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Troppo diffusi gli oppiacei nei Paesi industrializzati, occorre agire in fretta
Il nuovo rapporto dell’Ocse individua nell'eccessiva prescrizione di farmaci derivati dall'oppio l'origine del problema. Ancora oggi è possibile acquistare queste medicinali senza ricetta medica. 31/5/2019
L'abuso di oppiacei è in crescita nei Paesi che fanno parte dell'Ocse. L’ultimo rapporto su questo tema dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse): “Addressing Problematic Opioid Use in Oecd Countries” fotografa un fenomeno complesso, che sconta gli errori del passato. La sovra-prescrizione di antidolorifici da parte dei medici, infatti, ha contribuito a diffondere l'uso di oppiacei nelle nostre società. In molti Paesi si registra addirittura un'impennata dei decessi per overdose, e un aumento anche dei crimini legati al traffico di droghe. L'offerta di sostanze stupefacenti in commercio è cresciuta a livello globale e gli oppiacei, inclusi i prodotti chimici sintetici sviluppati clandestinamente come il Fentanil e i suoi analoghi, hanno contribuito a questa crescita.
Lo studio dell’Ocse denuncia come la diffusione indiscriminata di medicinali a base di oppio spesso porta a creare vere e proprie dipendenze, contribuendo anche alla crescita del loro commercio illegale. Negli Stati Uniti, per esempio, quasi il 5% dei pazienti sottoposti a questo tipo di terapie finisce per abusarne, mentre si calcola che un paziente su 16 diventa dipendente.Tuttavia, ancora nel 2015 sono state emesse 240 milioni di prescrizioni di oppioidi, quasi una per ogni americano adulto.
Tra il 2011 e il 2016, nei Paesi Ocse che raccolgono e pubblicano dati sulla materia, i decessi correlati all’uso di sostanze a base di oppio o derivati sono aumentati di oltre il 20%. In Canada, ad esempio, tra gennaio 2016 e settembre 2018 ci sono stati più di diecimila decessi correlati all'uso di queste medicine.
Si tratta di farmaci che vengono usati principalmente per la terapia dei tossicodipendenti e per il trattamento del dolore, anche dopo importanti interventi chirurgici. Proprio in relazione al trattamento del dolore, l'influenza delle grandi case farmaceutiche è stata determinante, denuncia il rapporto dell'Ocse: per anni campagne di marketing rivolte principalmente a medici e pazienti hanno minimizzato gli aspetti problematici degli oppioidi, portando i medici a sottovalutare i rischi delle terapie e a contribuire alla situazione attuale. Ancora oggi la codeina, un alcaloide contenuto nell’oppio, viene venduta senza prescrizione nelle farmacie di molti Paesi del mondo.
Anche se un’elevata disponibilità di oppiacei non è necessariamente correlata ad alti tassi di mortalità per overdose, il rapporto dell’Ocse sottolinea che è necessario rivedere le norme che regolano il settore, introducendo leggi più severe sulla prescrizione degli oppiacei e sul monitoraggio delle terapie. Per evitare che l'uso utile e legittimo di medicinali sfoci in dipendenza patologica occorre rafforzare l'integrazione dei servizi sanitari con quelli sociali, come i sussidi per la disoccupazione e il sostegno abitativo, ponendo un'attenzione particolare sui sistemi giudiziari.
Quest’ultimo settore riveste una importanza cruciale per il trattamento delle tossicodipendenze. Infatti, una soluzione attuata da diversi Paesi è rappresentata dai tribunali, che indirizzano gli imputati accusati di possesso di stupefacenti, o di altri reati simili, verso percorsi di riabilitazione, piuttosto che verso pene tradizionali. A riguardo, però, ci sono pareri contrastanti: il documento sottolinea come, se da un lato nei Paesi che adottano questa procedura gli arresti sembrano calare, altri studi denunciano che il dato positivo in realtà sia dovuto al fatto che i tribunali spesso “scelgono” tra i colpevoli quelli curabili in modo da ottenere risultati migliori, mentre “puniscono” eccessivamente i casi recidivi.
In questo quadro, la situazione dell’Italia appare mediamente buona: la quantità di oppiacei disponibili sul mercato legale è di poco sotto la media dei Paesi esaminati dall’Ocse, mentre le morti per overdose sono basse e in calo dal 2011.
di William Valentini