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Appello dei Consigli economici e sociali: Agenda 2030 come strategia europea
Ces e Cese: “il perseguimento degli SDGs è un vantaggio per tutti, Europa sia leader dello sviluppo sostenibile”. Tra le proposte: un vicepresidente della Commissione responsabile dell’attuazione dell’Agenda Onu. 26/6/2019
Durante la riunione annuale congiunta dei Presidenti e dei Segretari generali dei Consigli economici e sociali (Ces) dei paesi dell'Ue e del Comitato economico e sociale europeo (Cese), del 13 e 14 giugno, si è parlato molto di sviluppo sostenibile e dell’importanza comunitaria dell’attuazione dell’Agenda 2030.
Il dibattito, aperto dalle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha visto tra i protagonisti anche il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini che ha sottolineato l’urgenza di intraprendere politiche all’insegna della sostenibilità.
Le conclusioni emerse dalla riunione, tenuta presso la sede del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (Cnel) di Roma, sono state sintetizzate dal rapporto “il ruolo dei Ces nello sviluppo sostenibile e nell'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali”.
Nel documento, che intende essere una sorta di guida per l’Unione a meno di un mese dalla formazione del nuovo Parlamento, si legge che i “Presidenti e i Segretari generali dei consigli economici e sociali nazionali dell'Ue e del Cese concordano nel sottolineare che l'Agenda 2030, adottata dalle Nazioni Unite il 25 settembre 2015 e approvata dall'Unione europea, deve essere la priorità generale e incontestabile dell'Unione europea per il prossimo decennio”.
Il filo conduttore dell’analisi è chiaro: l’attuale modello economico non è in grado di donare benessere e prosperità in un mondo dove si palesano sempre di più i problemi sociali e ambientali, dove cresce la popolazione, e di conseguenza la domanda di materie prime. Ricordando che le risorse sono limitate e che quindi non possono essere più sovrasfruttate, il rapporto mette nero su bianco che è l’Agenda 2030 la risposta efficace “alle sfide economiche e sociali che l'Europa deve affrontare”.
Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, infatti, sono una guida per le “cinque transizioni fondamentali” che ci si pongono davanti: la trasformazione economica, quella ecologica ed energetica, la trasformazione sociale, e quella democratica e partecipativa, tenendo conto delle relazioni internazionali.
Inoltre, si evidenzia come il perseguimento degli SDGs rappresenti una “strategia vantaggiosa per tutti”: per i datori di lavoro che grazie all’SDG 11 possono sfruttare le enormi potenzialità in materia di innovazione, beneficiando così di un vantaggio competitivo; e per i lavoratori che attraverso gli SDGs 1-2-3-4-5-8-10 possono avere dalla loro un “baluardo estremamente solido per arginare le disuguaglianze sociali, che potrebbe costituire la base per il contratto sociale del 21° secolo”.
Senza dimenticare che anche la società civile può trarre dei benefici a patto che venga “coinvolta nel processo di governance, in modo da poterlo migliorare ulteriormente”.
Ces e Cese hanno intenzione di rendere l’Agenda 2030 il pilastro su cui si fondano i diritti sociali delle persone, ed esortano i capi di Stato a definire una strategia ambiziosa per l'Unione europea nel periodo 2019-2024, dove tener conto della questione dei cambiamenti climatici, ricordando che “il prossimo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021- 2027 dovrebbe fare dello sviluppo sostenibile il proprio obiettivo fondamentale”.
Infine, le due Organizzazioni chiedono: la designazione di un vicepresidente della Commissione, affiancato da un gruppo per lo sviluppo sostenibile, responsabile dell’integrazione degli SDGs; un’Europa leader “nel promuovere, se non nell'imporre, l'Agenda 2030 a livello globale”.
di Ivan Manzo