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La sostenibilità diventa sempre più importante per le politiche turistiche
Dopo aver analizzato 101 casi, l’Unwto, l'Organizzazione mondiale del turismo, afferma che in tutte si parla di sostenibilità. Nel 64% dei casi è ritenuta un elemento chiave per la competitività del settore. 3/7/2019
La sostenibilità è ormai un obiettivo comune a tutte le politiche nazionali del turismo. È il risultato a cui giunge il “Baseline Report on the Integration of SustainableConsumption and Production PatternsintoTourismPolicies” dell’Unwto, l’Organizzazione mondiale del turismo, pubblicato con il sostegno del governo francese. Secondo gli autori il settore turistico dovrebbe crescere in media del 3,3% all'anno fino al 2030, quando sono previsti 1,8 miliardi di turisti internazionali. Un settore che può avere effetti moltiplicatori positivi, collegato ad almeno due Obiettivi di sviluppo sostenibile, il Goal 12 “Consumo e produzione responsabile” e il Goal 8 “Lavoro dignitoso e crescita economica”. In particolare, le politiche turistiche possono contribuire ai target 12.3 (dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto), 12.6 (incoraggiare le imprese, soprattutto le aziende di grandi dimensioni e transnazionali, ad adottare pratiche sostenibili e integrare le informazioni sulla sostenibilità nelle loro relazioni periodiche) e 8.4 (migliorare progressivamente l'efficienza delle risorse globali nel consumo e nella produzione).
ZurabPololikashvili, segretario generale dell'Unwto, in occasione della pubblicazione del Rapporto ha dichiarato: “Sostenibilità e competitività vanno di pari passo. Le destinazioni e le imprese turistiche possono prosperare apportando un contributo significativo alla sostenibilità, anche attraverso l'uso efficiente delle risorse, la promozione della conservazione della biodiversità e l'adozione di misure per combattere i cambiamenti climatici”.
Il Rapporto si basa sull’analisi di 101 politiche nazionali che rappresentano il 68% degli Stati membri Unwto. In particolare hanno contribuito le politiche di Europa (28%), Africa (27%), America (21%), Asia orientale e Pacifico (13%), Asia Meridionale (8%) e Medio Oriente (4%). Tutte le politiche di turismo analizzate riferiscono alla sostenibilità come parte dei loro obiettivi. Il 55% considera la sostenibilità come un elemento trasversale, il 67% delle politiche include riferimenti all'efficienza delle risorse e il 64% collega la sostenibilità alla competitività del settore.
L'efficienza delle risorse è quasi sempre presente (90%). Esaminando le politiche per regione, il Medio Oriente è la regione con più riferimenti all'uso efficiente, seguita da America, Europa, Asia meridionale, Asia orientale e Pacifico e Africa.
Tuttavia, riferisceil Rapporto, se si considera l'utilizzo della terminologia più tecnica relativa al consumo e alla produzione responsabile, solo poche politiche ne fanno uso (8%). Al contrario “economia verde” sembra essere il termine più comune.
Pochissime le politiche nazionali che fanno riferimento agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (10%) probabilmente perché, spiega il Rapporto, molte sono state adottate prima del 2015. Un dato che contrasta con i risultati delle revisioni volontarie nazionali del 2016 e del 2017 di molti governi che puntavano sul settore turistico per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030.
Confrontando i vari Paesi, il Rapporto evidenzia la presenza di elementi comuni, importanti per lo sviluppo del settore turistico.
Aree di intervento come alloggi e strutture, conservazione della biodiversità, del patrimonio culturale, occupazione, risorse umane, sviluppo territoriale, inclusione di comunità locali, infrastrutture e servizi, investimenti, marketing e promozione, mobilità interna, sviluppo di prodotti e standard di qualità, sono presenti nel 90% dei casi.
Tematiche come connettività, buon governo, rafforzamento istituzionale, approvvigionamento locale di materiali, sicurezza e gestione del rischio sono frequenti, ma in misura minore (70%). Meno citate l’accessibilità per tutti (49%), la parità di genere (48%) e le condizioni di lavoro (44%).
Per quanto riguarda la metodologia di pianificazione, la maggior parte delle politiche esaminate (89%) affermano di includere processi partecipativi che coinvolgono agenzie nazionali, Ong, referenti del mondo accademico e comunità locali. Le forme più comuni di coinvolgimento sono la raccolta dei dati, workshop finali di presentazione progetti e l’implementazione delle politiche.
Alcune lacune sono evidenti quando si parla di pianificazione legata all’uso delle nuove tecnologie. In particolarel'uso di sistemi di informazione geografica (Gis) e dei big data sono è ancora piuttosto assente (34% e 5% dei casi).
Gli strumenti politici utilizzati, rileva il Rapporto, variano da regione a regione, con la prevalenza di strumenti volontari e normativi (rispettivamente 60% e 59%) rispetto a strumenti economici (23%). Gli strumenti normativi sono generalmente correlati alla legislazione ambientale applicata al settore turistico, alla capacità di carico e ad altre disposizioni relative all'uso del suolo per le aree protette. Tra gli strumenti volontari più comuni ci sono le linee guida sulle migliori pratiche in materia di efficienza delle risorse, sistemi di certificazione e programmi di sostegno alle attività di sensibilizzazione. Per gli strumenti economicisi concentrano principalmente su incentivi finanziari per l'implementazione di tecnologie pulite per l'efficienza delle risorse da parte delle imprese, e sostegni mirati a rendere le destinazioni turistiche più green.
Nel complesso, dichiara il Rapporto, esiste una consapevolezza diffusa dell’importanza che le politiche turistiche hanno su produzione e consumo responsabile. Per il futuro, conclude il Report, è necessario adottare una serie di approcci strategici, sintetizzati in cinque punti.
1) Utilizzare gli SDGs come framework guida, collocandoli al centro delle politiche turistiche. In questo modo si potrebbero fissare impegni a lungo termine che vanno oltre i cicli politici.
2) Sviluppare strumenti politici adeguati, incentrati sull’individuazione di un adeguato mix fra strumenti economici, normativi e volontari.
3) Sviluppare e supportare meccanismi di monitoraggio degli effetti delle politiche sulle aree di impatto più sensibili. In questo modo è possibile individuare aree di intervento prioritarie, da affrontare con urgenza.
4) Sfruttare i dati geospaziali e i big data per meglio comprendere l’interazione del turismo con l’ambiente.
5) In ultimo, abbracciare approcci innovativi come l’economia circolare, un sistema economico concentrato sull’eco-design e sull’uso responsabile dei materiali (riduzione, riciclo e riutilizzo) per ottenere zero rifiuti. Un ripensamento costante e continuo per ottimizzare le prestazioni attraverso l’uso delle migliori tecnologie.
di Tommaso Tautonico