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I Paesi del G20 confermano l’impegno sull’Agenda 2030 e gli accordi di Parigi
A Osaka si è discusso di finanza, commercio, innovazione, disuguaglianze e cambiamento climatico. Riconfermati i finanziamenti su mitigazione e adattamento, con l’eccezione degli Stati Uniti. 4/7/2019
Commercio globale, trasformazione digitale, disuguaglianze, clima ed energia. Sono alcuni argomenti di cui si è discusso durante il G20 di Osaka del 28 e 29 giugno. Un summit tra le grandi economie del Pianeta, per affrontare le sfide che richiedono azioni connesse da parte dei governi.
Al termine della tornata negoziale i leader hanno prodotto una dichiarazione congiunta, la “G20 Osaka Leaders’ Declaration”, dove sono state sintetizzate le decisioni prese su ogni argomento.
Il documento si apre con le intenzioni da parte dei Paesi di lavorare insieme per assicurare la crescita economica globale, e per gestire innovazione tecnologica e trasformazione digitale, in modo da massimizzare i benefici per la collettività di questi due importanti driver economici.
Nel preambolo viene poi fatto un chiaro riferimento agli SDGs. Si legge che i Paesi lavoreranno per “promuovere lo sviluppo e per affrontare altre sfide globali in modo da spianare la strada verso un mondo inclusivo e sostenibile, come previsto dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.
Per quanto riguarda l’economia globale e l’intenzione di privilegiare una crescita duratura, dal G20 emerge la voglia di favorire una condizione finanziaria per i rispettivi Paesi tale da stimolare le misure capaci di generare maggiori impatti positivi. In particolare, verranno utilizzate politiche a sostegno di una “forte, sostenibile, bilanciata e inclusiva crescita economica, per ridurre al minimo i rischi, grazie anche a una politica fiscale che faciliti la sostenibilità del debito e la crescita percentuale del Pil”. Nuove politiche fiscali per andare incontro al cambiamento demografico e per rafforzare l’inclusione finanziaria dell’invecchiamento della popolazione.
“Ci impegniamo a realizzare un commercio libero, trasparente, equo e non discriminatorio e nel mantenere il libero mercato trai Paesi”, si legge poi nella parte dedicata al commercio, “gli investimenti e il mercato internazionale sono una fonte importante per la creazione di nuovi posti di lavoro e per lo sviluppo”.
Un impegno confermato anche dal capitolo finanziario dove, in sostanza, si evidenzia che i due istituti internazionali, Banca mondiale e Fondo monetario, oltre a orientare gli investimenti per lo sviluppo devono tener conto dell’assicurazione del rischio. Obiettivo, infatti, è la creazione di “un sistema finanziario aperto e resiliente, basato su standard internazionali concordati per sostenere la crescita sostenibile. Rimaniamo impegnati per la piena attuazione, tempestiva e coerente, delle riforme finanziarie concordate. Continueremo a monitorare e, se necessario, ad affrontare le vulnerabilità e i rischi emergenti per la stabilità finanziaria”.
Una piccola parte della dichiarazione viene dedicata alla lotta alla corruzione attraverso un piano d’azione nel periodo 2019-2021 messo in piedi proprio durante il vertice di Osaka.
“Creare un ciclo virtuoso di crescita per abbattere le disuguaglianze” è, invece, la strategia proposta per creare nuovi posti di lavoro. Tenendo conto delle differenze tra Paesi, come l’età media della popolazione, dal G20 vengono assicurate politiche a tutela della società anziana, per “poter partecipare al mercato del lavoro anche in età avanzata”, e a favore di giovani, donne (ricordando anche l’importanza della parità di genere) e persone con disabilità.
“Per cercare di raggiungere la sicurezza alimentare”, si legge nella parte dedicata all’occupazione nel settore agricolo, “rispettando l’equilibrio delle risorse naturali, la produttività agricola deve crescere ed essere efficiente, in modo da sfamare un mondo sempre più popolato, riducendo al tempo stesso lo spreco di cibo”.
Altro riferimento ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile lo si trova nella parte dedicata alla “realizzazione di un mondo inclusivo e sostenibile” dove si palesa l’intenzione di “svolgere un ruolo di primo piano nel contribuire in modo tempestivo all’attuazione dell’Agenda 2030” e di “supportare gli sforzi compiuti dai Paesi in via di sviluppo per la realizzazione dell’Agenda”.
Per quanto riguarda i problemi ambientali e il cambiamento climatico, nel documento si ricordano gli importanti lavori su scala globale compiuti dall’Ipcc (International panel on climate change) sugli effetti del riscaldamento globale e dall’Ipbes (Intergovernmental ccience-policy platform on biodiversity and ecosystem sources) sulla perdita di biodiversità.
Sul cambiamento climatico, in sostanza, vengono ribaditi i finanziamenti legati alla mitigazione e all’adattamento per i Paesi poveri e l’irreversibilità degli Accordi presi a Parigi durante la Cop 21 del 2015. Volontà espressa da 19 Paesi tranne uno: gli Stati Uniti. In un paragrafo interamente dedicato alla volontà del Paese a stelle e strisce viene, infatti, ricordato che “gli Stati Uniti sono ancora fuori dall’Accordo di Parigi perché rappresenta uno svantaggio per i lavoratori americani”, tuttavia “rimangono un Paese impegnato nello sviluppo e nella diffusione di tecnologie legate alla riduzione delle emissioni e di un ambiente pulito”.
La diffusione di tecnologie pulite rappresenta anche il cuore del discorso sul settore energetico che va trasformato “quanto prima per renderlo economico e affidabile, con un nuovo sistema basato sulla riduzione delle emissioni gas serra, riconoscendo che vi sono diversi percorsi che i singoli Stati possono intraprendere”. Inoltre, è presente la “graduale eliminazione delle inefficienti sovvenzioni per i combustibili fossili”.
Infine, per l’ambiente in generale è da segnalare la nascita dell’”Osaka Blue Ocean Vision”, iniziativa che mira a ridurre la plastica nei mari entro il 2050 grazie a soluzioni innovative; mentre alle migrazioni viene data una piccola parte dove si sottolinea “l’importanza di azioni condivise per affrontare le cause profonde degli spostamenti e per rispondere ai crescenti bisogni umanitari”.
di Ivan Manzo