanno le persone quando non lavorano. Dunque deve studiare la cultura, il piacere, il benessere, e infine, la loro felicità”. Con questa citazione tratta da la “Filosofia della statistica” di Melchiorre Gioia del1852, il portavoce dell'AsviS, Enrico Giovannini, ha spiegato l'approccio del convegno "L'economia del benessere: la rivoluzione possibile", svoltosi giovedì 7 alla Camera dei deputati e moderato dal vice ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca Lorenzo Fioramonti. L'evento è stato organizzato per discutere della Relazione sugli indicatori di benessere equo e sostenibile 2019, il documento che integra la Legge di bilancio con gli indicatori Bes.
Queste analisi, secondo il discorso scritto dal ministro del lavoro Luigi di Maio e affidato al vice ministro Fioramonti, sono diventate necessarie “negli ultimi tre decenni”, quando le differenze sociali in Italia si sono allargate. Le misure adottate dal governo nella legge di bilancio sono volte a chiudere questa forbice, spiega Di Maio.
Una riflessione che per il presidente della Camera dei deputati Roberto Fico richiede una inversione di tendenza rispetto al passato: “abbiamo utilizzato in modo improprio un indicatore come il Pil, quale indice del benessere. Dimenticando che la prosperità dipende anche e soprattutto dalla qualità della vita dei cittadini”. Un principio che, come ha ricordato il portavoce della Campagna Sbilanciamoci!, Giulio Marcon, non si sarebbe affermato senza la straordinaria mobilitazione in favore di una misurazione alternativa della società civile. Marcon ha anche commentato l’evento sulla newsletter di Sbilanciamoci.
Da qui la necessità espressa dal ministro dell'Economia Giovanni Tria di dotare la politica di analisi statistiche che vadano oltre gli indicatori economici tradizionali: “Se noi misuriamo cose sbagliate, faremo cose sbagliate. Durante la recente crisi economica gli strumenti di cui disponiamo si sono rivelati fallaci”.
I risultati in termini di rilevazioni statistiche ottenuti grazie al Bes sono evidenti, sostiene Roberto Monducci, direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell'Istat: rispetto agli altri paesi Ocse “l'Italia si trova in una posizione di convenienza, grazie al progetto Bes e al suo sistema di misurazione” che ha stimolato nuove tecniche di rilevazioni dinamiche in grado di descrivere fedelmente la realtà. Grazie a questo vantaggio infatti “L'Italia -secondo Fioramonti- può diventare un leader” in una Europa che latita su questi temi, come sottolinea anche l’analisi del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, affidato a Massimo Garavaglia, sottosegretario al Ministero dell'economia e delle finanze.
Ma andare oltre all'indicatore del Pil, come ha spiegato alla folta platea riunita nella Sala della Regina la consigliera del Presidente del consiglio sulle materie legate allo Sviluppo sostenibile, Filomena Maggino, “è innanzitutto una questione culturale”. Occorre dotare le istituzioni di una sorta di “agenzia di rating” che misuri le performance del Paese in termini di qualità della vita. “ A questo proposito -ha sottolineato Maggino- mi fa piacere riferirmi ad un progetto al quale stiamo lavorando insieme al presidente del Consiglio, ovvero alla costruzione di una struttura che molto probabilmente chiameremo Benessere Italia, che avrà l'obiettivo, in un certo senso, di coordinare le politiche del governo” in materia di qualità della vita dei cittadini. Anche secondo l’economista Jean Paul Fitoussi, ordinario presso l'Istituto di studi politici di Parigi e presso la Luiss di Roma, occorre dotare il mondo del lavoro di nuove tutele per i cittadini, necessarie per gestire l'insicurezza di una transizione economica: “non possiamo chiedere a chi non ha futuro di investire nel domani”. E ha ricordato le recenti ribellioni popolari dei Gilets jaunes in Francia.
di William Valentini
Puoi riascoltare il dibattito su Radio radicale
Qui il video dell'evento