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Il ruolo delle istituzioni pubbliche per lo sviluppo sostenibile e il Goal 16
Le Nazioni Unite hanno presentato la nuova edizione del World Public Sector Report. Trasparenza, legalità, partecipazione a tutti livelli, inclusione e responsabilità alla base delle proposte di governance. 12/7/2019
Il 24 giugno, durante il Forum dei servizi pubblici dell’Onu, il Dipartimento per gli affari economici e sociali del segretariato delle Nazioni Unite (Un-Desa) ha presentato il World Public Sector Report 2019, l’ultima edizione del rapporto sul settore pubblico mondiale, con un focus tematico sul ruolo delle istituzioni pubbliche per lo sviluppo sostenibile e l’Obiettivo di sviluppo sostenibile 16 dell’Agenda 2030 (“Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli”).
All’interno dell’indagine, che esamina in primo luogo gli sviluppi a livello nazionale in relazione a diversi Target del Goal 16, vengono analizzate le tendenze e gli andamenti globali relativi al rispetto dei principi istituzionali cardine, come la trasparenza, la responsabilità, il livello di inclusione e partecipazione a vari livelli nei processi decisionali, l’efficacia delle politiche, l’accesso alle informazioni, l’anticorruzione e le interconnessioni e i livelli di trasversalità esistenti tra il Goal 16 e tutti gli altri SDGs (Sustainable development goals). In particolare, il Rapporto limita il suo perimetro di analisi e di ricerca ai Target 16.5,16.6,16.7, 16.10 e 16.b, considerati i più rilevanti per la diretta responsabilità del settore pubblico.
La pubblicazione comprende cinque capitoli, tra i quali il primo è dedicato alla misurazione dei progressi del settore pubblico, per il raggiungimento di istituzioni pacifiche, eque e solide. Dai risultati emersi, risulta evidente che monitorare gli sviluppi delle dimensioni istituzionali degli SDGs è una sfida per diversi aspetti: la partecipazione per esempio, insieme ad altri principi istituzionali, è un concetto molto ampio, per il quale gli studiosi e gli esperti della governance hanno potuto utilizzare unicamente delle mappe semantiche e qualitative di indagine. Difficile risulta anche raggiungere una definizione omogenea dei progressi e dell’ottimizzazione dei risultati nella sfera pubblica: per esempio, definendo appropriato un certo grado di trasparenza in un dato, l’ambiente istituzionale dovrà sempre bilanciare tutte le considerazioni in merito al principio della privacy e della sicurezza. Le scelte quindi non saranno mai basate su un grado di consenso stabile, ma saranno destinate a variare nel tempo, poiché soggette a variazioni date dagli sviluppi sociali, politici e tecnologici. Nonostante la moltitudine di indicatori a livello nazionale che sono stati costruiti intorno a tutte le dimensioni della governance, non esiste quindi un sistema informativo completo che fornisca tendenze in forme semplici e facilmente comprensibili per il complesso dei soggetti istituzionali di tutti i Paesi.
Il secondo capitolo è dedicato alla lotta contro la corruzione, alla prevenzione, alla legalità e al principio di integrità morale (sebbene quest’ultimo non sia citato all’interno dell’Agenda 2030). Il documento mostra la necessità di definire una progettazione strategica basata sulla valutazione dei rischi di corruzione e vulnerabilità per poter delineare una politica coordinata e integrata contro la corruzione, volta al miglioramento della coerenza degli interventi e alla creazione di approcci sistemici per il sostegno agli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Oggetto del terzo capitolo è invece l’analisi dei processi di budget, utilizzati come strumenti di pianificazione della spesa pubblica e distribuzione e allocazione delle risorse in ottica di implementazione dell’Agenda 2030. Il Rapporto dimostra che le riforme del bilancio degli ultimi anni hanno cercato di rafforzare il ruolo del Parlamento, aprendo così maggiori opportunità per i cittadini di impegnarsi nel processo di budget e considerando l’intero sistema di responsabilità partecipativo a tutti i livelli, grazie all’inclusione della società civile. Molti governi hanno intrapreso così misure per sviluppare l’alfabetizzazione finanziaria o l’abilità di leggere e comprendere i bilanci pubblici all’interno dei sistemi di istruzione pubblica, come per esempio in Inghilterra e a Singapore. Il processo di bilancio dovrebbe essere concepito quindi nel più ampio contesto dell’impegno dei cittadini nell’attuazione di tutti gli SDGs, esplorando nuove sinergie per poter tradurre gli impegni in materia di non discriminazione in azioni concrete. Le indagini internazionali mostrano però che la volontà di espandere l’accesso, la comprensione e la partecipazione alle attività legate al bilancio non è stata accompagnata da una crescita costante dei livelli di trasparenza osservati.
Il quarto capitolo è incentrato sull’elevata rilevanza del Goal 16 all’interno dei processi di risk management delle pubbliche amministrazioni: anche in questo caso i fattori abilitanti risultano essere ancorati ai principi di trasparenza, responsabilità e partecipazione.
Il documento mostra come la creazione e la comunicazione di un glossario comune nei processi gestionali amministrativi siano componenti fondamentali delle politiche di trasparenza, considerate al centro dell’attenzione dei governi negli ultimi anni. Un’efficace comunicazione potrà infatti contribuire allo sviluppo di una maggiore identificazione dell’attribuzione delle responsabilità e alla crescita della partecipazione in tutte le fasi del management e della governance pubblica, creando così un forte impatto in termini di risultati sul grado di discriminazione e disuguaglianza, a partire dalle comunità locali fino alla dimensione globale.
L’ultimo capitolo mostra infine come le istituzioni pubbliche abbiano promosso l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne e delle ragazze, per il raggiungimento del Goal 5 dell’Agenda 2030. Riguardo alle istituzioni nazionali sensibili al genere, il Rapporto afferma che dal 2016, oltre 90 Paesi in tutte le regioni hanno adottato una qualche forma di bilancio di genere. Descrive poi come le forme di regolamentazione sulla parità salariale si siano moltiplicate e siano state utilizzate combinando incentivi e sanzioni e promuovendo la responsabilità, tramite l’introduzione di maggiori obblighi per i datori di lavoro. L’analisi, tuttavia, mette in luce quanto le donne continuino a rimanere delle figure poco rappresentate in tutti i livelli dei processi decisionali pubblici e quanto la loro disparità salariale e povertà economica le renda vittime di atti di corruzione e pratiche di sfruttamento.
Il Rapporto del settore pubblico mondiale 2019 è stato ideato per fornire una panoramica delle tendenze istituzionali rispetto al Goal 16, evidenziando gli sviluppi del passato e revisionando il perimetro di conoscenza sull’efficacia delle iniziative in questi settori all’interno dei diversi contesti nazionali. A luglio, l’High level political forum (Hlpf) esaminerà per la prima volta l’SDG 16, attraverso la lente di indagine di questo Rapporto, per poter offrire una piattaforma di dibattito sull’adeguatezza e sull’efficacia delle attuali disposizioni sociali e istituzionali, con il fine ultimo di supportare l’implementazione trasversale di tutti gli SDGs.
di Cecilia Menichella