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Global Peace Index, c’è più pace nel mondo, per la prima volta in cinque anni
Secondo il rapporto annuale dell’Institute for Economics and Peace i conflitti sono in lieve diminuzione, ma il livello complessivo rimane peggiore rispetto al 2008. Male soprattutto l’America, meglio Eurasia e Nord-Africa. 17/6/2019
C’è più pace nel mondo rispetto a un anno fa. È quanto emerge dal Global Peace Index 2019, realizzato dall’Institute for Economics and Peace che attraverso 23 dimensioni quantitative e qualitative copre il 99,7% della popolazione mondiale. Il miglioramento è molto lieve, +0.09%, ma è il primo dato positivo dopo cinque anni di calo dell’indice. Secondo il rapporto, infatti, i conflitti sviluppatisi negli ultimi decenni sono in diminuzione più di quanto stiano emergendo nuovi conflitti tra stati e all’interno di essi.
Tuttavia se si prende in analisi un arco temporale più ampio, la diffusione della pace nel mondo è un obiettivo ancora lontano. Dal 2008 a oggi, infatti, il Gpi è in calo del 3,18% con decrementi in 8 degli ultimi 12 anni. Secondo il rapporto, le cause principali di questa tendenza sono l’aumento dei conflitti interni e la diffusione del terrorismo. In 104 Paesi, infatti, si è registrato un aumento delle attività terroristiche e dal 2006 al 2017 il numero totale di conflitti è aumentato del 140%. Confortanti sono invece i dati relativi alla militarizzazione: in 98 tra 161 Paesi considerati sono diminuite le spese militari mentre il personale militare è diminuito in 117 paesi.
Poco cambia rispetto all’ultimo rapporto nelle differenze tra i paesi sulla diffusione della pace. I cinque stati più pacifici sono ancora l’Islanda (in testa dal 2008), la Nuova Zelanda, l’Austria, il Portogallo e la Danimarca. Si registra qualche variazione, invece, in fondo alla classifica: all’ultimo posto c’è l’Afghanistan superato dalla Siria. Subito sopra Sud Sudan, Yemen e Iraq. L’Italia rimane stabile al 39° posto, indietro rispetto a molti Paesi europei ma davanti a Regno Unito e Francia.
Oltre al confronto tra Paesi, il rapporto analizza la diffusione della pace anche per macro-aree dividendo il mondo in nove regioni. Nell’ultimo anno è stato registrato un peggioramento in tre regioni: Centro-America, Sud-America e Nord-America. Le cause di questo trend vanno ricercate nell’instabilità politica e istituzionale di paesi come Nicaragua e Venezuela, ma anche nelle forti polarizzazioni politiche in Stati Uniti e Brasile. La situazione è invece migliorata nelle regioni dell’Eurasia, della Russia, del Nord-Africa e del Medio-Oriente. In queste aree è diminuito il numero di morti nei conflitti grazie soprattutto al calo della violenza in Ucraina e in Siria.
Infine il rapporto si sofferma sulla sempre più attuale questione dei cambiamenti climatici, considerati una causa indiretta della probabilità di aumento di violenza e conflitti. Il clima ha un impatto sempre più influente sulla distribuzione delle risorse e dei mezzi di sussistenza, sulla sicurezza e sull’immigrazione. I Paesi con alti livelli di pace appaiono più attrezzati nel governare questi cambiamenti e tendono ad avere risultati migliori nelle performance ambientali. Secondo l’Institute for Economics and Peace per vincere queste sfide è necessaria quindi una maggiore collaborazione tra i Paesi e all’interno di essi.
di Alessandro Sarcinelli